In programma i balletti “L’Uccello di fuoco” e “La sagra della primavera” su musiche di Stravinsky
Venerdì 14 agosto (ore 21.00) al Teatro Romano di Verona torna l’immancabile appuntamento con il balletto di Fondazione Arena, nell’ambito della rassegna Estate Teatrale Veronese 2015, con un Gala di Mezza Estate interamente su musiche di Igor Stravinsky.
Le coreografie portano la firma di Renato Zanella, direttore del Corpo di ballo areniano e coreografo internazionale, che cura per questo spettacolo anche il coordinamento di scene, costumi e luci. In programma “L’Uccello di fuoco” e, in prima nazionale, “La Sagra della primavera” nella versione creata da Zanella per l’Opera di Vienna nel 1996.
Protagonisti i Primi ballerini Alessia Gelmetti, Teresa Strisciulli, Evghenij Kurtsev e Antonio Russo, con i Solisti e il Corpo di ballo dell’Arena di Verona.
La coreografia in stile neoclassico de “L’Uccello di fuoco” nasce nel 2011 su commissione della Fondazione Arena di Verona a Renato Zanella per una serata dedicata a Stravinsky, nell’ambito della Stagione di lirica e balletto al Teatro Filarmonico. Zanella è un grande frequentatore delle musiche stravinskiane, sostenendo che «quelle di Stravinsky sono partiture scritte per la danza, e ne rispettano perfettamente le esigenze». Nasce quindi un dialogo a distanza tra il compositore russo ed il coreografo veronese, ma anche con Djagilev, che con i suoi capolavori «restituisce ogni volta l’enorme peso che la danza ha nella cultura». Djagilev ha anche decretato la fortuna stessa di Stravinsky, le cui musiche per balletto più famose sono infatti L’Oiseau de feu (1910) e Le sacre du printemps (1913). Con “L’Uccello di fuoco” Zanella vuole anche rendere omaggio all’arte di inizio Novecento, portando in scena un celebre acquarello di Léon Bakst, che fu disegnatore dei costumi originali della Principessa e dell’Uccello nella prima rappresentazione del balletto nel 1910, accanto ai simboli chiave della narrazione: l’albero, la mela d’oro, la gabbia e l’uovo, che riportano alla dimensione fiabesca della storia. Il balletto, infatti, prende il via da una fiaba russa e mette in scena la dicotomia tra il bene e il male, incarnata rispettivamente dall’orco immortale Kascej (Pietro Occhio), che pietrifica tutti gli esseri umani, e dal leggendario “Uccello di fuoco” (Alessia Gelmetti), sola creatura in grado di rompere il maleficio, sullo sfondo dell’amore avventuroso tra la Principessa prigioniera dell’orco (Scilla Cattafesta) e l’eroico Principe Ivan (Antonio Russo).
Di tutt’altra natura invece l’ispirazione per “La sagra della primavera”, lavoro più atletico ed espressivo, nel quale Zanella intende approfondire il concetto più ampio del “rituale”, staccandosi dal libretto che pone il balletto nell’antica Russia. Zanella ricolloca quindi la vicenda temporalmente e spazialmente, portandola nella ex Jugoslavia degli anni del conflitto, periodo in cui concepisce la coreografia per l’Opera di Vienna e si lascia ispirare «dalle informazioni che si sentivano a quel tempo riguardo la violenza subita dalle donne». Da qui emerge il pensiero della guerra come malattia cronica, capace di trasformarsi addirittura in macabro rituale, come quello raccontato dalla coreografia di Zanella: una giovane coppia (Teresa Strisciulli e Evghenij Kurtsev) festeggia danzando spensierata l’arrivo della Primavera, fino a che un gruppo di Saggi (Luca Panella, Annalisa Bardo, Manuel Barzon, Scilla Cattafesta, Luca Condello, Federica Cristofaro) inizia ad instillare paura e insicurezza tra i giovani, manipolandone le emozioni. Il ragazzo si fa quindi convincere a sacrificare l’amata per il bene della comunità; a lei, isolata in un vortice di violenza, non resterà altro scampo che la morte.