L’Italia è fuori dalla recessione (e dalla deflazione)

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grafico crescita freccia
grafico crescita frecciaRimangono pur sempre segnali di possibile inversione della tendenza. Per il consolidamento è necessario il rilancio del mercato interno che è ancora debolissimo

L’Istat ha pubblicato i dati sull’andamento dell’economia italiana nel primo trimestre 2015, che evidenziano segnali incoraggianti d’inversione della tendenza, aprendo dopo trimestri in continuo calo la strada alla crescita. Ma si tratta di una crescita debole, trainata soprattutto dall’export, mentre il mercato interno rimane oltremodo debole.

La seconda lettura dei dati di contabilità nazionale ha confermato la stima preliminare di una crescita del PIL di 0,3% nel I trimestre 2015 (dopo la stagnazione di fine 2014). «Si tratta del primo dato positivo da un anno e mezzo, e di un massimo da 4 anni – commenta l’analista senior del Gruppo bancario Intesa Sanpaolo -. La variazione annua è stata anzi rivista verso l’alto a +0,1%, da zero della prima stima (e da -0,4% a/a del 4° trimestre 2014). È la prima volta da 3 anni e mezzo che l’attività economica risulta in crescita rispetto ad un anno prima».

Il dettaglio delle componenti è meno positivo di quanto ci si potesse attendere, in quanto i consumi delle famiglie sono calati di -0,1% su base trimestrale (dopo essere cresciuti in ciascuno dei 6 trimestri precedenti). A questo dato, fa da contraltare il fatto che gli investimenti totali sono saliti di ben 1,5% trimestrale (ai massimi dal 2006), ma soprattutto per via del balzo degli investimenti in mezzi di trasporto (+28,7% trimestrale), una componente molto volatile e dal peso ridotto (circa il 5% degli investimenti totali e meno dell’1% del PIL); al contrario, la spesa delle aziende in macchinari e attrezzature (diversamente da quanto ci si potesse attendere dopo i dati di produzione industriale) è calata di -0,9% trimestrale dopo l’aumento di +0,3% visto a fine 2014. L’export è risultato stagnante, dopo essere balzato di +1,8% nel trimestre precedente; di conseguenza gli scambi con l’estero hanno sottratto quattro decimi al PIL, per via dell’accelerazione a +1,4% dell’import (che peraltro può essere essa stessa interpretata come il riflesso di una maggiore tonicità della domanda interna). Infine, le scorte hanno aggiunto mezzo punto percentuale alla crescita del PIL, che dunque al netto del contributo dei magazzini sarebbe risultato negativo; tuttavia, si tratta di un effetto speculare a quanto verificatosi nel trimestre precedente, quando le scorte avevano sottratto sei decimi alla crescita, al netto dei quali la ripresa del PIL sarebbe iniziata già a fine 2014; inoltre, in questa fase il contributo delle scorte appare speculare a quello della domanda estera, pertanto le due componenti si compensano quanto agli effetti sull’attività economica generale.

Secondo Mameli «il dettaglio più confortante (in linea peraltro con le nostre attese) è la ripresa degli investimenti in costruzioni (+0,5% trimestrale). Si tratta del primo dato positivo da quasi 5 anni. Come abbiamo sottolineato a più riprese di recente, i primi segnali di recupero del settore sono proprio la principale novità positiva dello scenario macroeconomico nelle ultime settimane, vista l’importanza del comparto e il fatto che la recessione nelle costruzioni dura in pratica ininterrottamente dal 2007».

I dati Istat fanno emergere il fatto che la ripresa (almeno a livello domestico) sia partita già a fine 2014, visto che la domanda interna finale è cresciuta di 0,2% trimestrale in ciascuno dei due trimestri a cavallo d’anno, cui s’aggiungono gli scambi con l’estero in crescita, cosa che dovrebbero influire sul PIL dovrebbe in ragione di un ritmo di 0,3% trimestrale nei restanti trimestri dell’anno, se non vedere una modesta accelerazione. «Ciò conferma – dice Mameli – che i rischi sulla nostra previsione di un’attività economica in crescita di 0,6% in media d’anno nel 2015 sono oggi verso l’alto (a meno di un’evoluzione drammatica della crisi ellenica con contagio agli altri Paesi, uno scenario che al momento valutiamo dalla probabilità ridotta)».

Un fattore che induce all’ottimismo riguarda il ritorno in positivo dell’inflazione annua (per la prima volta dallo scorso novembre), a +0,2% (da -0,1% ad aprile). La salita dei prezzi nel mese è dovuta ai rincari (ulteriori dopo quelli dei mesi scorsi) di due componenti: 1) servizi ricettivi e di ristorazione (+0,8% mensile), che hanno risentito non solo di fattori stagionali ma anche degli effetti dell’aumento dei flussi turistici legati all’apertura dell’Expo a Milano; 2) i trasporti (+0,5% mensile, per via soprattutto dell’ulteriore risalita dei prezzi dei carburanti: +2,4% mensile per benzina e diesel). Andamento negativo (anche in questo caso si tratta di un trend che ha caratterizzato gli ultimi mesi e non solo quello corrente) per i prezzi delle comunicazioni (-0,6% m/m, terzo calo consecutivo) e delle spese per tempo libero e cultura (-0,3% mensile, terza flessione negli ultimi sei mesi).

Stabile l’indice composito di fiducia delle imprese elaborato dall’Istat a maggio, a 102 da 102,1 di aprile. È il secondo calo, sia pur marginale, dopo 4 mesi di aumento. Il morale delle imprese è diminuito in tutti i principali settori (manifatturiero, costruzioni e commercio al dettaglio) con l’eccezione dei servizi (dove è salito a 104,9 da 104,5). La fiducia dei consumatori, dopo essere salita a marzo ai massimi da quasi 13 anni, è calata per il secondo mese consecutivo a maggio, a 105,7 da 108 precedente (rivisto al ribasso di due decimi). Tuttavia, il livello dell’indice resta vicino ai massimi dal 2009, e ben superiore alla media di lungo termine (101,4).