Il Veneto è al V posto per “attrattività fiscale” in Italia: qui un’impresa-tipo (con 5 addetti) risparmia 847 euro all’anno rispetto alla media nazionale
Secondo l’indagine di Confartigianato sul peso della fiscalità locale per una micro impresa-tipo (soggetta ad Irpef composta da 2 lavoratori indipendenti e 3 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato che ha in proprietà un immobile produttivo), il Veneto è V posto nella speciale classifica nazionale delle regioni per “attrattività fiscale” basata sui 5 tributi locali principali (addizionali Irpef, Irap, Imu, Tasi).
Il fisco locale più la “tassa sulla tassa” relativa all’indeducibilità dell’Imu, pesano su una micro impresa-tipo veneta per 10.317 euro pari a 2.063 euro per addetto. Il “risparmio fiscale” rispetto alla media nazionale (pari a 11.164 euro) è di 847 euro all’anno per azienda. La Campania è la regione dove le micro imprese pagano di più: 12.547 euro, pari a 2.509 euro per addetto. Mentre il territorio più favorevole è la Valle d’Aosta seguito da Sardegna, Friuli e Basilicata.
«Il Veneto nella top-five è una buona notizia – dice Luigi Curto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – il che non significa che ci siano grandi margini di miglioramento anche qui da noi soprattutto per i tributi comunali. Il territorio è infatti sempre più crocevia fondamentale per le politiche di sviluppo (o di mortificazione) del complesso e straordinario mondo della piccola impresa. Per questo è vitale che la dinamica e la molteplicità delle tasse locali venga monitorata e resa esplicita per aiutare le imprese a capire e le amministrazioni locali a correggere gli eventuali errori».
Secondo Curto «Confartigianato lo ha fatto legandosi in modo straordinario al nostro “indice di attrattività fiscale” dei comuni veneti che realizziamo e pubblichiamo una volta all’anno. Territorio e cultura artigiana sono due specificità che da sempre tendono a legarsi naturalmente. Centrale nell’immediato dopoguerra per la nascita del capitalismo personale, il territorio veneto è stato a lungo un fattore competitivo positivo, per il mondo artigiano. Cosa non più del tutto vera da quanto si è innescato nel nostro Paese quel fenomeno di trasferimento della pressione fiscale dal livello nazionale a quello locale. Un peso, quello della tassazione locale sulle imprese, notevolmente aumentato in questi ultimi anni e soprattutto in modo per niente omogeneo. La fiscalità territoriale è oramai un fattore di politica economica in mano a governatori, sindaci ed amministratori locali che non può e non deve essere ne banalizzato ne sottovalutato».
Tornando ai numeri dell’indagine nazionale, è emerso innanzi tutto che tra il 2011 ed il 2014, il 76,8% dell’incremento di pressione fiscale è imputabile alle addizionali Irpef, Irap, Imu e Tasi. Tasse che complessivamente, nel 2014 (Mef, 2015), hanno raccolto 70,5 miliardi di euro.
«Ma c’è un colpevole – precisa Curto -, il boom della tassazione immobiliare che ha trainato la crescita del prelievo fiscale locale colpendo in modo prevalente le PMI. L’analisi della distribuzione degli immobili strumentali posseduti da soggetti diversi dalle persone fisiche per dimensione d’impresa evidenzia, infatti, che il 53,3% degli immobili e il 67,9% della valore (sotteso alla rendita catastale) si riferisce a immobili di proprietà di micro e piccole imprese. E questo ci preoccupa sia in prospettiva, per la riforma del catasto e dalla nuova “Local tax”, che rischiano di portarci ulteriori aumenti, che nell’immediato per la cosiddetta “tassa sulla tassa” che aumenta ai possessori di immobili produttivi il prelievo dell’8,9%».
Una recente analisi svolta dagli esperti della Direzione Politiche Fiscali (Confartigianato, 2015) sulle modalità di applicazione dei tributi comunali sugli immobili ha evidenziato un aggravio del prelievo fiscale sulle imprese causata dalla indeducibilità, che genera l’effetto perverso di “ulteriori tasse sulle tasse”, con un extra gettito di Irpef ed Irap per l’impresa-tipo che ammonta a 916 euro, incrementando dell’8,9% il prelievo locale dei cinque tributi. «Ci aspettiamo – conclude Curto – che a fronte di queste analisi, parta un cammino di maggiore attenzione. Troppo spesso la Politica appare troppo preoccupata dei bilanci e invece poco del peso che la tassazione ha sui bilanci delle imprese e delle famiglie».