Le musiche di Bach interpretate a cavallo tra classico e jazz
di Giovanni Greto
Il Teatro comunale “Mario Del Monaco” di Treviso era pressoché esaurito – i pochi posti vuoti erano probabilmente da ascrivere all’assenza di alcuni abbonati, forse causata dall’imperversare del consueto virus invernale – per un concerto di musiche di Johann Sebastian Bach, con un programma stilato da Mario Brunello, il celebre violoncellista di Castelfranco Veneto, richiesto a tutte le latitudini, appena rientrato da un felice tour in Giappone. Il musicista veneto ha voluto accanto a sé il pianista e compositore di Philadelphia (USA), Uri Caine, con il quale aveva già suonato con successo nella rassegna estiva “I suoni delle Dolomiti”.
La serata si è aperta con l’esecuzione della Suite per violoncello solo n. 3 in Do maggiore BWV 1009, in 7 movimenti. Brunello ama particolarmente le suite bachiane, al punto da averle incise fino ad ora due volte, la prima in due CD, la seconda, assai recente, in tre, per l’etichetta italiana Egea, spiazzando l’ascoltatore con un’interpretazione che cronologicamente si distacca dall’usuale. Questo anche perché, come più volte lo stesso musicista ha spiegato, ogni esecuzione fa storia a sé, è diversa da quelle precedenti e sarà diversa dalla successiva, anche se fosse suonata a brevissima distanza di tempo. Questo modo di concepire la musica si avvicina a quello che di solito pensa un musicista jazz.
Brunello ha chiamato Caine per interpretare le tre Sonate per viola da gamba e clavicembalo 1027-1029, inserendo alcune originalità esecutive, derivanti dalla personalità di ognuno. Uri Caine ha dato prova della propria maestria improvvisativa mediante un monologo partito dalle celeberrime Variazioni Goldberg, le quali per strada hanno incontrato il jazz degli esordi, il Rag Time, il Mainstream, il Be Bop, il Free, riapparendo nel finale, anche se Caine ha optato piuttosto che per la delicatezza dell’inizio per una gioiosa percussività con gli avambracci sulla tastiera.
Nel secondo tempo, tra la Sonata n. 2 e la n. 3, i musicisti hanno eseguito un’Invenzione per violoncello e pianoforte, con parecchi aspetti cameristici che richiamavano l’800 e la contemporaneità, concepita per l’occasione da Caine.
Applausi e richiami a gran voce sono stati premiati da due bis. Il primo, un preludio di George Gershwin, autore che i due avevano portato nella rassegna montana, il secondo, un corale di Bach, originalmente per organo. Entrambi tecnicamente impeccabili, i due virtuosi si diversificano nell’arte dell’improvvisazione. Brunello è un musicista, ancorché apertissimo, di formazione classica. Caine è l’improvvisazione perenne e perciò si nota una forma di timore reverenziale verso la pagina scritta, la paura di non essere all’altezza, brillantemente superati grazie ad una sensibilità caratteriale che è forse anche una filosofia di vita.
Una notazione di ringraziamento conclusiva. Per chi non lo sapesse, Uri Caine è stato il direttore artistico della Biennale Musica di Venezia nel 2003. Dieci giornate intense, piene di sorprese, in un cartellone ben disegnato nel quale spiccava The Othello Syndrome, un lavoro monumentale del pianista americano, ispirato dall’omonima opera di Verdi. P.S.: perché il direttivo della Biennale non decide di affidare la programmazione del festival, almeno una volta ogni tre anni, ad un musicista/compositore di Jazz, una musica contemporanea indirizzata a scoprire sempre qualche cosa di nuovo?