Secondo lo studio di Bankitalia, l’Emilia Romagna vede la ripresa

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operai linea montaggio autoMigliora il mercato lavoro (+0,4%) soprattutto per gli ultracinquantenni

Bankitalia ha pubblicato lo studio relativo all’Emilia Romagna da cui emerge come l’andamento economico sia stato disomogeneo tra i settori produttivi. L’industria ha mostrato segnali di ripresa, con risultati migliori della media per le imprese di maggiori dimensioni, più orientate all’export e attive nella meccanica e nell’automotive.

Nelle costruzioni, i livelli di attività si sono ulteriormente ridotti; il calo dei prezzi delle case e i bassi livelli dei tassi di interesse hanno tuttavia stimolato le compravendite di abitazioni, contribuendo a un parziale riassorbimento dell’eccesso di offerta sul mercato immobiliare. Nei servizi, il quadro è frammentato: sono diminuite le presenze di turisti mentre sono aumentati i traffici di merci; nel commercio, al calo delle vendite al dettaglio si è affiancato l’aumento delle spese per beni durevoli.

L’occupazione ha segnato una modesta crescita (0,4%) e si sono ridotte le ore di Cassa integrazione guadagni; il tasso di disoccupazione è leggermente diminuito, attestandosi all’8,3%. Per i più giovani, tuttavia, l’occupazione si è ulteriormente ridotta; le difficoltà di accesso al mercato del lavoro sono accentuate soprattutto per quelli meno istruiti.

I prestiti bancari sono diminuiti del 2,4%, in lieve attenuazione rispetto all’anno precedente, grazie a una maggiore domanda di nuovi finanziamenti e a condizioni di offerta di credito più favorevoli. I tassi di interesse sono scesi, soprattutto nella componente a medio-lungo termine, beneficiando delle politiche espansive della Bce.

La dinamica dei prestiti alle imprese è stata eterogenea tra i settori produttivi e, soprattutto, in relazione al profilo di rischio dei prenditori. La flessione si è attenuata per le imprese manifatturiere e dei servizi, riflettendo una ripresa dei nuovi finanziamenti che rimangono tuttavia su livelli contenuti. Per il settore delle costruzioni, al contrario, il calo si è accentuato. Per le imprese con una situazione economica più solida, il credito è aumentato, a fronte di una riduzione marcata per quelle più rischiose; anche gli spread sui tassi tra le due tipologie di imprese si è ulteriormente ampliato. Per le famiglie consumatrici la diminuzione dei prestiti si è pressoché arrestata, anche grazie all’incremento dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni.

Il rischio di credito permane elevato, sebbene anche in questo caso il quadro sia molto eterogeneo per tipologia di debitore. Per le imprese, i tassi di ingresso in sofferenza sono ulteriormente aumentati nel settore delle costruzioni, attestandosi sui massimi storici, a fronte di un leggero miglioramento negli altri comparti produttivi. Per le famiglie consumatrici, gli indicatori di rischiosità rimangono più contenuti.

Per il 2015, le stime di Prometeia indicano un tasso di crescita per il Pil dell’Emilia Romagna intorno all’1%. Le indagini presso le imprese segnano un consolidamento della ripresa per il fatturato e per gli investimenti. Anche le attese delle banche suggeriscono un rafforzamento della domanda di finanziamenti nella prima parte del 2015 alla quale si affiancherebbero condizioni di offerta di credito favorevoli. I dati disponibili sui primi mesi dell’anno in corso confermano il miglioramento degli ordini alle imprese, un aumento della crescita dell’occupazione e un attenuazione del calo dei prestiti bancari.

Il quadro congiunturale indica il ritorno verso un sentiero di crescita, ma l’eredità della lunga fase recessiva è pesante per le imprese, per le famiglie e per le banche. Fra il 2007 e il 2013, il valore aggiunto si è ridotto di oltre il 7%. Nell’industria manifatturiera, comparto portante dell’economia regionale, la flessione è stata del 14%. Nostre analisi sulle società di capitale del manifatturiero indicano che oltre un quinto delle imprese attive nel 2007 sono uscite dal mercato negli anni della crisi; erano in prevalenza imprese meno solide dal punto di vista finanziario e con minori prospettive di crescita. Tra le sopravvissute si è avuta una polarizzazione dei risultati aziendali; poco più di una su dieci ha attraversato la crisi registrando una significativa crescita del fatturato e un miglioramento della redditività.

Durante la crisi, i redditi delle famiglie si sono ridotti in misura consistente. Ne è derivata una flessione dei consumi e una ricomposizione della spesa a favore delle componenti non comprimibili, legate alla gestione dell’abitazione e ai consumi alimentari. Anche gli indicatori di povertà sono significativamente aumentati, pur restando al di sotto della media nazionale e di quella dell’Unione europea.

Per le banche, la lunga fase recessiva ha comportato un rilevante aumento delle partite deteriorate negli attivi dei loro bilanci; a fine 2014, rappresentavano quasi il 30% dei prestiti alle imprese e circa il 13 di quelli alle famiglie. Il sistema bancario ha ridimensionato la propria articolazione territoriale, anche al fine di contenere i costi: rispetto al 2007, le banche attive in regione sono diminuite di 26 unità, gli sportelli di quasi 300. Negli anni della crisi si è ridotta anche la mobilità delle imprese fra le banche; le imprese che hanno cambiato banca, inoltre, hanno ottenuto tendenzialmente condizioni di costo meno favorevoli, segnalando che erano spinte soprattutto da motivi connessi con la disponibilità di credito.