Bruno Marin nuovo capogruppo delle industrie chimiche di Confindustria Udine

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confindustria udine Bruno Marin capogruppo industrie chmiche
confindustria udine Bruno Marin capogruppo industrie chmicheChimica pura in affanno, meglio gomma e plastica. 2015 anno di volta dell’economia

Le industrie chimiche aderenti a Confindustria Udine hanno eletto all’unanimità nuovo capogruppo Bruno Marin, presidente dell’AMB spa di San Daniele. Marin subentra a Germano Scarpa, giunto al termine del suo terzo mandato e quindi non più rieleggibile.

«Il nostro gruppo – ha sottolineato Marin – è composto da aziende molto eterogenee tra loro che presentano però almeno due problematiche in comune che intenderei affrontare nel corso del mio mandato: la prima è legata alla necessità di interfacciarsi in modo proattivo con gli enti pubblici al fine di addivenire ad una semplificazione e uniformità interpretativa di norme, regolamenti e  precetti; l’altra è invece dettata dall’esigenza di reperire in loco personale figure formate e preparate. Da qui il mio impegno, in una logica di continuità, a proseguire l’impegno di Germano Scarpa nella collaborazione sinergica con gli istituti tecnici ad indirizzo chimico». 
Nel corso della riunione proprio il capogruppo uscente Scarpa ha sintetizzato l’attività nel biennio 2013-’15, che ha visto il Gruppo chimiche sviluppare tematiche di interesse trasversale emerse da un’indagine effettuata sulle esigenze delle aziende appartenenti al Gruppo stesso e in particolare: accesso al credito e risorse finanziarie; riforma della normativa in tema di energia e opportunità di razionalizzazione dei costi; internazionalizzazione: rapporti con gli istituti tecnici tecnologici della provincia e ricerca e innovazione. Su quest’ultimo argomento è stata anche svolta un’indagine, tra le imprese associate del gruppo chimiche e del gruppo alimentari e bevande, per lo sviluppo dell’innovazione nelle filiere della chimica e dell’agroalimentare. I risultati dell’indagine hanno contribuito alla realizzazione di uno studio, a cura del Dipartimento di scienze chimiche e farmaceutiche dell’Università di Trieste, mirato alla promozione dell’innovazione integrata e sostenibile nei settori alimentare, farmaceutico-cosmetico, chimico, ambientale e biotecnologico nell’ambito della Strategia di specializzazione intelligente (S3) che la Regione Friuli Venezia Giulia è impegnata a predisporre e che costituirà il riferimento di base per gli strumenti di supporto e incentivazione ai progetti di ricerca e sviluppo tecnologico finanziati dalla Regione con fondi propri o comunitari nel periodo 2014-20.
Da evidenziare, poi, che la collaborazione avviata con gli istituti tecnici ad indirizzo chimico della provincia, avviata già nel 2011, è proseguita con iniziative specifiche, sulla base delle necessità espresse dai singoli Istituti e delle disponibilità delle aziende del Gruppo. Alcune imprese hanno supportato i progetti di ricerca mettendo a disposizione strutture, attrezzature e competenze tecniche, nonché intervenendo con propri relatori in occasione di convegni e conferenze organizzati dalle scuole stesse o partecipando alle iniziative dell’Associazione.
Un cenno, infine, all’andamento congiunturale. In Provincia di Udine il 2014, secondo l’indagine congiunturale dell’Ufficio studi di Confindustria Udine, il comparto della Chimica ha registrato un andamento deludente (-1,7% l’indice della produzione rispetto al 2014) che riflette senza dubbio la debolezza dell’economia nazionale. In calo nel 2014 anche le esportazioni (-26,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, da 157,5 a 115,2 milioni di euro) mentre è in crescita il ricorso alla cassa integrazione (+83% le ore autorizzate nel 2014 rispetto al 2013, da 280.925 a 513.921 ore). Segnali positivi provengono, viceversa, dal comparto della gomma e materie plastiche che ha segnato una crescita nella produzione (+5,1%). Stazionarie le esportazioni (pari 218 milioni di euro).
Il 2015 dovrebbe essere l’anno di spartiacque in cui si lascerà alle spalle la recessione: la spinta dell’euro debole, il calo del prezzo del petrolio e dell’energia (in Italia il costo dell’energia elettrica è del 30% più alto della media degli altri Paesi europei), i  tassi bassi e la crescita dell’export dovrebbero permettere di rilanciare in maniera più continua ed uniforme tutti i comparti (nonostante un sistema normativo particolarmente penalizzante).