Confindustria Emilia, le territoriali di Bologna, Modena e Ferrara firmano il protocollo

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valter caiumi pres confindustria modena
valter caiumi pres confindustria modenaAvviato il processo che entro il 2018 porterà ad una rappresentanza unitaria degli industriali

Le associazioni industriali di Bologna, Modena e Ferrara hanno firmato un protocollo d’intesa di avvicinamento alla nascita di un organismo unico, Confindustria Emilia, operativo entro il 2018. Lo hanno siglato sotto la Ghirlandina i tre presidenti: Walter Caiumi di Confindustria Modena, Alberto Vacchi di Unindustria Bologna e Riccardo Maiarelli di Unindustria Ferrara. E’ previsto, fino alla piena operatività, un periodo di transizione in cui uno dei tre fungerà da coordinatore, poi si procederà all’elezione del primo presidente di Confindustria Emilia.

«Confindustria Emilia – ha detto Caiumi – diventerà una realtà costituita da 3.200 imprese che danno lavoro a 171.000 dipendenti, e all’interno del sistema Confindustria saliremo al primo posto per capacità manifatturiera. La fusione si pone due obiettivi, ovvero il potenziamento dei servizi alle imprese e quello della rappresentanza». «Bologna, Modena e Ferrara – ha aggiunto Caiumi – sono legate profondamente al manifatturiero, insieme rappresentano il 49% dell’export della regione e il 6,5% di quello italiano. Questi numeri ci avvicinano alle performance, per esempio, di importanti aree industrializzate della Germania. Siamo convinti – ha detto – che questa sia la strada giusta per affrontare le sfide che le economie e i mercati in continua evoluzione ci chiedono di superare».

La firma del protocollo d’intesa è avvenuta alla vigilia dell’assemblea di Confindustria Modena. «Questo processo – ha detto ancora il presidente di Confindustria Modena – per noi rappresenta un’autentica rivoluzione, al centro ci saranno le nostre imprese con un’attenzione particolare a quelle più piccole e meno strutturate. Ma soprattutto – ha proseguito – è un’occasione straordinaria per accelerare il processo di modernizzazione del nostro sistema. E’ l’esempio tangibile della nostra volontà e capacità di evolvere».

Nell’ambito dell’assemblea, Caiumi ha fatto anche il bilancio della situazione post terremoto: «a tre anni dal sisma, il tema della ricostruzione e della ripresa delle attività produttive è purtroppo ancora molto attuale. La Regione e il Commissario straordinario hanno lavorato con il Governo per ottenere le risorse necessarie alla ricostruzione. Ordinanza dopo ordinanza è stata scritta una legislazione ex novo per mettere in moto la macchina dei rimborsi. A tutt’oggi sono state presentate 2.497 domande di contributo per un ammontare di un miliardo e 900 milioni di euro. I decreti di concessione sono 1.182, per un totale di 682 milioni, di cui, al 30 aprile, erogati, sottolineo erogati, 245. Mi sembra che i numeri parlino da soli». Una situazione che, secondo Caiumi, genera «senso di frustrazione e d’impotenza».

Dopo avere riflettuto sulle riforme portate avanti dal governo, Caiumi si è soffermato sullo stato di salute dell’economia locale: «le imprese manifatturiere hanno chiuso il 2014 con una produzione pressoché stazionaria sui livelli dell’anno precedente: la variazione percentuale registrata infatti è stata dello 0,1%; il fatturato è apparso invece in leggero aumento, +3%; gli ordini dal mercato interno sono diminuiti dello 0,7% mentre quelli dall’estero sono cresciuti del 2,6%. Dopo parecchi anni in negativo, il 2014 mostra un segno di tenuta». Bene l’export: «in provincia di Modena è aumentato del 6,2% rispetto al 2013, contro il 4,3% dell’Emilia-Romagna e il 2% della performance nazionale».

Caiumi ha richiamato la necessità di affrontare e risolvere il nodo infrastrutturale: «è davvero singolare, se non paradossale, che una realtà industriale così fortemente proiettata sui mercati stranieri non possa ancora contare, come meriterebbe, su infrastrutture all’avanguardia. Sto parlando dello Scalo merci di Marzaglia, purtroppo ancora fermo. Mi riferisco alla Bretella Campogalliano-Sassuolo, al riassetto del casello di Modena Nord, alla Cispadana. Per il nostro sistema industriale si tratta di un consistente svantaggio competitivo. Per non parlare poi delle infrastrutture immateriali, la banda larga, il wi-fi, ovvero le autostrade virtuali che ci consentirebbero di diventare sempre più connessi e digitali».