Duo Galliano-Luc: bella prestazione jazzistica al Teatro “Verdi” di Padova

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Richard Galliano e Sylvain Luc
Richard Galliano e Sylvain LucUn interessante concerto organizzato da Veneto Jazz
di Giovanni Greto

Un concerto deliziosamente delicato, quello che i due artisti francesi Richard Galliano e Sylvain Luc hanno tenuto al Teatro “Verdi” di Padova, a cura di Veneto Jazz. Sonorità morbide, spesso sussurrate, cura certosina delle dinamiche, limpidezza, sono solo alcune tra le caratteristiche di un duo che non ci si stancherebbe mai di ascoltare.

Per non parlare della tecnica individuale. Galliano può ricordare in certi tratti il virtuosismo di Astor Piazzolla, pur suonando la fisarmonica a bottoni e non il bandoneon. Luc, che sembra più giovane della sua età, accompagna con la chitarra acustica leggermente amplificata, dando modo al compagno di avviarsi verso improvvisazioni cariche di tristezza, malinconiche, gioiose, a seconda del brano interpretato. Poi, quando è il suo turno, sembra indirizzare l’ascoltatore verso lidi diversi, che poi si incontreranno nel tema finale. Entrambi i musicisti inoltre sono dotati di una forte carica percussiva, che mettono in atto sia nelle improvvisazioni, sia percuotendo lo strumento, creando situazioni particolari.

Il repertorio della serata attingeva da quello inserito nel recente disco del duo “La vie en rose. Richard Galliano et Sylvain Luc rencontres avec Edith Piaf et Gus Viseur”, in occasione del centenario dalla nascita dei due artisti. Visseur è un fisarmonicista belga (1915-1974) che ha collaborato a lungo con il leggendario Django Reinhardt, belga anch’egli (1910-1953), ma anche compositore di valzer Musette come “Douce Joie”, che apre il CD e che il duo ha interpretato a metà serata. Tra le più famose canzoni di Edith Piaf (1915-1963), a parte “La vie en rose”, “Les amants d’un jour”, è stata eseguita con estrema malinconia, quasi in punta di piedi, forse perché ricorda il suicidio di due giovani amanti in un “Albergo a ore”, come recita la traduzione italiana, interpretata tuttora da Gino Paoli.

Non potevano mancare “L’Accordeonist” e “Paris”, omaggio alla capitale francese. Prima Galliano e poi Luc si sono espressi singolarmente, anche se l’assolo del chitarrista sembrava l’incontro di tanti musicista, apparentemente impossibile da realizzare, da parte di una persona sola. Luc è inoltre un armonizzatore sapiente e, con intelligenza, cerca di allontanarsi, nei pezzi troppo famosi, da un’interpretazione canonica. A sorpresa, Galliano in alcuni brani ha utilizzato una piccola fisarmonica a bocca, che non aveva nulla da invidiare allo strumento grande, e che forse risulta utile per consentire all’artista una pausa fisica. Un tema gradevole si è concluso con un caldo fischiettìo all’unisono con gli strumenti. Ma un’ora e un quarto è parsa troppo poca ad un pubblico che ha seguito in silenzio il concerto per non perdere nessuna delle innumerevoli sfumature. Galliano, che già ne aveva tessuto le lodi tra un brano e l’altro in un ottimo italiano, lo ha perciò premiato con un paio di bis, congedandosi felicemente da un’attenta platea.