Al teatro La Fenice va in scena il Don Pasquale

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teatro la fenice don pasqualeIl dramma buffo di Gaetano Donizetti in scena a partire dall’8 febbraio

Domenica 8 febbraio 2015 (ore 19.00 turno A, trasmessa in diretta su Rai Radio3; repliche sabato 14 febbraio turno C alle 15.30; mercoledì 18 turno D ore 19.00; venerdì 20 turno E ore 19.00; domenica 22 turno B ore 15.30) andrà in scena al Teatro La Fenice il dramma buffo in tre atti Don Pasquale, ultimo capolavoro comico di Gaetano Donizetti, scritto nel 1843 per il Théâtre-Italien di Parigi su un libretto italiano di Giovanni Ruffini.

Seconda proposta donizettiana del Carnevale 2015, l’opera si alternerà sul palcoscenico della Fenice all’Elisir d’amore in scena dal 30 gennaio, e sarà anch’essa diretta dal maestro israeliano Omer Meir Wellber sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro La Fenice.

La produzione riprenderà il fortunato allestimento ideato nel 2002 dal regista Italo Nunziata, dallo scenografo e costumista Pasquale Grossi e dal light designer James Patrick Latronica per il Teatro Malibran, allestimento ripreso in seguito in importanti teatri italiani (Opera di Roma, Teatro Verdi di Trieste, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Comunale di Ferrara) ed europei (São Carlos di Lisbona, Staatstheater di Darmstadt), e ambientato negli anni Trenta del Novecento, «periodo nel quale il clima sociale presenta curiose analogie con quello dell’ambientazione ottocentesca della trama del libretto».

Secondo Italo Nunziata infatti «l’ambientazione tipicamente borghese di Don Pasquale costituisce un prototipo che dal 1840 ha una sua immutata attualità e che è stato riproposto in seguito da generi e linguaggi diversi dall’opera lirica, dalla ‘commedia degli equivoci’ tardo-ottocentesca di Feydeau alla ‘commedia italiana’ nel cinema sonoro degli anni Trenta».

Interpreti dell’opera saranno il basso Roberto Scandiuzzi nel ruolo del vecchio Don Pasquale, il baritono Davide Luciano in quello dello scaltro dottor Malatesta, il tenore Alessandro Scotto Di Luzio e il soprano Barbara Bargnesi nei ruoli dei giovani Ernesto e Norina, e il basso-baritono Matteo Ferrara in quello del finto notaro.

Con Don Pasquale Gaetano Donizetti chiude, nel 1843, la sua lunga carriera di compositore di opere comiche. Dopo un viaggio nell’amata Napoli, il compositore bergamasco si vide offrire dal Théâtre-Italien di Parigi un vantaggioso contratto per un dramma buffo in tre atti per il quale scelse un soggetto ultrasperimentato. Un vecchio scapolo (Don Pasquale) decide di cercare una moglie di giovane età, così da evitare che il nipote Ernesto metta le mani sull’eredità: ma la fanciulla offertagli – che è poi l’amante del nipote, Norina – gliene combina di tutti i colori, sino a fargli passare la voglia insana.

Il successo fu straordinario, grazie anche a un cast d’eccezione formato da Giulia Grisi (Norina), Giovanni Matteo de Candia, in arte Mario (Ernesto), Antonio Tamburini (Malatesta) e, nel ruolo eponimo, il grande Luigi Lablache, definito dal critico Henry Chorley, in occasione dell’applauditissima replica londinese dello stesso anno, «l’autentico genio comico del teatro d’opera». Applaudito più volte a scena aperta e subito ripreso a Vienna e Londra, Don Pasquale risultò, cronologicamente, l’ultima opera buffa italiana a entrare stabilmente nel repertorio dei ‘classici’, grazie soprattutto alla tinta borghese e salottiera con cui Donizetti tratteggia musicalmente la vicenda facendo convivere tratti farseschi, tocchi di colore contemporaneo (il valzer) e pagine impregnate di autentico lirismo malinconico. Se il ricettario di linguaggi curiali, contratti matrimoniali, testamenti e caricature di notai rimanda ancora ai modelli settecenteschi, se la lezione rossiniana lascia grande varietà nella definizione melodica dei personaggi e uno strumentale straordinariamente frizzante, la complessità della scrittura e lo sguardo pieno di comprensione verso la condizione umana sono del tutto donizettiani. Don Pasquale – ormai commedia musicale più che opera buffa – costituisce lo splendido canto del cigno di un genere che per un buon secolo aveva trionfato nell’Europa teatrale.