Elezioni comunali in Trentino: iniziano le prime candidature autorevoli

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rovereto castello da torrente leno 1Francesco Valduga sfida a Rovereto l’uscente sindaco Miorandi a capo di un’alleanza di liste civiche

La politica trentina si sta scaldando in vista dell’appuntamento elettorale di metà maggio quando andranno alle urne i cittadini per rinnovare gran parte delle amministrazioni comunali della provincia. Se nel capoluogo Trento i giochi sono ancora in gran parte da fare (di certo c’è solo la ricandidatura da parte dell’attuale sindaco Alessandro Andreatta, espressione del centro sinistra, mentre le altre forze politiche sono ancora alla ricerca di un candidato), a Rovereto, seconda città del Trentino, i giochi sono quasi fatti. A contendere la poltrona di primo cittadino all’uscente Andrea Miorandi (espressione di una sempre più rissosa alleanza di centro sinistra che sta perdendo pezzi) c’è Francesco Valduga, medico oncologo, alla guida di un’alleanza tra liste civiche che si propongono di battere i partiti tradizionali per restituire alla cittadinanza l’orgoglio perduto.

Valduga, una bella sfida la sua…

Neanche più di tanto, visto che l’attuale governo della città sta andando a pezzi per via di lotte intestine all’interno della sua maggioranza di centro sinistra autonomista. Io scendo in campo per dare alla città di Rovereto e ai suoi abitanti la possibilità di riprendersi l’orgoglio perduto, di tornare ad essere una comunità che conta in Vallagarina e in Trentino, unendo tutte quelle persone che vogliono andare oltre un sistema di rappresentanza partitica che ormai ha fatto il suo tempo e che a Rovereto ha fatto passare l’ultima legislatura senza lasciare dietro di sé segni tangibili.

Francesco Valduga 2 1Dia qualche dettaglio in più della sua compagine.

La mia candidatura parte dal basso, da una serie di persone espressione delle realtà più diverse della cittadinanza e delle esperienze politiche. Io ho dato la disponibilità a mettermi in gioco alla guida di un’alleanza composta da diverse liste civiche che racchiudono diversi valori, ma con una linea comune che è quella di ridare una speranza alla città, partendo dal metodo, dando risposte concrete ad una società sempre più disgregata, alla prese con la crisi economica, la mancanza di lavoro e una situazione di sicurezza e ordine pubblico sempre più preoccupante. Vogliamo ricostruire le relazioni tra la città e i suoi abitanti, tra l’amministrazione comunale e i cittadini, ad iniziare dalla valorizzazione del ruolo delle circoscrizioni che il sindaco Miorandi (e il centro sinistra) voleva cancellare. Vogliamo mettere nuovamente i cittadini al centro dell’azione amministrativa del comune e dei suoi amministratori andando oltre la mediazione dei partiti.

Il rilancio dell’orgoglio roveretano poggia sulle circoscrizioni?

Sì, ma non solo. Il quartiere rappresenta da sempre la base di una comunità e la vita di ogni borgata della città deve essere adeguatamente valorizzata, dando loro compiti precisi, come il controllo del territorio, la segnalazione delle problematiche infrastrutturali e sociali. Devono essere l’interfaccia primaria dei cittadini, senza costringerli a girare come trottole tra uffici, spesso localizzati anche molto distanti e scomodi da raggiungere. L’orgoglio roveretano passa anche dal recupero del ruolo che la città esercita sul territorio, visto che essa è un indiscutibile punto di riferimento per i comuni circostanti, così come le realtà confinanti lo sono per la città. Più che ad un’autoreferenzialità della città così come è stata delineata negli ultimi anni dall’attuale governo cittadino, vedo un ruolo di guida e di riferimento all’interno della Comunità di valle, creando rapporti più stretti anche con le realtà confinanti, visto che alcuni problematiche che interessano Rovereto hanno ricadute anche sui comuni vicini, assieme ai quali vanno ricercate e trovate le soluzioni.

Ha accennato ai problemi della città: quali sono i maggiori?

Senza dubbio la viabilità è uno dei più “caldi”, visto che Rovereto, a differenza di altre realtà anche più piccole, viene tagliata in due dal traffico della statale del Brennero e dalla statale che porta verso il Garda, arterie che generano una notevole mole di traffico e di inquinamento. Va sicuramente trovata una soluzione al traffico di attraversamento, magari tramite la realizzazione di una nuova arteria che allontani questo genere di traffico dal centro. Una soluzione era stata trovata ancora dieci anni fa, ma l’attuale maggioranza di centro sinistra l’ha lasciata cadere per via della sua impostazione ideologica e gli effetti di questa decisione oggi sono sotto gli occhi di tutti. Anche se quegli attuali non sono più i tempi di grandi risorse pubbliche, secondo me le risorse si possono ancora trovare per dare una risposta concreta e lungimirante al traffico, che soddisfi le esigenze anche dei comuni vicini. A questo, si può aggiungere la viabilità interna e i parcheggi, perché non si possono fare sensi unici o pedonalizzare strade centrali senza dare ai residenti e agli operatori economici una reale alternativa. Vanno fatti parcheggi che favoriscano l’accessibilità al centro e ai negozi, magari senza spennare ulteriormente i cittadini, ma dando loro la possibilità di sostare gratuitamente le prime due ore.

Lei ha espresso preoccupazioni circa il futuro dell’ospedale cittadino…

Da medico ospedaliero seguo da vicino le vicende del “S. Maria” anche se professionalmente lavoro nell’ospedale di Trento. Una cosa deve essere chiara: Rovereto non deve subire il ridimensionamento del suo ospedale mediante una strisciante chiusura dei suoi primariati che l’attuale maggioranza di centro sinistra ha accettato supinamente. Il “S. Maria” è una realtà di eccellenza riconosciuta a livello italiano e deve potere continuare ad operare in stretta sinergia con il “S. Chiara” di Trento. Nell’operazione di razionalizzazione della sanità trentina, gli ospedali di Trento e di Rovereto sono destinati ad essere un punto di riferimento per l’intera sanità provinciale. Spero che a Rovereto venga garantito un suo specifico ruolo, anche tramite la valorizzazione delle eccellenze riconosciute della struttura, visto che oggi il tema non è più avere tutta la sanità vicina a casa, ma avere specializzazioni d’eccellenza su cui potere contare anche se a costo di una breve trasferta sul territorio.

Sul tavolo della politica c’è anche il rilancio dell’attrattività turistica di Rovereto.

Si deve operare di più e meglio in quest’ambito che è strategico per una larga fetta dell’economia del territorio, non solo di quello roveretano. La città ha dalla sua parte alcuni indiscutibili punti a suo favore: dal Mart al Museo della Guerra, alla Campana della pace, alle orme dei dinosauri ai Lavini, al restaurato teatro Zandonai. Oltre ad essere vicina a località di indiscutibile fascino turistico, come il Pasubio, l’altopiano di Folgaria e lo stesso lago di Garda. Credo che sia indispensabile realizzare sinergie tra questi ambiti per promuovere unitariamente le varie offerte del territorio, in modo da creare un’offerta che sia attrattiva tutto l’anno, rilanciando il ruolo dell’Azienda per il turismo che deve vedere una maggiore partecipazione e responsabilità da parte dei privati nella sua gestione e nell’approntamento delle offerte.

I10 Museo MART 2002 Pino Musi 1l rilancio può passare anche da una migliore valorizzazione della cultura e del Mart in particolare?

Certamente e il Mart deve passare al più presto da un luogo dove si fanno manifestazioni di nicchia per abbracciare la cultura visiva nella sua complessità, diventando un luogo di riferimento dei cittadini. Agli avanguardismi e alle nicchie vanno affiancati eventi di più vasto respiro, anche per recuperare visitatori che negli ultimi anni sono andati inesorabilmente calando mettendo a repentaglio l’equilibrio economico del museo. Vedrei bene il coinvolgimento di qualche struttura privata che porti negli spazi del Mart eventi culturali di livello e di ampio richiamo, capaci di catalizzare l’attenzione dei media nazionali ed europei, magari da coinvolgere anche nella gestione diretta della struttura. Credo anche che l’Università possa dare ulteriore slancio alla città, riattivando il progetto di trasferire a Rovereto alcune facoltà.

Rovereto, prima realtà industriale del Trentino, negli ultimi tempi ha visto calare il ruolo della manifattura.

Ci si è troppo a lungo cullati sull’idea che il terziario e i servizi fossero il motore dello sviluppo, ma senza manifattura non si va molto lontano e, soprattutto, non si producono posti di lavoro e sviluppo a medio termine. L’azione di reindustrializzazione del territorio condotta da Trentino Sviluppo va bene, anzi va rafforzata con una migliore valorizzazione dell’offerta che il territorio nel suo complesso mette a disposizione degli imprenditori mediante una politica di marketing territoriale più sofisticata e capillare. Ma va perseguita anche l’opera di recupero delle tante aree industriali dismesse che ora costellano il territorio, senza consumarne di nuovo. Credo che Rovereto abbia dinanzi a sé un futuro nella manifattura, che potrebbe essere ulteriormente ampliato se le vie di comunicazione fisiche e virtuali fossero ulteriormente migliorate, vista anche la posizione strategica della città sull’asse Nord-Sud del corridoio Berlino-Palermo.

Tornando alla città, negli ultimi tempi è emerso seriamente un problema di vivibilità e di sicurezza. Cosa si può fare per migliorare la situazione?

Rovereto è una città che è ai vertici per la raccolta differenziata dei rifiuti ma è anche sporca, con un centro storico che alla sera è morto, spesso con lamentele da parte dei residenti per schiamazzi e degrado. Credo che la situazione si possa risolvere dando la possibilità di aprire più luoghi pubblici nel centro della città, magari agendo sulla leva fiscale locale, per attirare in centro movimento, sempre stando attenti a rispettare le esigenze di decoro di chi in centro vive. Serve che la polizia locale faccia più attività di prevenzione sul territorio, ad iniziare dalla fascia serale e notturna, in modo da disincentivare gli illeciti.