Il 2015 è iniziato positivamente per il vino italiano. Molto bene il mercato USA, contrastanti i pareri per Germania e Cina. Tra i canali di vendita, ancora preferiti gli importatori alla GDO
L’85% delle cantine italiane è soddisfatto dell’attuale andamento del mercato, grazie soprattutto all’ottimo andamento delle esportazioni nei primi 4 mesi dell’anno. È quanto emerge dal quarto Osservatorio “wine2wine” di Vinitaly, i cui risultati sono stati presentati a Milano da Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, nel corso del suo intervento al “Forum Food e Made in Italy” del Sole 24 Ore.
«Capire come si muovono i mercati esteri è fondamentale per programmare al meglio la prossima edizione di Vinitaly – ha affermato Mantovani –. Quella in programma dal 10 al 13 aprile 2016 sarà la cinquantesima edizione del Salone del vino di Verona e stiamo lavorando per confermare la sua leadership tra le fiere internazionali di settore».
Delle oltre 400 cantine intervistate tra maggio e giugno, distribuite in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (17,5% NordOvest, 35,4% NordEst, 31,7% Centro, 15,4% Sud e Isole) e tutte già espositrici di Vinitaly o partecipanti alla prima edizione di “wine2wine” nel dicembre 2015, il 58,3% ha dichiarato una crescita del fatturato imputabile al commercio estero rispetto allo stesso periodo del 2014. Il 32% è stabile, mentre un calo viene registrato dal 9,7% di chi ha risposto, a cui si contrappongono incrementi superiori al 15% per il 21,4% delle cantine. L’andamento è molto positivo soprattutto per le imprese del NordEst e dell’Italia meridionale, per quelle mediamente internazionalizzate (cioè presenti con i propri vini in 6-20 mercati) e per quelle con percentuali di export già superiori al 30%.
Questo “sentiment” viene in parte confermato dai dati Istat del primo trimestre 2015 (ultima rilevazione disponibile), che indicano un valore delle esportazioni italiane di vino in aumento del 3,85% per un totale di quasi 1,189 miliardi di euro, anche se con una contrazione dei volumi di circa il 2%.
Grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro e all’andamento generale dell’economia, gli Stati Uniti sono il mercato del momento: il 76,2% delle cantine intervistate ha dichiarato che quello americano è tra i tre mercati (con Canada e Regno Unito) che in questo momento stanno crescendo maggiormente. Questa opinione è condivisa sia dalle aziende che vendono i propri vini in meno di 10 mercati, sia in quelle maggiormente internazionalizzate.
Più variegata l’opinione delle cantine nei confronti del mercato tedesco: 1 azienda su 3 (32,7% per la precisione) ha dichiarato un aumento delle vendite in Germania, ma più di un terzo (34,7%) sono state quelle che, al contrario, hanno registrato una contrazione. Tra le cantine che esportano i propri vini in più di 20 Paesi, solo la Russia ha avuto un andamento della domanda peggiore.
Anche la Cina mostra una situazione polarizzata, con aziende di piccole dimensioni che stanno aumentando le vendite (21,8% del totale) e imprese più strutturate che, nel 16% dei casi, indicano il Paese asiatico come un mercato in calo.
Quanto ai canali di vendita, le cantine giudicano molto positivo (63,6% degli intervistati) il proprio rapporto con gli importatori, mentre divide il rapporto con la GDO estera (molto positivo per il 47,3% ma allo stesso tempo particolarmente negativo per il 27,3%). In entrambi i casi c’è una correlazione diretta con la dimensione aziendale: le cantine con oltre 10 milioni di euro di fatturato e 1 milione di bottiglie prodotte sono soddisfatte degli importatori nell’85% dei casi, percentuale che scende fino al 41,2% per le cantine che producono fino a 150.000 bottiglie. Andamento simile, ma con differenze meno marcate, per le vendite alla GDO estera.