Enrico Pieranunzi entusiasma il “Cotton Club” di Tokio

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enrico pieranunzi
Il pianista romano per la terza volta in Giappone su invito dell’Istituto italiano di cultura

 

enrico pieranunziDi Giovanni Greto 

Il pianista e compositore romano Enrico Pieranunzi è tornato in Giappone per la terza volta, prima tappa di un minitour asiatico che lo avrebbe portato a Seul e a Bangkok, in quest’ultimo caso su invito dell’Istituto italiano di cultura. 

Il popolo giapponese, per lo meno quello che ama il Jazz, lo considera da tempo un maestro, un “top pianist player”, grazie soprattutto ai due CD dedicati alle musiche per film di Ennio Morricone, incisi in trio con Marc Johnson, l’ultimo contrabbassista di Bill Evans, e il batterista Joey Baron, considerato uno dei più creativi interpreti del “linguaggio dei tamburi”. Al Cotton Club, un lussuoso locale in cui si può anche cenare se non si guarda troppo alle qualità culinarie e al portafoglio, Pieranunzi ha suonato per quattro volte nello spazio di due giorni, ognuno dei quali prevedeva un primo set alle 17 ed un secondo alle 20. Chi scrive ha assistito al secondo set della giornata conclusiva. 

Puntualissimo, Pieranunzi accenna col capo agli applausi di rito e si mette all’opera sullo “Steinway & Sons” del locale, la cui dirigenza evidentemente non ritiene nessun esemplare del famoso marchio locale, Yamaha, all’altezza della situazione. In 72 minuti il pianista lega abilmente tra loro nove composizioni originali, ad eccezione di una versione molto camuffata, difficile da capire del noto standard “Autumn leaves”. Privilegia i temi in ¾, romantici, che fanno sognare e sembrano particolarmente adatti all’umanità giapponese, che non ama i rumori assordanti, aborre i modi aggressivi e predilige le melodie morbide, anche se a volte possono indirizzarsi verso la sdolcinatezza, il troppo zucchero, che alla fine può causare nausea. In scaletta, come sempre pensata al momento, mai preparata prima, c’è spazio anche per una parentesi classica, la “Sonata K9” di Domenico Scarlatti, uno dei più fecondi autori dell’epoca barocca, spiega l’artista ad una platea ammutolita, il quale compose 557 sonate. A seguire, “Fellini’s Waltz”, un brano contenuto in un disco di successo dedicato alle musiche dei film del celebre riminese, da poco ristampato in un vinile di 180 grammi, in bella vista e in vendita all’ingresso, assieme ad altri titoli del protagonista della serata. 

Il tempo sta per scadere ma, senza lasciare il locale, Pieranunzi arriva in prossimità del bar e torna indietro per un bis scelto da uno tra il pubblico, che a gran voce gli chiede “Nuovo Cinema Paradiso”. Si tratta di uno dei due temi della colonna sonora dell’omonimo film di Giuseppe Tornatore, che Pieranunzi, rivelerà dopo l’esecuzione, ha interpretato e che fa parte di oltre 40 colonne sonore composte da Ennio Morricone, cui ha partecipato suonando il pianoforte. Il pianista ripercorre il precedente itinerario, ritornando sul palco a causa di un insistente battito di mani ad alto volume. Il brano scelto, per porre la parola fine all’intensa due giorni, è “A castle of solitude”. 

Ma non ci può essere solitudine a Tokyo per l’artista romano. Perché dopo una brevissima pausa in camerino, ritorna accanto ai suoi dischi per firmarne in gran quantità, vista la lunga coda di persone che con pazienza e senza disturbare attende il suo turno per dialogare con il proprio beniamino e farsi fare una foto. Una umanità varia che va da chi è emigrato in America per lavoro, ed è tornato a casa per pochi giorni; a un paio di giovani che vorrebbero studiare Jazz in Europa e chiedono consiglio al maestro per sapere dove gli convenga andare; a chi vorrebbe ascoltarlo a Seul, ma non ci può andare perché privo di passaporto; a collezionisti di jazz che possiedono una copia di un suo CD ormai introvabile, perché fuori catalogo. Pieranunzi regala a tutti un sorriso, una parola di conforto, un augurio di felicità, sorseggiando tra un ammiratore e l’altro un buon bicchiere di Pinot grigio italiano.