“Armenian Dream” al Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia

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Armenian Dream Claudio Cojaniz
Recital pianistico del pianista e compositore friulano Claudio Cojaniz per ricordare il centenario del genocidio armeno

 

di Giovanni Greto

Armenian Dream Claudio CojanizIl pianista e compositore friulano Claudio Cojaniz per ricordare il centenario del genocidio armeno, ha realizzato il progetto “Armenian Dream”, prodotto da Euritmica per il Mittelfest 2015, primo appuntamento della rassegna “Jazz Im Pro Armenia 1915-2015”, organizzata dal Centro Studi e documentazione della cultura armena di Venezia e dal Circolo Caligola.

Accanto a lui, oltre ai musicisti della sua N.I.O.N. Orchestra, hanno partecipato due ospiti prestigiosi, il violinista rumeno Alexander Balanescu, virtuoso poliedrico frequentatore sia del Rock che del Jazz e il percussionista armeno di origine, turco di nascita e americano d’adozione (vive negli States dal 1981), Arto Tunçboyaciyan che ha suonato con bacchette e a mani nude in prevalenza un essenziale drum set ed il cumbus, piccola chitarra a sei corde a cassa circolare. 

Il programma del concerto, tenutosi nel Teatrino di Palazzo Grassi, il giorno seguente alla prima a Cividale, è costituito da musiche e arrangiamenti interamente di Cojaniz, sulle quali s’inseriscono le improvvisazioni di Balanescu, quelle di Arto, il quale canta anche alcune nenie tradizionali armene, dotato com’è di una voce stentorea, capace di eseguire melodie toccanti in assoluta libertà, assecondando il proprio istinto, che gli suggerisce quando è il momento e dove introdurle, attraverso uno Scat del tutto personale. 

Da sempre mosso da amore e rispetto per il pubblico, perché trionfi la verità e scompaia il concetto di “nazionalità”, Arto è stato un po’ il protagonista della serata, manifestando il suo punto di vista e i suoi rimedi per una convivenza finalmente possibile fra le persone. “Armenian Dream” ha voluto ricordare la tragedia del 1915: centinaia di migliaia di persone morte, nuclei interi cancellati dalla faccia della terra, migliaia di emigrati scampati all’orribile strage, che hanno cercato asilo in ogni angolo del mondo. Dal 1991 l’Armenia è di nuovo uno stato sovrano, anche se il suo simbolo, il monte Ararat, si trova in territorio turco. Tuttavia gli armeni stanno ricostruendo una nazione, obiettivo che per decenni era rimasto un sogno, appunto, un “Armenian dream”. 

Sei i pezzi ascoltati, tra cui un toccante “Angeli”, in memoria della strage, più un bis, “Spiritual”, nel quale Arto inizia a cantare in solitudine, per poi chiamare sul palco uno alla volta gli altri musicisti. Il bravissimo Luca Grizzi, percussionista fantasioso, attento a scegliere le sonorità più adatte alla valorizzazione di ogni brano. Ha suonato una miriade di strumenti – dal triangolo, ai caxixi, la mascella d’asino (vibraslap), i tamburi a cornice, i woodblocks – bravo sia con le mani che con le bacchette. E poi, servendosi di comuni oggetti di lavoro, come tubi di plastica per impianti elettrici od idraulici, è riuscito ad emettere, facendoli roteare, un suono continuo come di vento leggero. 

L’ideatore del progetto, Claudio Cojaniz, al glorioso piano elettrico Fender Rhodes, che ha diffuso nella sala i caratteristici, amati suoni liquidi, creando una sensazione di ritorno al passato. Franco Feruglio, contrabbassista abile sia nelle situazioni classiche, servendosi dell’archetto, sia in quelle jazzistiche, con una cavata profonda mediante l’accompagnamento con le dita. Maria Vicentini, sorridente violista attenta ad assecondare l’estro di Alexander Balanescu, l’ultimo a risalire sul palco, accolto da una selva di applausi e di vocalità. “Jazz Im Pro-Armenia” prosegue con due concerti, entrambi in date e luoghi da definire: Il primo, “Luys i Luso”, in ottobre, avrà per protagonisti il pianista “Tigran & The Yerevan State Chamber Choir”; il secondo, a novembre, “Sine nomine”, il bandoneonista “Daniele Di Bonaventura & The Vertere String Quartet”.