Friuli Venezia Giulia, l’economia riprende a marciare

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Unioncamere FVG presentazione dati congiunturali
Unioncamere FVG presentazione dati congiunturaliDiminuito il numero delle imprese, ma cresce l’export e l’occupazione

Quest’anno, in Friuli Venezia Giulia coincidono la “Giornata dell’Economia” – giunta alla XIII edizione – e la presentazione dell’indagine congiunturale trimestrale. La prima è divenuta una tra le più importanti iniziative del sistema camerale. Lo scorso anno il focus venne rivolto a internet economy come strumento di rinnovamento dell’offerta di beni e servizi delle imprese.

L’edizione 2015, presentata a Pordenone dal presidente di Unioncamere Friuli Venezia Giulia, Giovanni Pavan, assieme ai colleghi presidenti delle camere provinciali Antonio Paoletti (TS), Gianluca Madriz (GO) e Giovanni Da Pozzo (UD) e a Nicola Ianuale, presidente di Questlab Srl, società incaricata di elaborare l’indagine (campione di circa 1.500 imprese regionali – sia per tutto il 2014 sia per il I trimestre 2015 e aspettative per il secondo 2015), è incentrata invece su competitività del sistema produttivo, occupazione e agroalimentare, evidente richiamo a Expo 2015.

IL REGISTRO DELLE IMPRESE

Dopo sette anni di recessione il tessuto produttivo regionale è profondamente cambiato. Nel 2014 le imprese attive sono calate di 2.139 unità (1.054 al netto di agricoltura, silvicoltura e pesca). Un segnale d’allarme proviene dalle iscrizioni, ossia la nascita di nuove imprese, che nel 2014 ha toccato il minimo storico, segno delle difficoltà (anche) dei giovani a investire nell’impresa e l’oggettiva complessità che il Paese mette dinnanzi agli imprenditori che desiderano avviare nuove iniziative, che di fatto ostacola la costruzione di nuove imprese.

Al 31 marzo 2015 in Friuli Venezia Giulia esistevano 92.036 imprese: 28.776 artigiane, 21.096 femminili e 10.164 “straniere”, cioè guidate da imprenditori nati all’estero. Le imprese giovani cioè guidate da persone con meno di 35 anni rappresentano solo il 7,5% del totale, una percentuale tra le più basse in Italia. Ma c’è anche l’aspetto positivo: molte imprese sono uscite rafforzate. E lo possiamo leggere da due indicatori. Il primo riguarda i bilanci: a partire dal 2013 sono cresciuti ricavi e produttività (in particolare nei comparti delle macchine utensili, nella filiera del mobile e nell’agroindustria); il secondo è che l’export nel 2014, dopo due anni, torna ad essere positivo.

PROGETTO EXCELSIOR

Da 14 anni il sistema camerale rileva i fabbisogni occupazionali, professionali e formativi delle imprese. Dopo 6 anni di saldo negativo dove le uscite erano maggiori delle assunzioni, le previsioni occupazionali del progetto Excelsior per il 2015 tornano positive. Cambiano le tipologie contrattuali: le imprese sono per ora orientate ad utilizzare i contratti in somministrazione (le collaborazioni occasionali e gli incarichi a professionisti con partita IVA) e altre forme piuttosto che le assunzioni dirette.

COMMERCIO ESTERO

Nel 2014 il valore delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia è stato di 12.012 milioni di euro, +5% rispetto al 2013. Le importazioni ammontano a 6.329 milioni di euro e sono stabili rispetto al 2013. Il saldo commerciale è positivo per 5.683 milioni di euro. Risultati che sembrano mostrarci un’economia avviata verso una fase di recupero, certamente sono coerenti con quelli dell’indagine congiunturale regionale che da alcuni trimestri presenta indicatori, sia congiunturali sia tendenziali, abbastanza positivi, soprattutto per l’industria manifatturiera, per quanto riguarda il fatturato, la produzione, il fatturato estero. Le previsioni per il I trimestre 2015 confermano questo ragionamento.

L’INDAGINE CONGIUNTURALE UNIONCAMERE FVG 2014

Complessivamente il 2014 ci ha dato alcuni segnali positivi per la manifattura, ha confermato da un lato il buon andamento del vitivinicolo e della logistica, dall’altro la crisi del commercio, delle costruzioni e le difficoltà dei servizi di ospitalità. Per quanto riguarda il manifatturiero il 2014 si era chiuso con la produzione che era stabile, mentre erano positivi gli altri indicatori, ossia il fatturato, gli ordini esteri (+1,2%) e anche l’occupazione. Complessivamente i quattro trimestri del 2014 ci mostrano che l’industria manifatturiera regionale ha vissuto una fase congiunturale sostanzialmente positiva. Sulle previsioni degli imprenditori, complessivamente improntate all’incertezza, gravano ancora il forte ridimensionamento della crescita dell’economia mondiale e le attese per possibili ricadute degli interventi della BCE (che certamente saranno di medio periodo).

Ampia la parentesi che il presidente di Unioncamere FVG, Giovanni Pavan, ha dedicato alle forme di aggregazione tra imprese, esigenza «divenuta imprescindibile in alcuni specifici segmenti di business per aziende di piccole e medie dimensioni sulla quale Unioncamere e Regione stanno investendo con convinzione. Numericamente, in Friuli Venezia Giulia, a inizio maggio, le imprese aderenti ad almeno un contratto di rete erano oltre 300, di queste 161 operano nell’Udinese, 102 nel Pordenonese, 28 a Gorizia e 22 a Trieste. Si compete meglio sia in Italia sia all’estero».

Da Pavan anche un cenno ai «nuovi strumenti di competitività introdotti dal Governo con il Decreto Crescita 2.0 tra cui la start-up innovativa, formula in favore della quale è prevista una ampia gamma di agevolazioni tra cui un alleggerimento delle pratiche burocratiche e fiscali, per esempio, per tutte le operazioni legate al Registro delle Imprese. Nella nostra regione – ha riferito Pavan – sono 112 le imprese registrate alla sezione delle start-up innovative: 40 a Trieste, 31 a Udine, 29 a Pordenone e 12 a Gorizia».

Concludendo, Pavan ha spiegato ancora che «la crisi ci ha insegnato che dobbiamo adattarci a cambiamenti repentini, non sempre indolori: la coesione è un rete di protezione: per la società e per le imprese che dalla società traggono energia. Uno studio di Unioncamere nazionale, che ha messo in relazione le performance economiche con la coesione e il benessere del territorio, rivela che pur in presenza di un’evoluzione produttiva nettamente al di sotto della media nazionale, grazie alla coesione sociale, l’equità e il benessere non hanno registrato tracolli».

«E questo è il caso del Friuli Venezia Giulia tutto e, dicevo in premessa, anche di questa provincia. Auguro a questa regione e ai suoi rappresentanti, ai suoi principali stakeholder e alle imprese stesse – ha concluso il presidente di Unioncamere FVG –  una rinnovata coesione sociale che la possa portare fuori dalle sabbie mobili della crisi in via definitiva avviandola alla ripresa che tutti noi attendiamo da anni: per le nostre imprese, per il nostro territorio, per i nostri figli e per i figli del nostri figli».

Quanto ai risultati dell’XI indagine congiunturale, dal I trimestre 2015 emerge conferma la congiuntura positiva dell’industria manifatturiera, un trend favorevole che è cominciato proprio un anno fa, che è proseguito per tutto il 2014 ad eccezione di un rallentamento nel IV trimestre, e viene confermata anche nel I trimestre 2015. Un trimestre che ha visto crescere la produzione (+1,5% la variazione tendenziale), il fatturato (+2,7%) in particolare quello estero (+3,2%), gli ordini esteri (+1,2%) e anche quelli interni (+0,6%). Segnali positivi per l’occupazione (+1,1%).

Congiuntura positiva per vitivinicolo e logistica: nel primo caso si registra un aumento della produzione (+1,9%), del fatturato (+1,6%), degli ordini (interni +1,9% ed esteri +1,8%). Stabile l’occupazione. Per la logistica: fatturato +3,9%, occupazione +2,5%. Restano in area negativa l’edilizia (-2,4% la produzione), il commercio e i servizi all’ospitalità anche se in questi due comparti si registrano timidi segnali di ripresa confermati dalle stime del Pil nazionale che indica una crescita congiunturale di +0,3% nel I trimestre, determinata dal positivo contributo componente nazionale.

Le previsioni degli imprenditori sembrano uscire dall’area dell’incertezza e si posizionano verso scenari più positivi. In questi mesi sono intervenuti fattori che hanno impatti positivi sull’economie dei cosiddetti Paesi avanzati: anche sono fattori a breve termine: per quanto riguarda l’Europa il “quantitative easing” anche se gli effetti per il momento sono soprattutto sui mercati finanziari, il tasso di cambio tra dollaro ed euro, il calo dei prezzi delle materie prime.