Automobile, nei primi sei mesi del 2015 il mercato europeo tira con decisione

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In Italia, nel 2014 il settore ha generato per il Fisco 71,6 miliardi di euro. Federauto: «serve una politica che tagli il prelevo fiscale sul settore, eccessivamente gravato»

 

autoparco importatori 2Dopo il rallentamento di maggio (+1,3%), il mercato europeo dell’auto torna a volare, segnando un balzo a doppia cifra nel mese di giugno: il sesto mese del 2015 ha visto una crescita del 14,6%. Era dal dicembre del 2009 che non si registrava un incremento così alto, secondo i dati raccolti dall’Acea che ha appena diffusi i dati del mercato continentale. In totale, nell’Ue sono state vendute 1.364.009 auto. Il boom di inizio estate ha spinto al rialzo anche il bilancio sui primi sei mesi: il periodo gennaio-giugno si chiude con un +8,2% e 7.169.984 di auto nuove vendute. Tutti i cinque mercati principali hanno registrato nell’ultimo mese un incremento delle immatricolazioni in doppia cifra. La Spagna continua ad approfittare del piano di incentivi “Pive” (+23,5% a giugno, +22% da inizio anno), l’Italia conferma il suo andamento (+14,4% a giugno, +15,2% da inizio anno) grazie alla massiccia azione di promozione delle reti. 

Tra i gruppi che hanno registrato la crescita più significativa, anche in giugno, c’è Fca, che ha guadagnato oltre la media del mercato (+18,1%, portando il consuntivo del semestre al +12,9%). Merito, ancora una volta, del fenomeno Renegade, che ha portato la Jeep al +192,6%, e della crescita costante di Fiat (+14,8% a giugno, +9,7% da inizio anno). Si confermano negative Alfa (-4,3%) e Lancia (-6,2%). Il Gruppo Vw ha guadagnato il 16,8% (+7,2% da inizio anno), Psa il 12,8% (+3,5% da inizio anno), Renault continua a crescere (+4,5%), per quanto a un ritmo più lento degli scorsi mesi (+8,9% da inizio anno). Ottimo anche lo slancio di Ford (+16,4%, +6,8% da inizio anno) e quello di Nissan (+22,5%) che si conferma in forma smagliante (+21,6% da inizio anno), ma anche Toyota (+10%, +6%) e Opel Group (+7,5%, -0,7% da inizio anno, causa il ritiro di Chevrolet dal mercato) hanno incassato riscontri positivi. Costante il ritmo delle coreane Hyundai (+8,1% a giugno, +8,8% da gennaio) e Kia (+8,6%, +8,2%).

La battaglia nel segmento del lusso vede ancora i gruppi Daimler (+21,7% a giugno, +15% da inizio anno) e BMW (+15,1%, +12%) in forte crescita. Il marchio Mercedes-Benz, in particolare, ha guadagnato il 16,5% in giugno, con 66.810 unità (+10,6% e 354.471 unità da gennaio), continuando a ridurre le distanze da Audi (+17% e 72.432 unità in giugno, +4,3% e 387.228 unità da gennaio) e BMW (+11% e 68.642 unità in giugno, +7,4% e 356.444 unità da gennaio).

Se il mercato dell’auto in Europa cresce con decisione, in Italia cresce altrettanto bene il peso del Fisco sugli autoveicoli. Nel 2014 l’imposizione fiscale aumentata dell’1,7%, versando allo Stato italiano la bellezza di 71,6 miliardi di euro. 

A fronte di un leggero calo del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2013 (-0,3%), la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automobilistico sul totale complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, è ulteriormente salita, portandosi dal 16,5% del 2013 al 16,8% nel 2014. Scomponendo le voci che determinano l’imposizione fiscale complessiva gravante sui veicoli (acquisto, possesso, utilizzo), dal 2009 ad oggi la tassazione derivante dall’utilizzo dell’auto ha continuato a crescere, registrando un +14,6% e facendo passare il gettito da 51,18 a 58,67 miliardi. Nello stesso periodo, anche la quota derivante dal pagamento del bollo auto è cresciuta del 7,7%, passando da 5,67 a 6,10 miliardi di euro. 

«Alla perdita di capacità di spesa da parte degli italiani – spiega il presidente Anfia Roberto Vavassori – si è reagito in questi anni con l’inasprimento delle imposizioni fiscali sull’auto. Dal 2014 si intravedono i primi segnali di ripresa del mercato e il gettito ha continuato a crescere. Se questo trend prosegue, gli introiti provenienti dal settore continueranno a lievitare in concomitanza con la ripartenza della domanda di auto, quando, invece, occorrerebbe riequilibrare alcune voci di spesa, ad esempio le accise sui carburanti e, più in generale, la tassazione sull’utilizzo dei veicoli, coerentemente con il criterio “chi più inquina paga”».

Nel 2014, pur essendo diminuiti i prezzi medi dei carburanti alla pompa, è aumentata, infatti, l’incidenza fiscale (accise e Iva) che grava sul prezzo finale: per la benzina è passata dal 59,2% del 2013 al 60,7%, per il gasolio dal 54,8% al 56,5%, per il Gpl dal 35,8% al 37,2%, per il metano dal 18% al 18,5%. «Per rilanciare davvero la domanda di mobilità nel nostro Paese – continua Vavassori -, occorre invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese, in direzione di una fiscalità automotive più equa». 

L’incidenza del Fisco penalizza decisamente anche il comparto delle auto aziendali sul mercato italiano (19,8% a fine 2014), che resta molto più basso che in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. In Italia, la deducibilità è stata ridotta in pochi mesi dal 40% al 20% di un tetto d’acquisto oltremodo basso (18.000 euro), mentre in ambito Ue arriva fino al 100% e senza alcun tetto d’acquisto. 

Per Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, «noi continuiamo a ribadire che siamo di fronte a un mercato dopato dalla crescita dei noleggi anche per Expo e dalle campagne promozionali, senza precedenti, messe in campo dalle Case costruttrici e dai concessionari che per vendere hanno rinunciato alla loro marginalità. Iniziative estemporanee, queste, destinate ad esaurirsi perché troppo onerose. Il comparto ha bisogno di una riforma fiscale per poter passare da una ripresa congiunturale ad una strutturale in grado di garantire un’effettiva stabilità. Per questo i concessionari italiani non si stancheranno di chiedere al Governo quelle misure necessarie a risvegliare una domanda ancora latente: iva agevolata, deduzioni e detrazioni, eliminazione del super bollo».