Ancora troppo lenti i pagamenti del comparto pubblico alle imprese

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euro soldi mazzette 50
euro soldi mazzette 50Nonostante le promesse di Renzi, ci sono ancora 60 miliardi di debiti verso i fornitori

Ancora problemi con i tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione, sia quella centrale che quella degli enti locali. Nonostante le ripetute promesse del Governo Renzi, un anno è passato con pochissimi risultati, tanto da creare non pochi problemi alle imprese già alle prese con una pressione fiscale eccessiva ed anticompetitivia ad oltre il 68%.

Secondo l’indagine effettuata dall’Associazione artigiani di Mestre, il record negativo dei tempi di pagamento tocca al comune di Catanzaro (144 giorni di ritardo). Male anche l’Asl del Molise (126 giorni oltre la scadenza) e il Ministero dell’Economia (82 giorni dopo il termine pattuito).

Sebbene la legge imponga alla pubblica amministrazione (Pa) di pagare i propri fornitori con tempi compresi tra i 30 e i 60 giorni, una parte rilevante dei principali comuni capoluogo di provincia, delle regioni, dei ministeri, delle grandi Asl e di alcuni enti pubblici continua a non rispettare questa scadenza.

Dalla fotografia scattata dall’Ufficio studi della Cgia che ha analizzato i siti web delle Pa sopraindicate che per la prima volta entro lo scorso 30 aprile avevano l’obbligo di pubblicare la tempestività dei propri pagamenti riferiti al primo trimestre di quest’anno, emerge una situazione “a macchia di leopardo”. Mentre comuni, Asl e alcuni ministeri presentano dei ritardi inaccettabili, le regioni e alcuni enti pubblici hanno “sforato” in misura abbastanza contenuta o hanno addirittura saldato i propri fornitori in anticipo rispetto ai termini contrattuali.

«In questa elaborazione abbiamo consultato solo un piccolo campione di soggetti pubblici – commenta il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – e pur riconoscendo che le difficoltà e i tagli hanno ridotto le possibilità di spesa delle amministrazioni pubbliche, non è giustificabile che una buona parte dei soggetti monitorati, a distanza di quasi 2 mesi e mezzo dalla scadenza prevista per legge, non abbia ancora pubblicato sul proprio sito internet alcun dato. Ancora una volta, quando la Pa è obbligata a rendere conto ai cittadini -contribuenti del proprio operato, la trasparenza, spesso invocata a parole dai politici o dai dirigenti pubblici, stenta ad affermarsi nei fatti».

Entrando nel dettaglio dell’indagine, tra le 21 aziende sanitarie locali prese in esame (una per ogni regione), la peggiore pagatrice è quella del Molise, con oltre 126 giorni di ritardo rispetto ai termini contrattuali. Seguono l’Asl di Bari (66 giorni), quella di Palermo (quasi 43 giorni) e quella di Cagliari (31 giorni). La più virtuosa, invece, risulta essere l’Usl Umbria 1 di Perugia, che paga i propri fornitori quasi 23 giorni prima della scadenza. Bene anche quella di Trento che paga in media 11 giorni prima della scadenza. Nell’ambito sanitario non sono disponibili i dati di 5 Asl (Torino 1, Azienda sanitaria dell’Alto Adige, Roma A, Napoli 1 centro, Catanzaro).  

Quanto ai comuni capoluogo di regione, con oltre 144 giorni di ritardo, Catanzaro è maglia nera in Italia. Seguono Perugia, con quasi 90 giorni di ritardo, Roma capitale, con quasi 83 giorni, e Venezia, con quasi 65 giorni. Male anche Bolzano (10 giorni di ritardo). Trento, invece, salda i pagamenti ai propri fornitori con quasi 23 giorni di anticipo rispetto alla scadenza, in buona compagnia di Trieste (circa 10 giorni di anticipo). I comuni che non hanno ancora aggiornato il sito sono 5: Aosta, Campobasso, Potenza, Palermo e Cagliari.

Tutto sommato fisiologica la situazione di enti pubblici e autorità: il più lento è il Cnr presenta un ritardo di 33 giorni. Seguono l’Ice (Istituto per il commercio estero), con 29,5 giorni, l’Inps, con 24,5 giorni e l’Autorità garante della Concorrenza, con quasi 24,5 giorni.

Nel settore ministeriale è molto singolare che a far registrare il ritardo maggiore nei tempi di pagamento sia quello dell’Economia e delle Finanze: il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan salda i fornitori con ben 82 giorni di ritardo. Segue lo Sviluppo Economico, con uno “sforamento” di quasi 38 giorni e la presidenza del Consiglio dei Ministri, con quasi 29,5 giorni di ritardo. Di rilievo, invece, la performance del Ministero delle Infrastrutture: rispetto alla scadenza contrattuale, i pagamenti vengono effettuati quasi 23,5 giorni prima della scadenza. Sono ben 6 i ministeri che, purtroppo, non hanno ancora messo on line i propri dati (Interno, Giustizia, Ambiente, Lavoro, Istruzione e Beni Culturali).

Tra le regioni, il Piemonte è l’ente territoriale che presenta i ritardi di pagamento più rilevanti: rispetto ai termini contrattuali, salda le fatture ricevute dai fornitori dopo 38 giorni. La regione Lazio, invece, ritarda di oltre 19 giorni, mentre il Veneto di quasi 18,5 giorni. Di rilievo lo “score” del Friuli Venezia Giulia: chi lavora per questa regione è pagato in anticipo sulla scadenza di 11 giorni. Non male anche le performance di Emilia Romagna e Lombardia: in queste due realtà le fatture vengono saldate con 5 giorni di anticipo sulla scadenza. Purtroppo sono ben 9 le regioni che non hanno rispettato la scadenza o hanno inserito nel proprio sito dei dati parziali: Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e la Provincia autonoma di Trento.    

Oltre ai ritardi nei pagamenti, c’è il fatto che la pubblica amministrazione è anche un pessimo pagatore, visto che i debiti verso i fornitori non calano. Secondo le stime presentate dalla Banca d’Italia nella “Relazione Annuale 2014”, al 31 dicembre scorso il debito commerciale della Pa nei confronti dei fornitori privati ammonterebbe a 70 miliardi di euro. Depurando da questo importo i 10 miliardi circa che i creditori hanno ceduto pro soluto alle banche, si evince che la Pa deve ancora saldare 60 miliardi di euro ai propri fornitori.

«Lo stock di debito – conclude Bortolussi – rimane ancora molto elevato, poiché la Pa continua a pagare con forte ritardo rispetto a quanto previsto dalla Direttiva europea introdotta nel 2013. Infatti sebbene i tempi di pagamento nell’ultimo anno siano scesi mediamente di 21 giorni, secondo Intrum Justitia nel 2015 la nostra Pa si conferma la peggiore pagatrice d’Europa, visto che salda mediamente i propri fornitori dopo 144 giorni, contro i 34 giorni medi che si registrano in Ue».