Clausole di salvaguardia, possibile nuova grandinata di tasse per 16 miliardi di euro nel 2016

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cgia importi clausole salvaguardia 2016 2018
cgia importi clausole salvaguardia 2016 2018Secondo la stima della Cgia di Mestre, il Governo Renzi è chiamato ad un notevole sforzo, che andrebbero ad aggiungersi ai 5-7 miliardi di euro di nuovi aggravi derivanti dalle sentenze

I prossimi mesi saranno di fuoco per il Governo Renzi, chiamato a fronteggiare, oltre agli effetti derivanti dalle sentenze della Corte Costituzionale (rivalutazione delle pensioni) e della Corte di giustizia europea (“split payment” e “reverse charge” dell’Iva), anche quelli derivanti dalle clausole di salvaguardia già decise dai governi Monti e Letta, che per il 2016 comporterebbero aggravi per oltre 16 miliardi di euro di nuove tasse.

Oltre a trovare le risorse per rimborsare i pensionati (si parla di un importo minimo oscillante tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro per una soddisfazione parziale delle richieste) e per far fronte alla bocciatura (da più part data per quasi certa) da parte dell’Ue dei nuovi regimi di fatturazione (“split payment” ed estensione del “reverse charge” alla grande distribuzione, che costringerebbero ad un aumento delle entrate pari a 1,7 miliardi di euro), il Governo Renzi dovrà individuare altri 16 miliardi di euro: in caso contrario, dal 2016 scatterà la clausola di salvaguardia che innalzerà le aliquote Iva e ridurrà le detrazioni/agevolazioni fiscali in capo ai contribuenti italiani, con un conseguente aumento delle imposte per questi ultimi.

«Il Governo ipotizza una ripresa economica superiore a quella prevista nel Def con un conseguente incremento delle entrate fiscali, una contrazione dei tassi di interesse che dovrebbe ridurre il costo del debito pubblico e un rilevante apporto di gettito dal rientro dei capitali illecitamente esportati all’estero. Tuttavia – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Ccgia – se queste ipotesi non si dovessero verificare, vi sarebbero effetti negativi su famiglie e imprese». Ad iniziare dal soffocamento sl nascere di una debolissima ripresa che ha fatto la sua comparsa dopo cinque anni di cali continui.

Gli impegni assunti con la legge di Stabilità 2015, comunque, non terminano qui. Nel 2017 la clausola di salvaguardia sfiorerà i 25,5 miliardi di euro e nel 2018 l’importo salirà a 28,2 miliardi di euro.

Secondo Bortolussi, «l’Italia ha sottoscritto con l’Unione Europea impegni per rispettare i vincoli di bilancio che non sarà facile onorare senza mettere mano nelle tasche dei contribuenti». Nel caso in cui il Paese non fosse in grado di sterilizzare queste clausole di salvaguardia, dal 1° gennaio 2016 l’aliquota Iva del 10% aumenterebbe di 2 punti e, dal 1° gennaio 2017, di un altro punto, attestandosi così al 13%m, mentre l’aliquota ordinaria, attualmente al 22%, dall’inizio dell’anno prossimo si alzerebbe di 2 punti (al 24%), dal 1° gennaio 2017 di un altro punto (al 25%) e dall’1 gennaio 2018 di un altro mezzo punto: pertanto, dal 2018 l’aliquota ordinaria si attesterebbe al 25,5%, il livello più alto di tutta l’Ue e, forse, del mondo.

«Il meccanismo – conclude Bortolussi – che giustifica l’impiego delle clausole di salvaguardia è a dir poco diabolico. Se il Governo non sarà grado di chiudere gli enti inutili, di risparmiare sugli acquisti, di tagliare gli sprechi e gli sperperi che si annidano nella pubblica amministrazione, a pagare il conto ci penseranno i contribuenti italiani che già oggi subiscono un carico fiscale tra i più elevati d’Europa». In passato, purtroppo, si sono già verificati gli effetti della mancata “sterilizzazione” delle clausole di salvaguardia con l’aumento, nell’ottobre del 2013, dell’aliquota ordinaria dell’Iva salita dal 21 al 22%, con un aumento del carico fiscale per gli italiani di 4 miliardi di euro e conseguente depressione dei consumi durevoli sul mercato interno.


Le principali clausole di salvaguardia nel periodo 2016-2018

(importi in milioni di euro)

  2016 2017 2018
Aumento aliquote IVA e accise carburanti in caso di mancati risparmi di spesa(1)
(commi 718 e 719 Legge 190/2014)
12.814 19.221 21.965
di cui tramite aumento aliquote IVA 12.814 19.221 21.265
di cui tramite aumento accise carburanti 0 0 700
Aumento aliquote di imposte e riduzione detrazioni/agevolazioni in caso di mancati risparmi di spesa(1)
(commi 430 Legge 147/2013)
3.272 6.272 6.272
  16.086 25.493 28.237

Elaborazione Ufficio Studi CGIA

gli inasprimenti di tassazione possono essere evitati integralmente o in parte con provvedimenti normativi che assicurano gli stessi effetti positivi sui saldi di finanza pubblica, attraverso il conseguimento di maggiori entrate odi risparmi di spesa, mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica.

Nota: nella tabella non è riportata la clausola di salvaguardia, stabilita dalla Legge di Stabilità 2015, che prevede un aumento delle accise sui carburanti (già a partire dal 2015) nel caso di mancata autorizzazione dell’Unione Europea ai nuovi regimi di fatturazione (split payment ed estensione del reverse charge alla grande distribuzione). Il gettito da reperire ammonta complessivamente a 1,7 miliardi di euro ( 988 milioni di euro in caso di mancato nulla osta per lo split payment e 728 milioni di euro in caso di mancato nulla osta per l’estensione del reverse charge alla grande distribuzione).

Mestre 16 maggio 2015