Pensioni, le bugie del governo Renzi agli italiani

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LNT Sergio Divina
LNT Sergio DivinaOltre a sottostimare la portata della sentenza della Corte costituzionale che comporta una spesa di oltre 16 miliardi di euro, il nuovo presidente di Inps Boeri propone proiezioni pensionistiche basate su coefficienti di rivalutazione irrealistici
di Sergio Divina, Senatore e vicecapogruppo Lega Nord

La sentenza della Corte Costituzionale in tema di blocco delle rivalutazioni delle pensioni che ha dato ragione ai ricorsi proposti dalle associazioni dei dirigenti d’azienda apre nei già traballanti conti dello Stato un vistosissimo buco: oltre 16,6 miliardi di euro secondo una stima della Cgia di Mestre e secondo le valutazioni contenute nella stessa legge “Salva Italia” varata dall’indimenticato Mario Monti con il supporto dell’ottima e altrettanto indimenticata ministro-professoressa dalla lacrima facile Elsa Fornero.

Soldi che ora si dovranno rinvenire il prima possibile, anche perché in agguato sono le “tagliole” contenute nelle clausole di salvaguardia che, in caso di mancata copertura, comportano a partire dal prossimo mese di giugno lo scatto degli aumenti delle accise sui prodotti petroliferi e l’incremento delle aliquote Iva del 10% e del 22% se i conti dello Stato non quadrano.

Non solo: in ballo c’è la spada di Damocle di un’altra sentenza con potenziali effetti catastrofici sui conti dello Stato. A breve è atteso il responso sul ricorso presentato dalle aziende sul provvedimento del “reverse charge”, ovvero dello spostamento dell’onere del versamento dell’Iva nel campo delle aziende che operano per il settore pubblico e nella grande distribuzione. Se, come sembra, la Corte europea darà ragione ai ricorrenti, nei conti dello Stato si apre un altro bel buco per oltre 2 miliardi di euro, anche questo da chiudere al più presto.

Da parte sua, Renzi & Compagnia ostentano sicurezza, dichiarando che non metteranno le mani nelle tasche degli italiani, che stanno molto sereni, per usare un eufemismo. Difficile che facciano una “manovra” indolore, visto che di soldi in giro ce ne sono ancora molto pochi e ulteriori prelievi dalle tasche di cittadini ed imprese stroncherebbero sul nascere una ripresa già difficoltosa e oltremodo gracile. Rimane la sempre annunciata ma mai effettuata “spending review”, ovvero la razionalizzazione della spesa del pachiderma pubblico e delle sue articolazioni territoriali, un settore che in potenza è molto promettente sul lato dei risparmi, ma che è oltremodo difficoltosa da attuare perché scatenerebbe la reazione rabbiosa di chi si avvantaggia della manomorta pubblica, reazione che si scatenerebbe in tutta la sua potenza nelle imminenti urne elettorali. Cosa che Renzi dannatamente non vuole. E sì che di spazi di manovra ce ne sarebbero, e tanti, ad iniziare dal tagliare le nicchie più odiose e scandalose, come i pensionati fasulli o quelli derivanti dall’ignobile “legge Mosca” che ha regalato ricche pensioni a sindacalisti e politici di ogni risma, gli enti pubblici inutili e mai cancellati, enti locali poco virtuosi che andrebbero senza remore commissariati.

Molto probabilmente, da qui alla chiusura delle urne amministrative si assisterà ad un’ammuina politica erogata a dosi massicce, negando i problemi e rimandando i dolorosi responsi a dopo il voto.

Intanto, un’altra sceneggiata sta andando in onda: è quella delle proiezioni del futuro trattamento pensionistico da parte di Inps per i propri iscritti. Una risposta alla tanto annunciata “busta arancione”, annunciata da tanti governi, a partire dalla riforma Dini in poi, ma mai effettuata. Anche qui, i vari governanti hanno avuto paura della reazione dei cittadini (futuri pensionati) dinanzi la vista dei trattamenti pensionistici che matureranno nei prossimi vent’anni con il sistema del calcolo contributivo. Lacrime e sangue che nessuno vuole mostrare. Nel suo sforzo di apprezzabile trasparenza, il nuovo presidente di Inps, l’economista Tito Boeri renzianissimo Doc, ha predisposto un calcolatore con cui l’iscritto all’ente di previdenza, dopo avere armeggiato con pin vari, riesce ad avere una proiezione di quanto potrà avere a 65 anni ed oltre. Peccato che il calcolatore utilizzi per l’operazione un coefficiente di rivalutazione annuo fisso, l’1,5%, quando questo nella realtà è legato a doppio filo all’andamento del Pil nazionale. Un Pil che negli ultimi anni è stato ben lontano dall’1,5% ipotizzato: anzi è stato largamente negativo, con il risultato che il montante pensionistico degli iscritti alle casse di previdenza si è addirittura ridotto (anche qui, i propositi di rimediare alla norma contenuta nella riforma Dini per evitare rivalutazioni negative delle pensioni contributive degli italiani è andata in fumo e con essi i soldi di chi versa i contributi), in media del 4,5%. Ne è lecito attendersi che per il futuro il Pil nazionale centri una crescita superiore all’1,5% come ipotizza il calcolatore dell’Inps. In questo modo, il rischio più che fondato è che il calcolo della futura pensione sia gonfiato di circa 200-300 euro al mese, incrementando considerevolmente il coefficiente di copertura atteso della pensione rispetto all’ultimo stipendio (con il sistema contributivo sarà attorno al 50-60%).

Insomma, nonostante tutto, c’è poco da stare sereni.