Emilia Romagna, nel II trimestre 2015 cresce il numero delle aziende attive

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Secondo l’indagine di Unioncamere, l’incremento trimestrale è stato dello 0,4%, con 1.600 nuove attività

 

grafico altalenante crescitaLieve incremento per l’anagrafe delle aziende emiliano-romagnole nel secondo trimestre dell’anno. Nel periodo compreso tra marzo e giugno 2015, le imprese attive ammontano a 411.838 con un incremento di 1.600 unità, rispetto al trimestre precedente, pari allo 0,4%. E’ quanto emerge da un’analisi congiunturale di Unioncamere Emilia-Romagna secondo cui si registra un segno più per commercio e i servizi di alloggio e ristorazione mentre risultano «quasi ferme le costruzioni e al palo la manifattura». 

Tra le diverse tipologie, aumentano le ditte individuali e le società di capitale mentre calano le società di persone. A fine giugno le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 463.168, 1.747 in più (+0,4%) rispetto a fine marzo: «l’incremento – spiega una nota di Unioncamere Emilia-Romagna – è relativamente limitato, superiore solo a quelli registrati nello stesso trimestre del 2009 e del 2013». Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, «le iscrizioni (6.864) sono leggermente aumentate, le cessazioni (5.145) sono salite nella stessa misura assoluta». 

I settori che più hanno concorso a determinare la crescita delle imprese attive sono il commercio (+419 unità, +0,4%) e i servizi di alloggio e ristorazione (+392 unità, +1,3%), in crescita anche le attività dei servizi per edifici e paesaggio (imprese di pulizie) e di supporto per le funzioni d’ufficio e alle imprese. Solo in lievissima crescita le imprese delle costruzioni (+0,1%), ferma la manifattura, in leggero calo trasporto e magazzinaggio. Quanto alle tipologie d’impresa, aumentano le ditte individuali (924 unità, +0,4%) e le società di capitale (849 unità, +1%). In flessione le società di persone (-199 unità, -0,2%). 

«Gli andamenti osservati – spiega Unioncamere regionale – manifestano ancora gli effetti della dura e lunga crisi. I segnali recenti indicano che, dopo la recessione è ora possibile una ripresa, nonostante il ritardo con cui questi si manifestano sulla demografia delle imprese. La base – chiosa la nota – imprenditoriale ha subito però una pressione senza precedenti, che avrà effetti strutturali permanenti».