Valdastico sud, inaugurato ad Agugliaro l’ultimo tratto

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Mentre il ministro Delrio conferma gli impegni del Governo per il completamento a Nord, il Trentino detta le quattro condizioni per dare via libera. Pd diviso: i trentini contrari, i veneti favorevoli

 

Valdastico 620x520bConclusi i lavori del tratto di 7 chilometri tra Agugliaro e Noventa Vicentina, l’autostrada A31 Valdastico Sud è un nastro completo dal casello di Piovene Rocchette a quello di Canda con l’interconnessione con la Transpolesana. Il nuovo percorso è stato inaugurato dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, dal presidente della Brescia Padova e sindaco di Verona, Flavio Tosi e dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. 

L’autostrada A31 ora collega completamente il Polesine con l’Alto Vicentino. Ora si attende il completamento definitivo con la realizzazione dello sbocco a Nord tra Piovene e Rovereto. Il nuovo tratto aperto è stato realizzato parte in trincea e parte in galleria, 370 metri quella di Saline di Noventa, per minimizzare l’impatto sul territorio.

Il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio è intervenuto a Noventa Vicentina all’inaugurazione dell’ultimo tratto a sud dell’autostrada A31 Valdastico. «Dopo tanti anni mi pare importante – ha detto Delrio – perché permette di collegare aree ad altissima densità industriale. Molto bene, l’Italia ha bisogno di completare le opere». Il rappresentante di governo ha anche parlato della difficile partita riguardante il prolungamento verso Nord dell’arteria, dove c’è l’opposizione del Trentino. «Stiamo lavorando su questo pezzo – ha osservato -, abbiamo avviato le procedure del comitato paritetico. Ho molta fiducia che la responsabilità istituzionale fra Veneto e Trentino, sotto il nostro coordinamento, potranno trovare soluzioni giuste, che verranno discusse con le popolazioni in maniera trasparente. Come ho già detto la parte Nord non riceverà contributi dello Stato. Dovremo trovare il tracciato compatibile al massimo dal punto di vista paesaggistico e ambientale». Secondo Delrio «ci sono le potenzialità per avere una discussione senza pregiudizi, sapendo che la scelta strategica del Governo è la scelta del ferro: noi mettiamo miliardi per il corridoio del Brennero, mettiamo miliardi per la Torino-Lione dove vogliamo spostare il transito delle merci. E’ chiaro che questa scelta di completamento non intacca la scelta di fondo del governo italiano, che è di diventare un paese dove le merci viaggiano attraverso ferrovia». Almeno quelle a lunga percorrenza, mentre per quelle a media e breve percorrenza la gomma e la strada rimangono ancora indispensabili.

Quanto all’appello lanciato da Tosi nei giorni scorsi per evitare la fuga all’estero della maggioranza di Autostrada Bs-PD da lui presieduta (e, probabilmente, anche la sua poltrona di presidente ben retribuita) di impegnare il Governo ad evitare di consegnare nelle mani della spagnola Abertis le infrastrutture strategiche, Delrio sbatte la porta in faccia all’ex leghista: «noi siamo rispettosi delle dinamiche di mercato. Siamo in Europa e le dinamiche di mercato vanno rispettate in ogni caso, indipendentemente dalle opinioni che ognuno di noi ha sul fatto che gruppi italiani potrebbero offrire a loro volta importanti proposte». L’unica possibilità lasciata aperta da Delrio è quella di trasformare anche la Brescia-Padova in una società “in house”: «le regole che vigono in Europa  sono che le concessioni “in house” si possono dare senza limitazioni particolari: se qualcuno chiede prolungamenti di concessione sa che deve trasformarsi in società “in house”». Scenario già imboccato da Autobrennero, mentre lo sarà a breve da parte di Autovie Venete con la regione Friuli Venezia Giulia. Con il cerino in mano dovrebbe rimanere proprio la Brescia-Padova, dove la presenza di soci pubblici è ridotta al 40% del capitale sociale, con il 60% in mano alle banche e a qualche privato minore. L’unica possibilità potrebbe essre quella di una fusione in un’unica holding autostradale del NordEst di Autobrennero, Autovie Venete e di Serenissima, ma la cosa è irta di difficoltà, ad iniziare dalle risorse economiche necessarie all’operazione.

Tronando all’inaugurazione dell’ultimo tratto della Valdastico Sud, per il governatore del Veneto Luca Zaia «ora si apre l’ultima frontiera che è quella della Valdastico Nord sulla quale vogliamo lavorare e portare a casa il risultato. Stiamo parlando di un’autostrada che quando verrà completata sarà di 130 km, ci mancano gli ultimi 40 km e quindi il collegamento sull’A22 del Brennero, che per noi è strategico – ha aggiunto Zaia – Vogliamo discutere con il Governo affinché questo lo si possa fare e direi che dai presupposti lo si farà, perché, fra l’altro, c’è la disponibilità al confronto con la Provincia di Trento». Zaia ha assicurato a Delrio che da parte del Veneto c’è la disponibilità a discutere anche della Valsugana, su cui punta Trento. 

Mentre Zaia si appella a Delrio per lo sblocco definitivo della Valdastico Nord, dal fronte trentino arriva la nomina dei rappresentanti al Comitato paritetico con la regione Veneto e lo Stato che dovrà trovare la quadra. La Giunta di Ugo Rossi, appena ritornato da una lunga vacanza negli Stati Uniti, ha nominato l’assessore provinciale alle infrastrutture e ambiente Mauro Gilmozzi, il dirigente generale del Dipartimento Infrastrutture e mobilità Raffaele De Col e il dirigente generale del Dipartimento Affari istituzionali e legislativi Fabio Scalet. Ai propri rappresentanti, la Giunta Rossi ha consegnato anche un preciso mandato politico, articolato su quattro condizioni che vertono sullo sviluppo della ferrovia ed in particolare sul corridoio del Brennero (cosa già assicuata da Delrio anche all’inaugurazione dell’ultimo tratto della Valdastico Sud), al rispetto formale delle prerogative dell’Autonomia speciale (anche se questo significa allungare i tempi con una discussione in Consiglio provinciale di un’apposita legge di modifica del Piano urbanistico provinciale con tutti i rischi che ciò comporta), allo studio di modelli di traffico e di impatto ambientale che supportino in modo univoco l’utilità della Valdastico Nord e, infine, valutare ipotesi alternative secondo la logica di corridoio.

Leggendo tra le righe il documento approvato dalla Giunta provinciale di Trento, sembrerebbe assistere ad un’apertura meramente formale, mentre di fatto sembra rimanere la chiusura a doppia mandata nei confronti del completamento della Valdastico Nord. Chiusura peraltro confermata e ribadita dal PD trentino, i cui vertici si sono recati pure a Roma dal ministro Delrio per sottolineare la posizione della federazione trentina del partito. Partito che sul fronte Veneto vede invece il sindaco PD di Vicenza Achille Variati plaudere al completamento della Valdastico Sud e a chiedere di «proseguire con la strada verso Nord per portare a compimento un’opera di grande importanza per il nostro territorio, in particolare per il tessuto produttivo. Sono pienamente d’accordo con quanto detto oggi dal ministro Delrio: per essere competitivi e non rimanere ai margini è necessario lo sviluppo di una rete dove strade, autostrade, ferrovie, porti e interporti siano interconnessi. Serve una logica unitaria per sviluppare una rete infrastrutturale efficiente recuperando vent’anni di ritardi del nostro Paese, tenendo però sempre alta l’attenzione su gare ed appalti per evitare che si ripetano episodi di corruzione vergognosi».

Chi lo spiega al PD trentino (e anche al Patt e all’Upt, partner di maggioranza nella Giunta provinciale) che la loro posizione contro la Valdastico Nord è rimasta fossilizzata a trent’anni fa quando anche tutta l’economia trentina chiede a gran voce il completamento dell’autostrada, magari a Rovereto per rilanciare l’economia della Vallagarina?