Andamento del Pil nel II trimestre 2015 sotto le attese: per l’Istat la variazione è solo dello 0,2%

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Italia 3D tricolore
Proiettato sull’anno, la crescita dell’Italia si fermerebbe a metà di quella, già bassa, prevista dal Governo Renzi. Squinzi: «così l’Italia non riparte»

 

Italia 3D tricoloreL’esito dell’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre del 2014 conferma la calma piatta, forse fin troppo, della crescita. Secondo l’Istat, il dato di crescita del Pil è stato dello 0,2%, con un tendenziale proiettato su base annua dello 0,4%. Un valore ancora più basso del già basso 0,7% stimato dal Governo Renzi all’inizio d’anno.

Valore che, se confermato, apre uno scenario di difficile composizione dei conti pubblici da qui a fine anno, perché verrebbero a mandare parte delle entrate necessarie a fare quadrare il bilancio pubblico, aprendo l’ennesimo buco nei conti dello Stivale.

Se l’Italia continua ad arrancare, nello stesso periodo, secondo l’Istat, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% negli Stati Uniti e dello 0,7% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,3% negli Stati Uniti e del 2,6% nel Regno Unito. Supera l’Italia perfino la Grecia, che nel secondo trimestre 2015 ha fatto segnare un +0.8%.

Se sul fronte governativo si continua a respirare fiducia (dal ministero dell’Economia si afferma che «il Pil del secondo trimestre cresce come dalle attese. Dopo 13 trimestri consecutivi di calo tendenziale, abbiamo due trimestri di crescita. Il Paese può e deve fare di meglio: le riforme strutturali e la politica economica favoriranno l’accelerazione»), sul fronte dei consumatori e dei produttori il giudizio è decisamente differente. «Con questa crescita, inferiore alla previsione dei principali analisti, che stimavano un +0,3% ed inferiore a quella del trimestre precedente (+0,3%), la previsione del Governo di raggiungere per fine anno un +0,7% resta sempre più un miraggio. La realtà è che l’Italia, dopo la Grecia, continua ad essere la malata d’Europa, il fanalino di coda» ha dichiarato Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. «Anche se il rallentamento della crescita dipende in buona parte da fattori internazionali ed è comune ad altri Paesi, il punto dolente è che l’Italia continua a crescere meno degli altri, con valori nettamente al di sotto della media dell’Eurozona ed ha il debito pubblico peggiore» continua Dona che sottolinea come “nel secondo trimestre 2015 il debito pubblico italiano ha avuto il secondo maggiore aumento (+3 punti percentuali) dopo il Belgio (+4,5) tra i 28 paesi Ue rispetto agli ultimi 3 mesi del 2014. E anche se l’Italia è seconda come peggior rapporto debito-Pil, dopo la Grecia, il debito ellenico è meno di un settimo di quello italiano e, sempre nel II trimestre 2015, la Grecia ha avuto il record di riduzione del debito rispetto all’ultimo trimestre 2014: -8,3 punti. Solo 3 paesi stanno sopra al 100% del rapporto debito/Pil (Portogallo 129,6%, Belgio 111%, Cipro 106,8%), tutti gli altri sono sotto. In queste condizioni è difficile immaginare una riduzione delle tasse con la prossima legge di stabilità, sempre se si vogliono sterilizzare le clausole di salvaguardia su Iva e accise, pari 16,8 miliardi, e si vogliono rinnovare i contratti degli statali, rispettando la sentenza della Consulta».

Secondo Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, «l’Italia sarà pure tecnicamente fuori dalla recessione, ma la crescita della nostra economia è troppo modesta e non ci possiamo accontentare di questo ritmo di aumento del prodotto interno lordo. Non dobbiamo rassegnarci, ma come imprenditori abbiamo bisogno di un sostegno diverso da parte delle istituzioni. Quella cura choc che chiediamo al governo di Matteo Renzi da mesi purtroppo non si vede». Per Longobardi «la delega fiscale rappresentava una importante occasione e purtroppo è andata sprecata. Il piano di riduzione della pressione tributaria annunciato dal premier Renzi va nella giusta direzione, ma non deve essere l’ennesima promessa a vuoto. Se davvero l’esecutivo vuole tagliare il peso delle tasse sulle famiglie e sulle imprese, anche se a tappe e a partire dal 2016, utilizzi gli strumenti giuridicamente a disposizione che rappresenterebbero un impegno politico significativo: a settembre presenti un disegno di legge da portare all’esame del parlamento in modo che il piano taglia-tasse cominci a correre sui binari istituzionali».

Negativo anche il commento del leader di Confindustria Giorgio Squinzi: «è quello che ci aspettavamo. Purtroppo è la conferma che non c’è una ripartenza vera». Alla domanda su come vede la seconda parte del 2015, Squinzi «spero che vada meglio, lo speriamo fortemente. Altrimenti sono guai. E’ tutta l’Europa che frena, non è un problema di Bce. Si devono creare le condizioni favorevoli all’impresa, questo è il problema vero. In Italia, finché saremo così bloccati da tutte le complicazioni burocratico-amministrative e in più con tutti i problemi che abbiamo senza fare le riforme, non ci muoveremo».