Per il “Corriere della Sera” regioni e province “speciali” scavano buchi nei bilanci della sanità

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L’inchiesta di Rizzo rispedita al mittente da una piccata Serracchiani: «non tutte le autonomie speciali sono uguali». Vero: il PD dovrebbe finalmente commissariare la Sicilia

 

serracchiani rizzoL’articolo-inchiesta pubblicato sul “Corriere della Sera” a firma di Sergio Rizzo è rimasto indigesto a molti governatori delle regioni e province autonome. Secondo la “firma” del quotidiano milanese, le autonomie speciali sarebbero delle autentiche talpe capaci di scavare buchi impressionanti nei conti della sanità, buchi resi possibili dal fatto che le autonomie speciali sfuggirebbero ai controlli dello stato. Secondo Rizzo, al vertice dello spreco, subito dopo l’ordinario Molise, ci sarebbero Valle d’Aosta, le province di Trento e Blzano, la Sardegna e, distanziato dal Lazio e Liguia, il Friuli Venezia Giulia. Stranamente, secondo l’ichiesta di Rizzo, la fallimentare regione Sicilia sarebbe addirittura virtuosa, mentre a NordEst si distinguono in positivo l’Emilia Romagna e, soprattutto, il Veneto.

Il pezzo del Corriere è stato come un doloro calcio negli stinchi per la governatrice del Friuli Venezia Giula Debora Serracchiani che risponde piccata alle contestazioni: «impariamo a distinguere, altrimenti si rischia di fare più torti di quelli che si vogliono denunciare e raddrizzare: non tutte le regioni speciali sono abisso di sprechi e di privilegi. Intanto rammarica constatare che è dura da perdere l’incallita abitudine di stringere in un solo mazzo realtà molto diverse come di fatto sono le regioni speciali. Un’analisi più approfondita renderebbe un’immagine meno uniforme ma più aderente alla realtà».

Secondo la governatrice friulana «allo stesso modo, approfondendo le fonti, emergerebbe che il Friuli Venezia Giulia non presenta affatto un disavanzo sanitario di 44 milioni riferito al 2013, come riportato nell’articolo. Al contrario, il bilancio consolidato del Servizio sanitario regionale ha riportato, nell’anno 2013, un utile di euro 16.557.773,00: cifra accreditata pochi giorni fa dalla Corte dei Conti nel Giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Friuli Venezia Giulia. Anche nel 2014 l’utile si attesta intorno ai 16 milioni. Alla luce della requisitoria del Procuratore regionale e della Relazione della Corte dei Conti – prosegue Serracchiani – appare quindi azzardato e lontano dalla verità sostenere che non esiste monitoraggio sulla spesa sanitaria del Friuli Venezia Giulia. Corretto sarebbe inoltre aggiungere che il Friuli Venezia Giulia ha competenza primaria sulla sanità, cioè la paga integralmente con risorse proprie. E siccome alla fine non interviene lo Stato a ripianare gli eventuali debiti (come accade altrove), chi amministra la regione, per restare in equilibrio, deve tagliare servizi o aumentare le tasse. Noi abbiamo mantenuto i servizi ai cittadini senza aumentare le tasse ma facendo vera “spending review”».

In fatto di tagli e razionalizzazione della spesa pubblica, Serracchiani «a questo proposito si potrebbe anche citare quanto scrive Carlo Cottarelli nel suo recente libro “La lista della spesa”, dove il Friuli Venezia Giulia è ricordato come “regione più virtuosa” rispetto al tasso di ospedalizzazione globale, e quindi capace di generare contenimento delle spese sanitarie. Ma più semplicemente vorrei dire che amore di verità e senso di responsabilità nei confronti dei cittadini del Friuli Venezia Giulia, e di tutto il Paese, obbligano a correggere cifre e notizie, quando sono sbagliate e fuorvianti. Poiché considero l’autonomia uno strumento per governare meglio spendendo meno, guardo con preoccupazione al fenomeno della banalizzazione e dell’omologazione, che in Italia – conclude Serracchiani – non ha mai portato bene».

Sicilia trinacriaSistemato Rizzo, Serracchiani farebbe bene anche a spogliarsi della giacca di governatrice del Veneto per indossare con decisione quella di vicesegretario nazionale del PD renziano. In questa veste, farebbe bene a chiudere quel pozzo senza fondo che è la Sicilia, favorendo l’instaurazione di un regime commissariale affidato a qualche generale della Guardia di finanza. Anche il PD Crocetta non si è rivelato all’altezza di governare la regione, così come tutti gli amministratori della Trinacria succedutesi negli ultimi vent’anni. Anche se dolorosa per il PD, affidare ad un commissario capace, serio ed onesto la gestione della regione Sicilia per quanto rimane della legislatura, ma anche andando oltre, senza porre un limite temporale al mandato, rimane l’ultima possibilità per riconsegnare la regione ad una minima normalità gestionale, trasformando la specialità da esempio dello scialo e dello spreco in leva dello sviluppo e dell’attrattività di nuovi investimenti.