Porto di Venezia, finiti i lavori di ristrutturazione al terminal 123

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Vtp Venezia terminal passeggeri stazione marittima
Vtp Venezia terminal passeggeri stazione marittimaTrevisinato: «Venezia vuole essere leader dei traffici merci e turismo»

Sarà operativo dal 9 maggio prossimo il ristrutturato terminal 123, alla Stazione Marittima di Venezia, ultimo tassello di un recupero architettonico ed urbanistico di fabbricati e manufatti destinati un tempo allo stoccaggio di merci. Struttura inaugurata nel 1999 ed utilizzata fino al 2013 per la gestione del traffico passeggeri traghetti, ora spostato nel nuovo terminal “Autostrade del mare” di Fusina, ha una superficie di quasi 5.000 metri quadrati, sviluppati su un unico piano, registrerà nel 2015 quarantacinque toccate.

Il padiglione, l’unico dotato di giardino interno con flora mediterranea fruibile dal pubblico, è stato sottoposto ad un intervento di restauro conservativo durato soli tre mesi, per un investimento di 650.000 euro a carico di Vtp, che gestisce lo scalo veneziano. Il facile accesso alla struttura è garantito dalla vicinanza di un’area per sosta breve destinata agli accompagnatori dei passeggeri in partenza o in arrivo e di un parcheggio ubicato a pochi minuti a piedi dal fabbricato. Ogni elemento, dagli impianti tecnologici alla climatizzazione, dall’impianto antincendio all’arredo, è improntato all’ecosostenibilità e al risparmio energetico. Dal punto di vista logistico, invece, il nuovo terminal contribuisce a fluidificare la viabilità dell’area di Marittima, anche per lo smaltimento dei bagagli.

«L’operazione – ha spiegato il presidente di Vtp, Sandro Trevisanato – è stata radicale e rapidità di intervento e cifra spesa sono per noi motivo di orgoglio e di grande soddisfazione. Questo terminal, che inizialmente pensavamo di tenere di riserva, è l’ultimo tassello che completa l’intervento complessivo effettuato nell’area di Marittima e rende più funzionale un terminal complessivo unico al mondo, con dieci terminal per nove navi. Nel 2014, sembrava una sfida contro corrente, di fronte a una Marittima messa in discussione, ma i fatti ci hanno dato ragione, perché la svolta è stata semi positiva e non tragica come si pensava all’epoca».

sandro trevisanato pres VTP venezia terminal passeggeriIn tema di approdo di grandi navi nella laguna, Trevisanato ha affermato che «è anacronistico, un orientamento antistorico, ridurre le navi e rischiare di portare a Venezia navi non di ultima generazione, più inquinanti. Non ha senso un limite solo quantitativo. E poi è l’incertezza a fare ancor più male: i dati ottimistici per il 2016 sono molto instabili, perché rimangono comunque ombre sul futuro di Venezia, se si punta su navi non di ultima generazione e meno attrattive. Nel 2007 – ha sottolineato – dopo vari approfondimenti con tutte le componenti del porto, sapendo che ci sarebbero stati dei problemi legati al fatto che il gigantismo è il futuro della crocieristica, abbiamo presentato ad Apv, comuni, regione e ministero il progetto di una “Marittima/2” a Dogaletto, in grado di ospitare tre grandi navi senza scavare nuovi canali, ma sfruttando il canale dei petroli, e senza interferire con i traffici commerciali, oltre che senza problemi di espropri, visto che si trattava di aree demaniali. Nessuno, però ci ha ascoltato e oggi ci troviamo ad affrontare i problemi ben noti».

Riguardo alle grandi navi, Trevisanato ha sottolineato come ci siano 35 ordini, di qui al 2022, di grandi imbarcazioni, la maggior parte sopra le 96.000 tonnellate. Dati che il presidente di Vtp ha supportato con le cifre: «dal 2015 al 2016, basandoci sugli ordini in progress, non definitivi ma significativi di un orientamento, perderemo nove compagnie, perché passeranno da 41 a 32 ed è un brutto segnale, così come la riduzione delle navi diverse che arriveranno a Venezia, da 73 a 63. Tra le compagnie che non verranno più c’è anche la storica Princess, ma sono diverse quelle che stanno delocalizzando ad Atene, Genova o Barcellona. Perché si stanno autolimitando su limiti dichiarati illegittimi da uno Stato che si mostra così schizofrenico. Dunque – ha concluso Trevisanato – non è detto che il trend si potrà confermare. E, senza una decisione governativa, se non si ucciderà, quantomeno di menomerà gravemente il traffico crocieristico a Venezia».

Quanto all’assetto proprietario di Vtp, Trevisanato ha fatto il bilancio dei 13 anni della sua presidenza: «non sappiamo ancora chi saranno i nuovi padroni di Vtp, ma possiamo dire con orgoglio che, alla chiusura del nostro ciclo, consegniamo alla città un porto ristrutturato e diverso, rinnovato negli ultimi 15 anni, e al mercato una società sana, che porterà agli azionisti soddisfazioni imprevedibili solo un decennio fa. Pur con alcune ombre – ha spiegato – le prospettive sono soddisfacenti, perché, anche con i nuovi limiti, per il 2016 contiamo e ci sono le possibilità di riavvicinarci ai numeri del 2013, grazie alla nostra riorganizzazione e al grande impegno di agenti, compagnie e rete commerciale». Trevisanato ha infatti sottolineato come la concentrazione di approdi nel fine settimana implichi una nuova organizzazione societaria rispetto al 2014, oltre a una riorganizzazione della circolazione interna allo scalo, dei parcheggi e della consegna bagagli, all’aumento dell’organico stagionale e al maggiore utilizzo del personale di Vtp, con aumentati costi di sicurezza e di presidio delle aree. «Per poter reggere questo impatto – ha illustrato – gli utili si sono ridotti, ma la missione è quasi compiuta. Basti pensare che, per completare i terminal, manca solo l’operazione di ridipintura dei fabbricati 112 e 113, che avverrà nelle prossime settimane. Per me e per l’amministratore delegato Perocchio – ha concluso il presidente di Vtp – si chiude un ciclo che, anche se a qualcuno non piace la crocieristica, abbiamo portato fino in fondo, passando da 300.000 a 1.800.000 persone arrivate. E questo nonostante una crisi indotta dall’esterno, per scelte politiche, delle quali non entro nel merito, che hanno imposto limiti ad un’impresa di successo: siamo comunque riusciti a riportare la società in equilibrio, al di là di quello finanziario che c’è sempre stato, con 70 milioni di investimenti, 83 milioni di cash flow e 11 milioni di utili prodotti, senza debiti».