Il pubblico ha apprezzato l’offerta musicale alle Sale Apollinee del Teatro la Fenice di Venezia
di Giovanni Greto
Si è conclusa felicemente, apprezzata da un pubblico sempre più numeroso, l’ottava edizione del ciclo annuale di concerti che l’Associazione culturale “Archivio musicale Guido Alberto Fano onlus” ha proposto nelle sale Apollinee del teatro la Fenice di Venezia. Per il terzo anno consecutivo è stato confermato il titolo “Ottonovecento. Musica Veneta Europea”, nell’intento di far conoscere il repertorio cameristico veneto e italiano dal primo Ottocento al 1945, poco o per niente eseguito, perché considerato secondario rispetto all’opera, mettendolo a confronto con quello europeo.
Nei tre appuntamenti di questa edizione, il direttore artistico Vitale Fano ha mantenuto costante il proposito di far eseguire la musica da camera italiana a grandi concertisti di fama internazionale, nella convinzione che la qualità e la profondità interpretativa possano mettere nella giusta luce il valore di queste composizioni, che meriterebbero di essere più conosciute sia in Italia che all’estero.
Nel primo concerto, un duo d’eccezione rappresentato dal violoncellista Enrico Dindo e dal pianista Pietro De Maria, ha eseguito la “Sonata breve” (1970) del compositore padovano Silvio Omizzolo (1905-1991), la quale rivela come l’autore fosse ininterrottamente alla ricerca di un linguaggio sempre più scarno, nitido e preciso. Del padovano G.A.Fano (1875-1961) si è ascoltata la “Sonata in re minore”, vincitrice nel 1898 del concorso di composizione di musica strumentale promosso dalla Società del Quartetto di Milano. Appartiene al periodo giovanile di Sergej Rachmaninov (1873-1943) il brano conclusivo, “Sonata op.19 in sol minore” (1901), che non è tra le composizioni più eseguite ed ha uno sviluppo piuttosto ampio ed articolato. Applausi scroscianti, dovuti alla bravura individuale unita all’affiatamento, hanno sortito un breve bis ancora di Rachmaninov, “Vocalise, opus 14, n.14”.
Lungamente applaudito il recital pianistico di Andrea Lucchesini, con un repertorio italiano – le “Quattro Fantasie”(1896) di G. A. Fano – ; tedesco – le “Kinderszenen op.15 (1838)”, “scene infantili” di Robert Schumann (1810-1859), suddivise in 13 sezioni -; francese – “L’angolo dei fanciulli”, “Children’s Corner” (1906-1908), composto da Claude Debussy (1862-1918), per la figlioletta Emma Claude al compimento dei tre anni. E’ una musica sull’infanzia che nasce dalla contemplazione dell’adulto sul misterioso sorgere di un rapporto tra il bambino e gli oggetti -; russo – i “10 Preludi op.23 (1901-1903) e op.32 (1908)” di Rachmaninov, che mostrano l’enorme capacità espressiva e l’inesauribile fantasia dell’autore. Spettacolare, il concerto conclusivo ha visto salire sul palcoscenico la soprano Carmela Remigio, erede della migliore tradizione vocale italiana, perfezionatasi con il pianista Leone Magiera che l’ha accompagnata nella serata e che fu il maestro di Luciano Pavarotti. Il programma, interamente italiano, ha proposto canzonette, romanze da salotto e liriche vocali da camera che abbracciavano un arco cronologico di circa cento anni. Ed ecco allora i “Peches de Vieillesse” di Gioachino Rossini (1792-1868), che musicò versi del poeta Pietro Metastasio. Dai 400 titoli composti da Francesco Paolo Tosti (1846-1916), la Remigio ne ha selezionato cinque, su testi di Carmelo Errico, Olindo Guerrini, Emilio Praga e Gabriele D’Annunzio. Quest’ultimo, assieme a Giosuè Carducci, è stato il protagonista con alcune poesie musicate da G. A. Fano per una serie di canti (8), composti nel 1945 ad Assisi in un monastero dove si era rifugiato, per sfuggire alle deportazioni naziste. Infine di Giuseppe Martucci (1856-1909), di cui Fano fu l’allievo prediletto, la Remigio ha eseguito “Tre pezzi op.84”, la sua ultima creazione per canto e pianoforte, in cui ha messo in musica alcuni testi carducciani, come la poesia “Pianto antico”, imparata giocoforza a memoria da uno sterminato stuolo di studenti. La vocalità della Remigio, assecondata in maniera parca dal pianismo in punta di piedi di Magiera, è esplosa nella sala, anche attraverso una serie di vocalizzi che hanno lasciato il pubblico senza fiato. Generosa, la soprano non si è minimamente risparmiata nel dimostrare il proprio talento, regalando a mo’ di bis il breve pezzo d’opera “O mio bambino caro”.
Nata nel 2003 a Venezia, dove si trova il fondo musicale del compositore, l’Associazione culturale Archivio Musicale G. A. Fano onlus ha lo scopo di favorire la conservazione, la catalogazione, e lo studio delle fonti musicali e biografiche di Guido Alberto Fano, la promozione e la divulgazione della conoscenza della sua figura e della sua opera attraverso l’organizzazione di attività di ricerca, di esecuzione, editoriali e didattico-musicali.