A Noale partecipato concerto in ricordo dell’opera del musicista italoamericano
Di Giovanni Greto
Lo spazio aperto all’interno della Rocca dei Tempesta a Noale si è riempito di persone convenute per ascoltare “Bollani Sheik Yer Zappa”. Il titolo della tournee riprende quello del CD pubblicato verso la fine dello scorso anno, registrato dal vivo durante i concerti del 2011. Il geniale musicista italo-americano, che proprio il prossimo 21 dicembre avrebbe compiuto 75 anni, aveva inciso nel 1979 “Shake Yerbuti”, un gioco di parole basato sull’assonanza, con l’intento di storpiare una hit dance che imperversava in quel periodo, “Shake your Booty”, interpretata dalla “KC and the Sunshine Band”.
Bollani, rispetto al CD, si presenta senza il trombonista John Roseman e sostituisce il contrabbassista Larry Grenadier con il giovanissimo musicista austriaco, classe 1992, Paul Santner. Rimangono, invece, gli americani Jim Black, alla batteria e Jason Adasiewicz al vibrafono.
Conosciuto da un vastissimo, eterogeneo pubblico, grazie alle apparizioni televisive e a un programma radiofonico di successo, ancora una volta il pianista milanese dà prova di portare a termine, con ottimi risultati, qualsiasi progetto intrapreso. E così, dopo il pop, la musica classica, i concerti per piano solo, la scoperta degli “chorinhos” della musica popolare brasiliana, il trio nordeuropeo, allargato a quintetto nell’ultimo CD ECM “Joy in spite of everything”, Bollani estrae dall’ampia discografia di Zappa, una serie di brani dal 1969 al 1979, insidiosi nella scrittura e nell’esposizione per chiunque li voglia riproporre. Eccetto, forse, che per Bollani, l’unico musicista autorizzato dalla famiglia Zappa a rileggere non nota per nota le composizioni di un genio prematuramente scomparso il 4 dicembre 1993.
Nonostante il caldo, afoso e umido, dell’estate veneziana, che dà modo al pianista di scherzarci su – «è la prima volta in tanti anni che, invece di un pubblico caldo, avrei preferito sentire la presenza di un pubblico freddo» – , il concerto cresce per intensità in un arco temporale che oltrepassa di poco i 100 minuti, grazie alla bravura e all’affiatamento tra i musicisti. Emerge, per un lavoro ritmico essenziale e per una creatività nei moduli improvvisativi, il sorridente Jim Black, autore di un assolo memorabile a metà concerto, capace di passare in un batter d’occhio da tempi molto lenti di matrice rock, a 4/4 velocissimi o a tempi dispari, trascinando l’intero ensemble. Bravissimo anche Jason Adasiewicz, vibrafonista chicagoano, il quale aveva sorpreso la platea della rassegna ‘Ostinati’, organizzata dal Centro d’arte degli studenti di Padova, un paio di stagioni fa, assieme ad un trio che proponeva una musica d’avanguardia agguerrita, più viva che mai. Con Bollani, ha alternato un fraseggio delicato ad irruenti improvvisazioni che hanno fatto vibrare la platea. Una piacevole sorpresa, è stato il giovanissimo contrabbassista Paul Santner, attentissimo ai mutamenti ritmici e ai rapidi cenni del leader, autore altresì di eleganti, lirici assolo. Bollani non ha bisogno di elogi. Può suonare qualsiasi musica con estrema facilità, estraendone ciò che sta nel profondo. Nei suoi concerti non manca mai la consueta dose di ironia, tipica del personaggio, inserita forse per allentare la tensione nell’affrontare un programma assai impegnativo. Basti pensare a una dichiarazione di Zappa, per capire le difficoltà di esecuzione: «mi piace l’idea di una musica, in cui sia possibile battere il piede a tempo e ascoltare contemporaneamente cose che si muovono in irritante contrasto con il ritmo di base».