Veneto rapporto annuale attività Pronto soccorso Suem 118

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veneto luca zaia coletto ass sanità
veneto luca zaia coletto ass sanitàOgni giorno quasi 1.000 interventi con 4 elicotteri, 292 ambulanze e 2.250 sanitari. Zaia: «la regione come punto di riferimento Agenas per i parametri standard»

In un solo anno, il 2014, il Suem 118 del Veneto ha compiuto più di 350.000 interventi, quasi mille al giorno, e i 44 Pronto soccorso negli ospedali hanno accolto e assistito circa 2 milioni di persone. Sono questi due dati particolarmente significativi, contenuti nel Rapporto annuale sull’urgenza emergenza realizzato e diffuso dal Centro Regionale Urgenza Emergenza – CREU – della Regione Veneto, in occasione della Settimana nazionale del Pronto soccorso.

Un’immensa “macchina”, mossa da 4 elicotteri, 292 ambulanze di terra, 219 delle quali sempre in servizio su 126 basi di partenza, 500 medici, 1.200 infermieri, 300 operatori socio-sanitari e 250 autisti soccorritori, operativi H24, sette giorni su sette. Un’organizzazione estremamente ramificata, la cui qualità è stata certificata dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (Agenas) al punto che la Regione Veneto è capofila di uno studio per l’identificazione di parametri standard per definire, in base al numero e alla tipologia di accessi, le dotazioni organiche adeguate ed uniformi per il personale sanitario del Pronto Soccorso.

«In questa Regione – sottolinea il presidente della Regione Luca Zaia che della sanità ha fatto uno dei fiori all’occhiello della sua amministrazione – la prassi è che alle parole corrispondano i fatti. Ho sempre detto che il sistema di urgenza emergenza è un pilastro della sanità moderna e che ne abbiamo fatto il punto di riferimento del nuovo Piano sociosanitario come capillare organizzazione salvavita. Questi dati lo confermano ampiamente e ci dicono che la strada di un continuo potenziamento del servizio è quella giusta. Percorsa sempre con i fatti, come dimostra la recente attivazione dell’elisuperficie a Portogruaro anche in assistenza ai milioni di turisti estivi sulle spiagge, e il rilancio della base Suem 118 a Pieve di Cadore, che sta per avere una nuova struttura e un nuovo elicottero abilitato anche al volo in alta quota a protezione di un’area tanto delicata come la montagna».

«Ci sono anche importanti novità con effetti già molto positivi anche nell’organizzazione interna ai pronto Soccorso – fa notare l’assessore alla sanità Luca Coletto – come l’entrata in attività degli steward per assistere e informare le persone in attesa e una serie di percorsi dedicati che accelerano l’intervento e la cura del paziente. Mi riferisco al fatto che i pazienti con richiesta di accertamenti urgenti ora accedono direttamente al reparto o all’ambulatorio senza transitare per il Pronto soccorso; che i pazienti con quadro clinico monospecialistico, come la gravidanza, vengono avviati direttamente allo specialista col metodo “Fast Track”; che il paziente che necessita di ricovero va accolto in reparto appena terminati gli accertamenti in Pronto soccorso, con attesa zero per il posto letto».

Il rapporto contiene numerosi elementi d’interesse attraverso i quali valutare l’attività. Nel 2015 i codici rossi e gialli sono stati il 20,5% del totale degli accessi, contro il 18,6% del quinquennio 2008-2012. Pur rimanendo altissima la quota degli accessi impropri, s’inizia a notare un’inversione di tendenza verso l’appropriatezza. I “sintomi minori” sono ancora il 41,7% degli accessi, contro il 24,6% dei traumi, il 23,9% dei “problemi medici maggiori”. Gli accessi degli italiani sono stati 1.547.289, quelli degli stranieri 217.924, pari al 12,3% del totale. Ben il 71,8% delle persone che vanno al Pronto soccorso, lo fanno ancora per decisione propria, mentre solo il 5,6% è inviato dal medico curante, l’1,2% dalla guardia medica, il 2% da uno specialista, lo 0,2% dalle case di riposo. Interessate, infine, la rilevazione sui tempi del triage: i casi valutati dal medico entro 30 minuti dal triage sono il 62%, il 79% (con obiettivo 90%) sono visti dal medico entro un’ora, il 90% entro due ore. I casi dimessi entro un’ora dal triage sono il 30%, entro due ore il 55%, entro 3 ore il 73%, entro quattro ore l’84%, con l’obiettivo di arrivare al 90%.