Allevatori lombardi in assemblea annuale

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Assemblea allevatori lombardia da sx pres AIA Pietro Salcuni pres Aral Germano Pè ass agricoltura Gianni Fava direttore Aral Massimo Battaglia
Assemblea allevatori lombardia da sx pres AIA Pietro Salcuni pres Aral Germano Pè ass agricoltura Gianni Fava direttore Aral Massimo BattagliaUn sistema per battere la crisi nello scenario post quote latte
Nel difficile scenario post-quote latte, il “Sistema Allevatori” resta un’arma fondamentale a sostegno delle aziende per affrontare le insidie del mercato.

«Abbiamo dato una grande prova di carattere, reagendo alle difficoltà nel migliore dei modi: oggi vogliamo continuare ad essere a fianco degli allevatori per sostenere la competitività del comparto con risposte certe e soluzioni all’avanguardia in linea con i progressi della ricerca» ha detto Germano Pè, presidente dell’Aral, l’associazione regionale allevatori di Lombardia, riuniti a Salvirola (Cr) per la tradizionale assemblea annuale: con lui il direttore Massimo Battaglia e varie personalità istituzionali tra cui il presidente nazionale Aia, Pietro Salcuni, l’assessore all’agricoltura di Regione Lombardia, Gianni Fava, ed il leader di Coldiretti Brescia e Lombardia, nonché vice-presidente nazionale, Ettore Prandini.

Al centro dei lavori, ancora una volta, il tema delle risorse per il sostentamento del sistema allevatori. «La recente fusione per incorporazione delle Apa di Brescia e Bergamo dimostra quanto la Lombardia prenda sul serio la questione della razionalizzazione legata alle necessità imposte dalla riduzione dei fondi pubblici – ha detto Pè -. La scelta di mantenere attive quatto Apa sul territorio dove si produce il 40% del latte nazionale è dettata da necessità oggettive: smettiamola quindi di pensare che la Lombardia sottrae soldi alle altre regioni, perché in realtà fino ad oggi quanto ottenuto è percentualmente inferiore rispetto alla mole di lavoro svolto».

Solidarietà sì, ma con maggiore equità: e qui Pè ha voluto ringraziare sia l’assessore Fava che il presidente nazionale dell’Aia per gli interventi tesi a riequilibrare la questione dei finanziamenti dei libri genealogici. L’Aral del resto è reduce da un 2014 che ha confermato il carattere strategico del lavoro svolto dall’organizzazione sul territorio. Il piccolo aumento del numero di stalle iscritte ai Controlli Funzionali è secondo il presidente «un segnale significativo considerata la continua emorragia di aziende legata alla congiuntura negativa», legato evidentemente anche al fatto che «le produzioni delle stalle da noi controllate si confermano ai vertici quantitativi e qualitativi nell’ambito della Razza Frisona, per la quale possiamo vantare una copertura pari al 94% dei capi attualmente presenti sul territorio regionale».

Con una mole di poco inferiore ai 4 milioni di campioni analizzati all’anno, Aral ha raggiunto nel 2014 il tetto dei 31 milioni di analisi effettuate, con punte giornaliere di 20.000 provette e 180.000 dati elaborati: un impegno reso possibile anche da un continuo investimento in innovazione tecnologica, quantificato nell’arco dell’ultimo decennio in una media di circa 220.000 euro annui. A bilancio rientrano inoltre anche gli 80.000 euro stanziati dall’associazione a favore delle zone svantaggiate di montagna. «Sono cifre che da sole raccontano l’importanza di uno sforzo che le istituzioni regionali, con l’assessore Gianni Fava in testa, hanno saputo inquadrare come strategico per mantenere alta la competitività del settore ma anche per continuare a dare garanzie di sicurezza al consumatore – ha affermato Pè -. Da qui il nostro ringraziamento, anche per le battaglie legate alla veloce approvazione del Psr o a quelle sul prezzo del latte legato ai costi di produzione».

Non è mancato un cenno ad Expo 2015, dove «il “Sistema Allevatori” è presente con l’obbiettivo di partecipare al confronto sulla grande sfida per nutrire il pianeta di domani: una questione cruciale dal punto di vista etico, ma anche un’occasione fondamentale per rimettere il settore primario al centro di ogni decisione strategica futura».

Sul fronte dei finanziamenti, il leader nazionale degli allevatori Pietro Salcuni ha auspicato che, con il ministro Martina, si possa arrivare «a mettere in moto un criterio inopinabile di suddivisione legato ai numeri reali di produzione espressi dalla nostra associazione», ma l’assessore Fava ha ricordato che su questo tema «tutto è ancora fermo a quel piano di riparto proposto dal Ministero che come Regione Lombardia abbiamo rifiutato di sottoscrivere: e questo a causa di una palese iniquità, perché i numeri della nostra regione rendono inspiegabile quel 24% di risorse messe a nostra disposizione. E contro questa ingiustizia come istituzione continueremo ad opporci anche nei prossimi confronti». D’accordo anche Ettore Prandini: «è fuori di dubbio che la Lombardia oggi non si possa più far carico di situazioni che nel passato sottraevano risorse in nome della redistribuzione nazionale. Personalmente credo che potremo anche arrivare ad ottenere una percentuale tra il 29 e il 30% del totale messo a disposizione: ma poi dovremo vigilare perché quanto deciso venga effettivamente messo in atto senza fare sconti a nessuno, perché se la Lombardia dovesse cedere, a ruota crollerebbe tutta la zootecnia italiana».