Elezioni Veneto, confronto a 4 su Sky TG24

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sky tg 24 confronto regionali veneto 2015 berti zaia moretti tosiNel confronto all’americana troppo “bon ton”, anche se emerge la concretezza di Zaia

Tanta moderazione, eleganza e poche bordate tra i quattro candidati alla presidenza del Veneto, sfidatisi a 10 giorni dal voto nel confronto all’americana su Sky Tg 24. Luca Zaia (Lega Nord), Alessandra Moretti (centrosinistra), Flavio Tosi (lista Tosi per il Veneto) e Jacopo Berti (M5S), si sono confermati politicamente più “aggressivi” quando si incrociano a distanza – su media e web – che non quando si guardano negli occhi, in uno studio televisivo.

Qualche schermaglia iniziale tra Zaia e Tosi sui controversi referendum per autonomia e indipendenza del Veneto, impugnati dal Governo, – «li difenderemo fino in fondo» ha detto il governatore uscente, «la Costituzione impedisce di dividere il Paese, meglio una macroregione del NordEst» ha detto il secondo – poi le uniche stoccate sono volate su sanità e immigrazione. Zaia ha difeso la sanità veneta, la «più virtuosa» di tutto il Paese, «un comparto che non applica ticket regionali e che ha abbattuto le liste d’attesa». Ma sui numeri è stato ancora scontro con Tosi (ex assessore regionale alla sanità nelle giunte Galan). Per Zaia i dipendenti sono 95.300. «I dipendenti sono 60.000 – ha replicato Tosi, che aveva accusato l’avversario di “non conoscere i numeri” – gli ospedali 49 e non 75 e il tasso di ospedalizzazione è di 7 giorni, «la stessa media nazionale».

Moretti, che sulla polemica nella sanità scoppiata in settimana, ha confermato di essere stata lei stessa «a telefonare al ministro Lorenzin», e non viceversa, ha puntato invece sugli effetti che le politiche del Governo Renzi hanno avuto sulla regione. «Gli effetti della riforma del lavoro varata dal governo hanno portato alla creazione di 34.600 posti di lavoro in Veneto» ha sottolineato, accusando invece la Regione di «non spendere bene i fondi europei», con i quali si propone invece di incentivare «l’occupazione e forme di apprendistato per gli over 50». All’attacco l’esponente dei Dem anche sui costi della politica: «non bisogna togliere i vitalizi ai consiglieri ma ricalcolarli su base contributiva»; il risparmio sarebbe di 4 milioni di euro in quattro anni. Qui è stato più netto il pentastellato Berti: «basta mantenere il passato con i soldi dei cittadini: taglio netto agli stipendi, no all’assegno di fine mandato e ai privilegi».

Altra accensione di polveri tra Zaia e Moretti sulle violente contestazioni al leader del Carroccio Matteo Salvini. «I leghisti – ha detto Zaia – non vanno in giro a tirare le uova agli altri». Moretti ha ricordato che proprio Salvini nel 1999 fu «condannato a 30 giorni perché lanciò delle uova contro l’allora premier D’Alema». Dura la posizione di Zaia sulla sicurezza: «chi commette reati di microcriminalità va preso e messo in galera, e se sono stranieri, vanno mandati in galera a casa loro». Sul tema dell’accoglienza ai profughi ha attaccato invece la Lega ma anche il Governo Jacopo Berti: «bisogna dire basta – ha detto – con questa politica di slogan e ruspe. Adesso si parla di bucare i gommoni, ma ci rendiamo conto? Bisogna superare il trattato di Dublino, e redistribuzione le quote in tutta Europa».

Qualche curiosità sui redditi dei candidati: Zaia ha spiegato ad esempio di non possedere alcun auto e di avere solo «una 500, gialla, a noleggio», Moretti ha confessato di essere «senza stipendio», da quando si è dimessa da Strasburgo per candidarsi in Veneto. Flavio Tosi ha “denunciato” uno stipendio di 70.000 euro lordi da sindaco della città scaligera, un’auto e una casa, Berti entrate mensili “fluttuanti” per circa 1.500 euro. Neanche il gioco di “chi butterebbe dalla torre”, proposto dall’intervistatore, ha sortito effetti: posizione “ghandiana” di tutti e quattro, e rispetto per gli avversari.

L’appello finale. Moretti: «il Veneto deve riprendersi il futuro che si merita, attraverso una classe dirigente nuova, onesta e coraggiosa». Berti: «basta con questa politica che non si è resa conto che stava andando in scena la più grande tangente d’Italia nella nostra regione». Zaia: «i Veneti mi conoscono e sanno come amministro. Faccio invece un appello ad andare al voto, perché hanno fatto in modo che si votasse un solo giorno, il 31 maggio, nel mezzo di un “ponte”, e l’unico pericolo è l’astensionismo». Tosi: «il nostro slogan è “amministrare e fare”. Sono sindaco di Verona da 8 anni, vogliamo portare l’esperienza di questa città che funziona bene in Veneto».