Casson uscito dal primo turno in testa rischia di essere doppiato dal centro destra che si è riunito per riconquistare la città dopo gli scandali che hanno travolto la giunta a guida PD
Domenica 14 giugno, gli elettori veneziani dovranno pronunciarsi su un ambo secco per eleggere il prossimo sindaco della città lagunare. Alla sfida partecipano l’alfiere del centro sinistra Felice Casson, senatore del PD ed ex magistrato, e l’imprenditore Lugi Brugnaro, fondatore di Umana e patron della squadra di basket del Reyer che è riuscito a coalizzare attorno alla sua candidatura tutto il centro destra che al primo turno era andato in ordine sparso.
Se al primo turno Casson è risultato in testa grazie al centro sinistra che lo ha sostenuto unitariamente, incassando il 38,01% dei consensi, viceversa Brugnaro potrebbe anche effettuare il sorpasso, visto che lui al primo turno aveva sì incassato il 28,57% dei voti, ma al ballottaggio si presenta supportato da Lega Nord (oltre il 10%) e dalle liste civiche rappresentate da Francesca Zaccariotto (un altro 5% circa). Probabilmente, domenica prossima, il risultato delle urne per il nuovo inquilino di Ca’ Farsetti lo decideranno sia gli astenuti (in crescita) che gli indecisi tra il riaffidarsi ad un governo che negli anni passati non ha dato grande prova di capacità (negli ultimi dieci anni di guida del centro sinistra il bilancio di Venezia ha accumulato un deficit di 50 milioni di euro), con la fuga dal centro storico di Venezia di migliaia di residenti e di aziende e tentare la via del nuovo impersonata da un imprenditore di successo, dalle idee semplici e pragmatiche.
Una situazione che, nelle due ultime settimane, ha visto Casson in visibile difficoltà, visto che lui non poteva certo allargare la sua base elettorale rispetto a quella che l’ha sostenuta al primo turno, tanto che su più temi egli ha percorso strade poco consone per la tradizione del PD e del centro sinistra, ad iniziare dall’invasione degli immigrati: pure Casson ha scomunicato l’operato del Governo Renzi.
A dar manforte alla candidatura di Brugnaro è sceso in campo anche il governatore del Veneto Luca Zaia, fresco di rielezione e forte del risultato raccolto dalla Lega Nord nei seggi lagunari. Zaia auspica un dialogo diretto tra il governo del Veneto e quello della “sua” capitale Venezia e «l’avere un’identità di vendute e di azioni può sicuramente aiutare a migliorare il governo della città e a risolvere gli annosi problemi di Venezia».
Entrambi i candidati hanno già pronta una squadra di governo per Venezia: Casson ricorre a cinque nomi esterni di grido (dal patron della Diesel Renzo Rosso all’economista Francesco Giavazzi, al critico d’arte ed ex assessore alla cultura di Milano, Philippe Daverio, alla general manager di Uber, Benedetta Arese Lucini), mentre Brugnaro propone una giunta con all’interno assessori “pesanti” come il leghista Gian Angelo Bellati o la ex presidente della provincia di Venezia Francesca Zaccariotto.