L’Arlef presenta l’indagine sulla conoscenza dell’idioma locale. Serracchiani: «la regione s’impegna a tutelare la lingua parlata dalla stragrande maggioranza dei residenti»
La lingua friulana oggi è parlata da oltre la metà degli abitanti del Friuli Venezia Giulia. Il dato, per certi versi inatteso, visto che la gran parte delle lingue minoritarie hanno avuto una flessione, emerge dall’aggiornata e puntuale fotografia sociolinguistica scattata da un’indagine promossa dall’Arlef, l’Agenzia regionale della lingua friulana, e realizzata dall’Università di Udine.
«Sono dati interessanti per capire come si tratti di un tema che non è assolutamente relegato, come qualcuno sostiene, al piano voluttuario. C’è una società particolarmente attenta che chiede, forse anche con una rinnovata consapevolezza, la possibilità non solo di utilizzare la propria lingua come strumento di comunicazione, ma anche di considerarla un mezzo d’integrazione», ha detto la presidente della Regione Debora Serracchiani, intervenuta alla presentazione ufficiale dell’indagine nella sede della Regione a Udine. «Nel definire con l’Arlef l’approccio che in questa legislatura la Regione voleva avere rispetto alla lingua friulana e, più in generale, alle minoranze linguistiche avevamo convenuto – sottolinea Serracchiani – quanto fosse importante acquisire una fotografia dell’esistente. Ecco perché questi sono dati interessanti e utili: ci permetteranno di definire al meglio le iniziative di programmazione, legate ai fondi delle leggi di tutela regionali e nazionali», ribadendo come la Regione «sia pronta a lavorare assieme all’Arlef sulla prossima pianificazione e programmazione». Serracchiani ha anche ricordato l’impegno dell’amministrazione regionale a Roma per sollecitare una rapida ratifica della Carta europea delle lingue regionali: «mi pare che si stia muovendo qualcosa», ha commentato la presidente, facendo riferimento ai recenti “pressing” sulla Commissione del Senato, «e che la Carta europea potrà essere un ulteriore importante tassello, anche di riconoscimento di una cornice giuridica che si va ad aggiungere a quella già definita dalla legislazione regionale e nazionale, foriero di conseguenze in termini anche di riconoscimento di diritti ulteriori e di allargamento delle competenze».
L’importanza di questa nuova rilevazione nella cornice delle ricerche sociolinguistiche effettuate in Friuli dal 1977 a oggi e i dati che mostrano comportamenti, opinioni, conoscenze e uso del Friulano sono stati riassunti da Linda Picco, ricercatrice e componente del Comitato tecnico scientifico Arlef, e da Claudio Melchior, responsabile scientifico dell’indagine svolta nel 2014 in 72 comuni delle tre province di Udine, Gorizia e Pordenone, con interviste a domicilio a oltre mille persone.
Attualmente, nelle province di Udine, Gorizia e Pordenone, risiedono 600.000 persone che parlano in lingua friulana. Di queste, 420.000 lo parlano regolarmente, 180.000 occasionalmente. Si tratta di più del 60% della popolazione delle tre province. Se si includono nel conto anche gli abitanti della provincia di Trieste, i parlanti in friulano sono quindi la metà della popolazione complessiva del Friuli Venezia Giulia.
La comprensione della lingua friulana, pure tra chi non la parla, riguarda quasi la totalità delle persone: in provincia di Pordenone e di Gorizia, più dell’83% della popolazione comprende il Friulano. Questa percentuale sale a oltre il 96% nel caso della provincia di Udine. Questo significa che, complessivamente, il 90% degli abitanti nelle tre province dichiara almeno di comprendere la lingua friulana.
Anche grazie alle politiche di tutela e valorizzazione delle lingue minoritarie messe in campo dalla Regione, non solo si è rallentato significativamente il declino dell’uso del friulano, ma si è anche ottenuto un forte e motivato consenso del suo insegnamento scolastico e una forte diffusione tra i giovani che, nella fascia di età 18-29 anni, dichiarano di parlare regolarmente Friulano più dei trentenni e dei quarantenni, invertendo un andamento che sembrava destinato a fornire sempre e solo dati negativi (di perdita progressiva della lingua) man mano che ci si avvicinava al presente e si facevano i conti con lo scorrere del tempo.
I dati relativi alla classe d’età più giovane riguardano un numero di casi non elevato in senso assoluto, né in questa ricerca né nella realtà anagrafica della regione (gli abitanti di età compresa tra i 18 e i 29 anni sono una percentuale molto bassa della popolazione). Però, al contempo, il fenomeno relativo a questa inversione di tendenza nella fascia più giovane, che “guadagna” un uso del friulano invece che “perderlo”, è un dato solido, in quanto è già emerso in altre ricerche recenti e coerente anche con l’osservazione della società, del territorio, degli eventi culturali che vi si svolgono, dell’affluenza agli stessi.
La percentuale di chi dichiara che “due genitori entrambi friulani dovrebbero parlare in friulano ai figli” è plebiscitaria, con percentuali che in tutte e tre le province (addirittura più alte a Pordenone e Gorizia) sfiorano il 90% della popolazione. Questo dato è cresciuto di oltre 15 punti percentuali dal ’98 (anno della precedente ricerca di riferimento) a oggi. Le cifre dell’effettiva trasmissione linguistica nelle famiglie sono meno alte, ma rilevanti: il 55,9% dei parlanti parla in friulano (o “entrambe le lingue”) ai figli. Circa l’80% della popolazione delle tre province è favorevole alla presenza di leggi a tutela della lingua friulana. Ritiene giusto tutelare la lingua il 72,9% degli abitanti della provincia di Pordenone, il 75,4% della provincia di Gorizia e l’82,7% degli abitanti della provincia di Udine. Questo significa che anche molti non parlanti ritengono positiva la presenza di leggi e politiche di tutela attiva del friulano.
La presenza della lingua friulana nelle scuole è considerata positiva da percentuali maggioritarie di popolazione, che oscillano tra il 70,6% della provincia di Udine e il 66,9% registrato in provincia di Gorizia. «L’indagine ci restituisce l’immagine del friulano come una lingua viva, inserita a pieno titolo in un contesto definitivamente plurilinguistico, che sta vivendo una fase di solido rimbalzo culturale tra i giovani e di profondi cambiamenti», ha concluso Lorenzo Fabbro, presidente dell’Arlef che, assieme al direttore William Cisilino, ha coordinato i lavori della presentazione.