Silvestrini (Cna): «è ora di rilanciare con decisione il mercato interno»
«L’impressione che abbiamo è che si sia fermato il ciclo negativo e, lentamente, si stia avviando la ripresa. Ma ora bisogna incidere sul mercato interno, che rappresenta l’80% del prodotto interno lordo e, per il mondo delle micro e piccole imprese, del lavoro autonomo e dei professionisti, è determinante. Per questo chiederemo, già dai prossimi giorni, misure per rilanciare, con decisione, il mercato interno».
Lo ha affermato Sergio Silvestrini, Segretario generale della Cna, concludendo i lavori del convegno di presentazione dell’Osservatorio nazionale Professioni Cna, che si è svolto presso la Camera dei Deputati. «Dopo sette, otto anni di crisi – ha proseguito Silvestrini – il Paese è infiacchito, ma bisogna invertire questa tendenza. Le condizioni macroeconomiche ci sono. Il calo del petrolio, l’intervento di Draghi, soprattutto il brusco calo di valore dell’euro ci devono far guardare al futuro con più ottimismo».
Per Silvestrini «i professionisti, in tutti i campi, sono in grado di contribuire a riavviare il Paese e a ricondurlo ai livelli che merita, e ai quali può legittimamente aspirare. Chi viene nel nostro Paese, turista o investitore, ha bisogno dei servizi dei professionisti, servizi alla persona o alle imprese, che rappresentano il grande valore aggiunto italiano. E proprio la consulenza dei professionisti può sostenere e irrobustire il ruolo italiano di leader nel manifatturiero, secondi in Europa solo alla Germania».
Per Claudio Corrarati, presidente di Cna Trentino Alto Adige, «è significativo che i due terzi dei professionisti non ordinisti (quelli non iscritti ad ordini professionali specifici) svolgono quest’attività in maniera esclusiva: un dato che spinge a lavorare sui meccanismi di valorizzazione della formazione, il primo strumento di lavoro. Importante è anche l’elevato numero di quanti contano su dipendenti e collaboratori, un dato che fa riflettere nel momento in cui il lavoro è un’emergenza prioritaria».
Il sottosegretario all’Economia e alle finanze De Micheli presente all’esposizione ha dichiarato che «è necessario mettere ordine nella selva normativa relativa alle professioni, frutto di una serie d’interventi spot. In tema fiscale bisognerà cominciare a studiare un percorso fattibile per trovare i mezzi di sostenibilità finanziaria destinati a rivedere il regime dei minimi. Quanto al riconoscimento di una effettiva tutela della maternità, vorrei rilevare che l’investimento sulla maternità non può limitarsi a un’applicazione riduttiva: è un investimento sul futuro del Paese e, a mio parere, sarà il caso di allargare la tutela, ampia e concreta, della maternità alle professioniste e non solo a loro».
Nella vita quotidiana degli italiani il loro ruolo è in continua crescita. Dei servizi che offrono, alle persone e alle imprese, non si può più fare a meno. Sono i professionisti “non ordinistici”, vale a dire non organizzati in ordine o collegi. Dei quali si sa, però, ancora poco. Che cosa fanno? Come sono organizzati? A queste domande, e a molte altre, cerca di rispondere la CNA attraverso una indagine conoscitiva di tipo qualitativo condotta dall’Osservatorio professioni Cna su un campione di circa 3.000 professionisti che esercitano 29 attività diverse.
L’indagine Cna punta a far luce su un universo in costante e fortunato aumento, che non è stato frenato nemmeno dalla crisi. Tra il 2009 e il 2013, l’Inps rende noto che il numero dei professionisti “non ordinistici” lavoratori autonomi con partita Iva (operanti in via esclusiva o prevalente) iscritti alla Gestione separata dell’Istituto previdenziale è cresciuto del 19,1% a fronte di un calo pari al 2,6% dell’occupazione complessiva.
Il professionista “non ordinista” ha, in media, 46 anni di età. Possiede un alto livello d’istruzione: il 48% risulta laureato e il 49% diplomato. Cura in particolar modo la formazione professionale: otto su dieci hanno conseguito titoli specifici per esercitare, anche se oltre la metà di questi titoli non era obbligatoria ma diretta, esclusivamente, a elevare la competenza personale. Su dieci professionisti sei sono maschi. Più del 63% svolge la propria attività in via prevalente, con un 14% di imprenditori e poco più del 20% dipendenti. Oltre la metà della partite Iva si avvale dell’apporto di collaboratori. Quanto al reddito, più della metà dei professionisti non arriva a 20.000 euro l’anno lordi. A questo importo, francamente esiguo, va però fatta la tara: un terzo degli interpellati svolge altre attività, che integrano il reddito dichiarato prodotto dalla professione. In relazione alla clientela, un quarto dei professionisti può contare su un massimo di dieci clienti, più del 40% non supera i venti e solo il 22% ne ha oltre cento.
L’attuale disciplina dell’attività professionale “non ordinistica”, e in particolare la Legge 4/2013 che promuove l’autoregolamentazione volontaria e la qualificazione, viene promossa dall’86% dei partecipanti all’indagine. Un plebiscito sul quale pesa anche l’attenzione prestata dai clienti al livello qualitativo dei servizi offerti dai professionisti: al 65% di loro (un livello che sale all’80% nell’offerta di servizi per la salute) è stato chiesto, specificamente, se sono in possesso di titoli che attestano la loro qualificazione professionale.