Il Tribunale di Milano blocca il servizio “Uber Pop” in Italia

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taxi insegne auto biancheSoddisfazione dei tassisti. Nordio, Confartigianato Taxi: «un punto a favore della legalità». Ma una sconfitta del mercato e della concorrenza

«Una vittoria per la categoria dei taxisti e dei noleggi con conducente ed un punto a favore della legalità» commenta a caldo il veneziano Alessandro Nordio, presidente nazionale e regionale veneto dei tassisti la notizia che i giudici del Tribunale di Milano hanno accolto il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per concorrenza sleale.

Tutta la categoria tira un sospiro di sollievo. «È stata infatti accertata – spiega Nordio – la concorrenza sleale posta in essere ai sensi dell’art. 2598 n. 3 c.c. dalle società del Gruppo Uber nei confronti dei taxi. Ma non solo, il Tribunale ha anche inibito in via cautelare ed urgente alle medesime l’utilizzazione sul territorio nazionale dell’app denominata “Uber Pop” e comunque la prestazione di un servizio – comunque denominato e con qualsiasi mezzo promosso e diffuso – che organizzi, diffonda e promuova da parte di soggetti privi di autorizzazione amministrativa e/o di licenza un trasporto terzi dietro corrispettivo su richiesta del trasportato, in modo non continuativo o periodico, su itinerari e secondo orari stabiliti di volta in volta».

Secondo Nordio «finalmente possiamo confidare nella analisi oggettiva dei fatti e su una presa di posizione chiara da parte delle autorità volte a garantire i diritti di cittadini e imprese. Come abbiamo più volte evidenziato, in particolare noi taxisti veneti precursori dell’utilizzo di strumenti tecnologici per intercettare le esigenze sempre più dinamiche dell’utente con il nostro servizio App taxi, non abbiamo paura di affrontare la sfida di Uber, ma le regole di base devono valere per tutti. Ecco perché siamo soddisfatti che il punto focale che motiva la sentenza di inibizione al servizio emessa dal Tribunale milanese, sia la concorrenza sleale finora attuata dalla piattaforma straniera. I taxisti veneti non temono confronti, dunque, a patto di non essere gli unici nel settore a subire il profondo handicap, tutto nostrano, di necessitare di scrupolose licenze, autorizzazioni e di sostenere una pressione fiscale divenuta a dir poco asfissiante».

Mentre Uber si appresta ad impugnare la sentenza del Tribunale milanese chiedendo la sospensiva, da molti ci si chiede se questa è una vittoria di Pirro, visto che il servizio “legale” delle auto bianche è, in molte realtà italiane, scadente, vuoi per il ridotto numero di vetture in servizio che per la qualità complessiva. Le associazioni consumeristiche lamentano che la sentenza va contro il mercato e l’evoluzione tecnologica, che permetteva di avere servizi di mobilità urbana migliori e a prezzo più contenuto.