Convegno Aprolav per fare il bilancio sul mercato del latte al termine del regime delle quote
Il fabbisogno nazionale di latte supera i 2,5 miliardi di litri ogni anno, ma gli allevamenti italiani non ne producono più del 60%, mentre il resto viene importato dai grandi produttori del Nord Europa a condizioni di prezzo quasi sempre molto più competitive rispetto a quelle praticate dagli allevamenti locali. Il dato è emerso, a Treviso, nel corso di un convegno promosso dall’Associazione dei produttori di latte del Veneto (Aprolav) alla quale hanno partecipato operatori del settore italiani ed esteri dal titolo “Il mercato del latte senza quote”.
Al centro della discussione, il rischio di un progressivo spostamento del mercato del latte a vantaggio dei produttori d’oltrefrontiera, dove i costi sono normalmente inferiori (in Germania il costo di produzione per litro è intorno ai 32 centesimi di euro, in Italia prossimo ai 40 a causa della minore dimensione delle aziende e della maggiore pressione fiscale e burocratica che aggrava i costi a carico delle aziende), e che quindi tendono a mettere in crisi le aziende nazionali, specie se il prezzo di vendita, come negli ultimi trimestri, oscilla fra i 35 e i 37 centesimi.
Le aziende lattiere del Veneto negli ultimi dieci anni si sono dimezzate, passando da 7.300 a 3.700 circa, con una produzione media cresciuta da 160.000 a 295.000 litri, segno di un progressivo ingrandimento delle singole unità anche mediante l’aggregazione di aziende preesistenti. Fra le difficoltà segnalate nella zona della pedemontana trevigiana c’è anche la continua conversione a più redditizi vigneti di aree verdi prima affittate agli allevatori per la produzione e raccolta di foraggi destinati all’alimentazione dei bovini.