Richiamata una visione alta del lavoro e la responsabilità delle generazioni adulte nei confronti dei giovani e della società
Per uscire dalla situazione di crisi i Vescovi del Triveneto rilanciano «una visione del lavoro corrispondente all’altissima dignità della persona umana, che del lavoro è il soggetto e il fine, dunque una visione alta del lavoro». Invitano ad «accompagnare e anticipare il cambiamento, investendo sui giovani» lasciando loro spazio e opportunità vere, «senza condannarli ad un’eterna attesa». L’analisi è sviluppata nella nota pastorale che i vescovi del Triveneto hanno elaborato in vista della festa del primo maggio.
«Quello che le generazioni più adulte possono e debbono fare è saper indicare anche ai giovani ciò che del passato deve – dicono nella nota – essere custodito e ciò che invece può essere lasciato. Questo discernimento è indispensabile per un cambiamento positivo. E tale discernimento va accompagnato anche con l’esempio delle stesse generazioni più adulte». I vescovi vogliono riaffermare l’attenzione e la vicinanza delle comunità ecclesiali verso famiglie, lavoratori e imprenditori «ancora profondamente segnati e scossi» dalle conseguenze della crisi economica e finanziaria. La gente del Triveneto, rammentano, dopo un lungo periodo di diffuso sviluppo economico, si è trovata «impreparata ad affrontare una situazione di difficoltà economica e a fare i conti con una severa crisi occupazionale. E sembrano come incapaci di far fronte al come e al dove attingere le risorse materiali e di senso necessarie» per attraversare questo lungo periodo di difficoltà.
I vescovi invitano a tenere saldo il quadro etico-valoriale di riferimento e ritengono «che debba essere custodito l’alto valore assegnato al lavoro; la sostanza dei diritti fondamentali dei lavoratori, pur nella necessità di adattarne le forme giuridiche; la dimensione comunitaria e solidale del lavoro e della stessa impresa, argine all’individualismo e alla frammentazione; la consapevolezza che il lavoro ha il primato sul capitale e che l’uomo ha il primato sul lavoro». Si chiede che sia rispettato il riposo e il tempo della festa; che si dia «la possibilità reale e concreta di strumenti di previdenza sociale; la sensibilità verso l’economia civile e solidale e l’apprezzamento per quelle imprese che non hanno come unico obiettivo la massimizzazione del profitto». E’ imprescindibile che «ogni lavoro fatto secondo gli accordi va pagato, e va pagato in tempi ragionevoli». Ricordano di verificare «l’intenzione con la quale si investe il proprio denaro, lo si presta, lo si utilizza» in quanto «il denaro è mezzo subordinato al bene della persona, che comprende anche il lavoro dignitoso».
I Vescovi del Triveneto condannano nettamente la corruzione, auspicando una conversione di tutti «anche da quelle scorciatoie che a volte sembrano innocue, ma che sono il terreno di coltura della corruzione più eclatante». Un appello, infine, è rivolto anche alle comunità cristiane affinché dedichino un’attenzione privilegiata ai giovani che «rischiano di essere le vere vittime incolpevoli» e di far del loro mondo sempre più «luoghi dove si educa al lavoro e ai suoi valori fondamentali, alle sue dimensioni umane e cristiane, al suo senso profondo; spazi dove si parla di lavoro, dove si condividono le difficoltà e le preoccupazioni alla luce del Vangelo, e dove si possono mettere insieme idee e risorse».