Corazzari: «risultato straordinario per lo sviluppo del Polesine. Ora è indispensabile fermare le trivellazioni al largo»
«Il riconoscimento raggiunto è un risultato straordinario e reso possibile anche dalla capacità della nostra gente di gestire e vivere i propri luoghi» ha affermato Cristiano Corazzari, assessore ai Parchi della Regione Veneto, intervenendo a Mesola all’incontro dal titolo “Delta del Po: riserva di biosfera uomo, natura e sviluppo” alla presenza del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e delle autorità locali, sottolineando l’importanza e la valenza del titolo “Riserva della biosfera” riconosciuto dall’Unesco all’area deltizia.
Secondo Corazzari «il parco del Delta del Po è entrato quest’anno nella ristretta classifica delle 13 aree italiane riconosciute dall’Unesco “Riserva della biosfera”, cioè ecosistemi di terra, di costa e di mare, in cui la presenza dell’uomo si associa all’ottimale conservazione dell’ambiente e della biodiversità, coniugando sviluppo e utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Il prestigioso riconoscimento internazionale conferma la nostra idea di parco, che non è il parco dei vincoli, ma un parco al servizio dei cittadini, delle attività produttive e agricole, e una grande opportunità per sviluppare ed integrare forme turismo sostenibile». Per l’assessore «il fatto che l’Unesco abbia riconosciuto il Delta del Po come “Riserva della biosfera” è un risultato straordinario, frutto della determinazione delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna, dei due enti di gestione e di tutti i soggetti coinvolti nel territorio, a partire dagli enti locali, che permette di entrare, ad esempio, nei circuiti di promozione turistica internazionali».
La qualifica Unesco – ha subito aggiunto il titolare della delega ai parchi – è anche un impegno a tutelare un’area così pregiata dal rischio ambientale causato dalle prospezioni di ricerca di idrocarburi. «Il Veneto ha detto no e continuerà a ribadire il proprio veto assoluto alla legge “Sblocca Italia” che ha autorizzato le trivellazioni nell’Alto Adriatico», ha ricordato Corazzari, citando il ricorso che l’esecutivo veneto ha avviato avanti ai giudici della Consulta contro le disposizioni del decreto legge 133 (il cosiddetto “Sblocca Italia”) che legittimano la ricerca di idrocarburi in Alto Adriatico.
«Il no alle trivelle è una richiesta corale che proviene da un territorio che ha già amaramente sperimentato e continua a pagare la subsidenza causata dall’estrazione di metano dal sottosuolo – ha concluso Corazzari –. Faccio quindi appello anche ai nostri vicini della sponda emiliana del Po per fare fronte comune contro una scelta rischiosissima, che rischia di compromettere in modo irreparabile un ambiente unico al mondo e quella relazione tra comunità umana ed ecosistema che anche l’Unesco, con il suo esclusivo riconoscimento, si è impegnata a difendere e promuovere».