Giornata del Ricordo, celebrazioni in tutt’Italia per non dimenticare le vittime della violenza comunista

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foiba basovizza celebrazioni autorità 2015 1In parlamento celebrazioni in un’aula deserta. Le vittime delle foibe continuano ad essere di serie “B”, assieme ai 350.000 esuli

Celebrazioni delle vittime della violenza comunista delle truppe titine in tutt’Italia per ricordare gli italiani infoibati colpevoli solo di non accondiscendere all’assimilazione e occupazione jugoslava delle terre italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia cedute a seguito della fine della seconda Guerra mondiale.

Il Prefetto di Trieste, Francesca Adelaide Garufi, ha consegnato nel corso della cerimonia alla Foiba di Basovizza per il “Giorno della memoria” le medaglie d’onore del Presidente della Repubblica ai congiunti degli infoibati. Le medaglie d’onore sono state consegnate ad Andrea Acanfora in memoria del nonno Giovanni Battista Acanfora, nativo di Castellammare di Stabia, capitano della Guardia di finanza, in servizio presso l’Ufficio provinciale della polizia economica di Trieste. Catturato dalla truppe titine il 2 maggio 1945 presso la caserma di Campo Marzio e presumibilmente infoibato. Da allora di lui non si ebbero più notizie. A Marisa Basilisco in memoria del padre Pietro Basilisco, nativo di Rovigno, ingegnere, residente a Dignano D’Istria. La notte del 5 ottobre 1943 fu prelevato da partigiani titini dalla sua casa a Carnizza e infoibato nella foiba di Terli. A Riccardo Cabrin in memoria della nonno Mario Carlini nativo di Pievepelago, Capitano. Catturato da partigiani titini a Trieste nel maggio 1945 e deportato in Jugoslavia. Da allora di lui non si ebbero più notizie certe. A Fiorella Corradini in memoria della zia Lidia Ravasini di anni 20. Il 14 settembre 1946 fu trucidata, insieme al fidanzato Giusto Trevisan, in località Valle San Bartolomeo di Muggia (Trieste). A Giacomo Crosilla in memoria del padre Giuseppe Crosilla , nativo di Sanvincenti, artigiano. Fu catturato da partigiani titini alla presenza del figlio. Dalla data del 17 marzo 1944 di lui non si ebbero più notizie. A Paolo Di Paoli Paulovich in memoria del congiunto Giacomo Paoli nativo di Parenzo (Pola). Fabbro. Il 27 settembre 1943 fu catturato con il fratello ed altre persona da partigiani titini. Fu infoibato a Villa Surani il 4 ottobre 1943. A Sandro Fonda in memoria del nonno Giusto Matani nativo di Pistoia, militare. Catturato a Trieste da partigiani titini il 4 maggio 1945. Da allora non si ebbero più notizie certe. Al termine della cerimonia presso la Foiba di Basovizza, è stata deposta una corona congiunta da parte della Prefettura, Regione, Comune e Provincia presso la Foiba di Monrupino.

«Lo Stato sapeva e ha tradito gli italiani, lasciandoli morire nelle foibe, un dramma censurato per cinquant’anni. Oggi è venuto il momento di dare ai familiari degli esuli, colpiti al cuore e nei loro beni, i risarcimenti che il Paese deve loro». Lo ha detto in aula il friulano capogruppo leghista Massimiliano Fedriga che ha chiesto e ottenuto un momento di riflessione in aula nella giornata del ricordo. «Diecimila persone uccise e 350.000 esuli pesano oggi sulla coscienza storica del Paese e ancora qualcuno, nelle frange dell’estrema sinistra, censura la piena responsabilità del comunismo titino. Ferruccio Parri e Alcide de Gasperi denunciarono la scomparsa di migliaia di connazionali, ma lo Stato, all’epoca, non fece niente per impedire il massacro». «Un reduce, Piero Tarticchio, ci dice chiaramente che la ferocia comunista titina si accanì contro i cittadini comuni e che i treni degli esuli venivano presi a sassate da certi ferrovieri dell’epoca. “Noi scappavamo via dal regime comunista di Tito che veniva visto allora come un ‘paradiso’ – scrive Tarticchio -. Per cui la parte ‘rossa’ dell’Italia ci considerava dei fascisti reazionari”». «Oggi il governo ha il dovere di ridare dignità al ricordo, di scusarsi e di risarcire le popolazioni all’epoca tradite e consegnate ai massacri dell’estremismo comunista» ha concluso Fedriga.

«Due minuti per celebrare la “Giornata del Ricordo” in un’aula deserta e dopo insistenti nostre richieste. Divieto ai deputati di partecipare alla commemorazione prevista in Sala della Regina, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per concomitanti e ostinate votazioni sulle riforme costituzionali che non hanno alcuna scadenza. In questo quadro desolante si dimostra di non avere rispetto per la tragedia che ha colpito migliaia di famiglie italiane infoibate sul confine orientale, donne, bambini e anziani gettati in precipizi rocciosi profondi centinaia di metri e lasciati morire di dolore e stenti senza pietà» è quanto ha dichiarato sconsolato il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli intervenendo in aula sulla “Giornata del Ricordo”. «Non c’è pentimento – ha precisato il capogruppo – da parte delle istituzioni per l’oblio riservato a tutti quegli italiani costretti all’esodo, all’abbandono dei propri beni e dei propri affetti, agli insulti con i quali folle di comunisti li accoglievano alle stazioni e nei porti d’approdo. Non c’è consapevolezza della necessità di ricomporre la memoria storica del popolo italiano, considerando le vittime istriane, giuliano e dalmate, ma anche quelle delle guerre di Russia, Albania, Grecia, Egitto, Etiopia, come vittime italiane, prive di connotazione politico-ideologica e cadute per l’Italia e non per il suo regime». «Non resta a questo punto – ha concluso il capogruppo Rampelli – che affidarsi a Sanremo e alla Rai, nella speranza che l’annunciata commemorazione di Conti sia più seria delle sceneggiate del Palazzo».

Alla “Giornata del Ricordo” è intervenuto anche l’arcivescovo di Trieste Giampiero Crepaldi, che ha celebrato la messa alla Foiba di Basovizza alla presenza delle autorità locali. Per Crepaldi questo è «un capitolo di storia che ci parla di ferite ancora aperte e dolorosissime; un capitolo di storia che ci rende avvertiti nell’esercizio morale della vigilanza affinché simili tragedie non si ripetano mai più. Il “Giorno del ricordo”, infatti, riguarda certamente il nostro passato – ha aggiunto Crepaldi – ma riguarda soprattutto il nostro presente e il nostro futuro che vogliamo tutti siano all’insegna del bene, della riscoperta della comune e fraterna appartenenza all’umanità, di pace e di giustizia». «Siamo qui riuniti presso la Foiba di Basovizza – ha continuato l’arcivescovo – per fare memoria dei tragici eventi che coinvolsero migliaia di nostri fratelli e sorelle in umanità, vittime innocenti delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Un ricordo che opportunamente ha ricevuto, anche se tardivamente, un suo profilo istituzionale che lo ha reso una giornata nazionale con una legge dello Stato nel 2004».