La commissione antimafia nazionale accende un faro sulla gestione del comune di Verona: reazione scomposta del sindaco candidato governatore
Sulla testa del candidato governatore del Veneto e sindaco di Verona Flavio Tosi cade una brutta tegola politica, lanciata dalla presidente della Commissione bicamerale antimafia Rosy Bindi al termine di due giorni di sedute in Veneto. Una commissione d’accesso agli atti del comune di Verona, come quella nominata a Roma «dopo i noti fatti», dice la Bindi, e ciò basta per incendiare la polemica politica in una campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale del Veneto.
Il sindaco scaligero Flavio Tosi parla, in riferimento alle parole della Bindi, di «affermazioni strampalate, che ben si inseriscono nel clima della campagna elettorale , utili solo a trovare spazio nei titoli sui mass media» e ricorda «che la richiesta di accesso agli atti del comune di Verona era già stata avanzata e respinta un anno fa», all’epoca «della macchina del fango», dice, partita da una trasmissione televisiva.
La “bomba” scoppia al termine della giornata veronese di una delegazione della commissione Antimafia, segnata da varie audizioni in Prefettura. E’ la conclusione della due giorni veneta, dopo la tappa di Venezia trascorsa senza particolari colpi di scena. In conferenza stampa, i componenti dell’Antimafia presenti parlano della città scaligera come del «punto debole del Veneto» e segnalano che «la consapevolezza sul livello ndranghetista e mafioso nel territorio è ancora insufficiente». Primi colpi di un’analisi di cui fa sintesi la presidente Bindi: «dagli elementi che abbiamo raccolto ci sentiamo di chiedere alla Prefettura e al Comitato di sicurezza, anche alla luce di recenti fatti analizzati dalle procure di Bologna, Brescia e Catanzaro, di rivalutare la possibilità della nomina di una commissione di accesso al comune di Verona»; ma non solo, anche ad altri enti locali «che hanno visto il verificarsi di fatti inquietanti, di rapporti tra amministrazione ed associazioni criminali». Un riferimento è alla voce “scambi elettorali”.
Bindi sottolinea che la commissione è uno strumento di prevenzione e ricorda che anche a Roma è stata nominata. «Non è una bella cosa che la capitale abbia una commissione d’accesso – dice – ma si tratta di operare per raccogliere elementi ulteriori di conoscenza che sarebbero utili per prevenire fenomeni che potrebbero degenerare». Di fuoco le parole dettate dal vicepresidente della Commissione Claudio Fava: «qualsiasi altra amministrazione comunale nelle condizioni di quella di Verona avrebbe subito la proposta di scioglimento per infiltrazioni mafiose». Rileva che la prefettura, «con grave sottovalutazione», aveva invece detto no alla commissione d’accesso. Fava fa anche un riferimento diretto all’ex vicesindaco condannato a cinque anni per corruzione e a un’impresa «collegata a famiglie mafiose calabresi presente nei più importanti appalti dell’amministrazione comunale». Tosi, da par suo, respinge ogni illazione: «né il sottoscritto né alcun amministratore o dirigente comunale è indagato per le ipotesi avanzate dalla Bindi e nemmeno l’ex vicesindaco è stato indagato per quel motivo. Quindi la richiesta della commissione, oltre più che ridicola, è penosa». Sui risultati dei lavori della Commissione esprimono soddisfazione i membri di M5S, indicando che «è tempo di voltare pagina».
A Tosi risponde anche membro della commissione antimafia Alessandro Naccarato: «la reazione scomposta del signor Tosi conferma il fatto che l’attenzione della Commissione Antimafia su Verona è assolutamente fondata e opportuna. La richiesta della presidente Bindi a nome della Commissione, di valutare l’opportunità di istituire la Commissione d’accesso presso il comune di Verona è motivata dalle rilevanti novità investigative emerse negli ultimi mesi dalle indagini delle Dda di Bologna, Brescia e Catanzaro. La Commissione non rivolge la richiesta al Prefetto come persona, che, come è noto, ha terminato oggi il suo incarico, ma, come previsto dalla normativa, alla Prefettura come istituzione, che ha una continuità di funzione a prescindere dal singolo funzionario. La Commissione Antimafia, il suo presidente e i suoi componenti non sono in campagna elettorale a differenza del sindaco di Verona che, proprio per questa ragione, appare molto nervoso e preoccupato».