L’impianto si farà nell’isola di Krk, a poca distanza dal golfo giuliano. L’Italia perde gli investimenti
Di costruire un impianto di rigassificazione del gas trasportato in forma liquida dalle navi gasiere nell’alto Adriatico se ne parla da almeno una decina d’anni, senza riuscire ad arrivare ad una soluzione accettata dal territorio. Nonostante l’impatto ambientale di un impianto di rigassificazione sia praticamente nullo e anche i rischi connessi alla sua presenza siano molto bassi, mentre l’Italia si balocca tra rimpalli e indecisioni, la Croazia decide: sarà la nota isola di Krk (Veglia) a poca distanza da Trieste e dalla dalmata Fiume ad ospitarne uno.
I lavori inizieranno a metà del 2016, per fare in modo che il terminal sia pienamente operativo nel 2019. Lo ha affermato in una conferenza stampa a Zagabria Mladen Antunovic, presidente della società pubblica Gnl Croazia, fondata con questo unico scopo da altre due società pubbliche, la Plinacro, per la distribuzione del gas, e la Hep, per la produzione e distribuzione dell’energia elettrica.
«Il rigassificatore nel nord Adriatico è diventato uno dei progetti strategici europei, si trova sulla lista della Commissione europea e la sua importanza è stata ulteriormente sottolineata nella strategia per la sicurezza energetica europea, dove si trovano in tutto solamente altri 33 progetti simili», ha spiegato Antunovic. Secondo la stampa, l’idea, che in Croazia esiste da quasi due decenni, ha ottenuto un forte appoggio da parte delle cancellerie occidentali e da Washington, con l’intensificarsi della crisi in Ucraina e il deterioramento dei rapporti con la Russia.
Nella preparazione del progetto sarebbero coinvolti esperti inviati all’amministrazione americana, mentre da Washington sarebbero arrivati segnali a Bruxelles di considerare un cofinanziamento attraverso i fondi europei. Il governo croato non dovrebbe essere però il principale investitore, ma a esso spetta di preparare tutta la documentazione tecnica ed ecologica del progetto, per poi offrire la sua realizzazione ad investitori privati. Per ora si prevede un Gnl con due terminal che potranno contenere fino a sei miliardi di metri cubi di gas, ma se nella prima fase il fabbisogno e l’interesse dei possibili acquirenti non raggiungesse questa cifra, allora sarà possibile costruire un solo terminal.