Incrementati gli incentivi fiscali per la ricerca e sviluppo. Zaia: «difficile competere con questi mezzi»
L’Austria rilancia nelle sue politiche di attrattività delle imprese attive nei paesi confinanti, ad iniziare da quelle del Veneto: il Parlamento austriaco ha predisposto un incremento degli incentivi fiscali per gli investimenti nel settore ricerca e sviluppo. Nell’ambito della sua riforma fiscale e di un nuovo pacchetto di aiuti economici, il Parlamento ha approvato l’aumento del contributo di ricerca dal 10% al 12%. Diversamente dall’Italia, dove i provvedimenti specifici dedicati a ricerca e sviluppo sono decisamente minori, le imprese austriache potranno avvalersi di un bonus del 12% per propri oneri o spese dedicati alla ricerca.
Immediata la reazione del governatore del Veneto Luca Zaia, candidato a succedere a sé stesso: «leggo e mi indigno perché più si lotta a livello locale per l’autonomia a beneficio anche delle imprese e meno il Governo si attiva. Non soltanto per sostenere la ricerca, ma neppure per consentire alle regioni virtuose come il Veneto di gestire strumenti per offrire alle proprie imprese gli strumenti necessari per decidere di restare sul nostro territorio». Secondo Zaia «una piena autonomia, come quella del Trentino Alto Adige o del Friuli Venezia Giulia che possono trattenere fino al 99% del gettito fiscale del territorio per il territorio, consentirebbe anche al Veneto di poter gestire la propri a fiscalità a favore delle imprese, a beneficio di una minore tassazione o per sostenere progetti di ricerca. Il Veneto ha dato al Paese in questi anni tutti quello che poteva, unica Regione ad applicare i costi standard, e ha riversato sulle imprese 600 milioni di euro provenienti da fondi europei oltre ad utilizzare l’importante leva di Veneto Sviluppo che ha garantito quasi un miliardo di euro a 14 mila imprese per sostegno al credito e riassicurazione».
Nonostante la gara con handicap, Zaia non demorde: «dobbiamo fare di più perché a nessun altro Paese o Regione convenga spedire una lettera per corteggiare le nostre imprese e invitarle a banchettare ad un’altra tavola ben più imbandita. A un’ora e mezza dal confine, in Carinzia, la tassazione è al 25% e purtroppo tante imprese hanno già deciso di emigrare. Se vogliamo attirare capitali stranieri ed evitare una diaspora d’imprese (e con loro gli imprenditori, le idee e il “Made in Italy”) non resta che chiedere che i soldi dei veneti restino ai veneti attraverso una vera e compiuta autonomia».