Il 2014 chiude le immatricolazioni di auto nuove a 1.359.616 unità

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Noleggio auto a lungo termine mercato europeo dell'auto
autoparco-auto-volkswagen-ilnordestquotidianoLeggera crescita rispetto al baratro del 2013, ma ancora poco o nulla per garantire a stabilità al mercato e alla filiera. Per il rilancio serve una drastica defiscalizzazione del settore

La Motorizzazione reso noti i dati delle immatricolazioni a dicembre, che chiude con la registrazione di 91.518 autovetture: il 2,35% in più rispetto a dicembre 2013, durante il quale ne furono immatricolate 89.415.

Nel periodo gennaio-dicembre 2014 la Motorizzazione ha in totale immatricolato 1.359.616 autovetture: il 4,21% in più rispetto al periodo gennaio-dicembre 2013, durante il quale ne furono immatricolate 1.304.648, ma ancora ben lontani da quei 2 milioni di pezzi che garantirebbero l’equilibrio della filiera automobilistica italiana. Nel 2014 il gruppo Fiat ha registrato il calo della propria quota di mercato, che è passata dal 28,66% al 27,71%, complice la perdurante carenza di modelli in grado di soddisfare le richieste del mercato.

«Grazie al segno positivo di dicembre, settimo rialzo mensile consecutivo, seppur con volumi ancora bassi per questo mese, il mercato auto italiano chiude il 2014 positivamente secondo le previsioni, e verrà ricordato come il primo anno di ripresa dopo 6 annualità consecutive in flessione» commenta Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia, la filiera automobilistica nazionale, secondo cui «il quarto trimestre dell’anno risulta, così, in crescita del 6,1% rispetto all’analogo trimestre del 2013, concludendo in ascesa dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti. Questa chiusura d’anno può essere letta come un segnale di incoraggiamento per un settore che da anni accusa i colpi della crisi economica e che ha bisogno, per la sua stessa salvaguardia e rilancio, di ripristinare livelli di mercato fisiologici per un Paese come il nostro, ovvero intorno a 1,8 milioni di unità all’anno».

Vavassori sottolinea «gli elementi di debolezza che ancora caratterizzano il nostro mercato, in primis perché i volumi annuali si attestano su quelli del lontano 1979». Inoltre, «alla perdita di capacità di spesa delle famiglie – spiega – si aggiunge, come aggravante, l’inasprimento delle imposizioni fiscali sull’auto (è in vigore da ieri, per citare a titolo d’esempio solo i nuovi rincari, un aumento medio annuale dei pedaggi autostradali dell’1,3%) che pesano, soprattutto, sui costi di gestione dell’autoveicolo. Il percorso di risalita richiede ancora molto impegno da parte di tutti gli attori della mobilità, non ultime le istituzioni, attraverso l’attuazione di misure che incoraggino il rinnovo del parco circolante e l’offerta di modelli sempre più performanti in termini di consumi, emissioni e sicurezza attiva e passiva».

La visione degli importatori dei marchi esteri riuniti nell’Unrae non cambia: secondo il presidente Massimo Nordio «ormai da sette anni in forti difficoltà, il mercato dell’auto ha bisogno di essere rivitalizzato, a partire dal necessario ringiovanimento del parco nel segmento più critico dal punto di vista delle vendite, quello delle famiglie. Sono queste infatti che, purtroppo, detengono le auto più vecchie, dovrebbero sostituirle, vorrebbero sostituirle, ma probabilmente non possono farlo». Per il 2015, l’Unrae stima una crescita del 3%. «La citata prospettiva di crescita di appena un 3% per il 2015, in assenza di interventi strutturali di rilancio del settore – prosegue Nordio – ci mette in condizione di rimarcare la necessità che venga realizzato un piano solido di rinnovamento del parco attraverso un sostegno alle famiglie, come la proposta di detraibilità di parte dei costi di acquisto di un’auto nuova, con benefici effetti sulla sicurezza dei veicoli e delle persone, sui costi sociali dell’incidentalità e sull’ambiente, come è stato ampiamente dimostrato in molte sedi dall’Aci, dal Censis e nella nostra Conferenza Stampa di metà novembre».

Secondo Federauto, l’associazione dei concessionari di auto e veicoli commerciali, «un mercato italiano a 1.360.000 ci fa tornare indietro alla fine degli anni ’70. Le differenze rispetto a 35 anni fa – osserva il presidente Filippo Pavan Bernacchi – sono enormi, sia dal punto di vista economico sia sociale. Inoltre in quel lontano passato non esistevano le “chilometrizero”, che oggi dipingono un quadro più roseo di quanto non sia in realtà. Rispetto al 2013 abbiamo registrato un +4,2%, ma rispetto al 2012, che tutti considerano un anno orribile, abbiamo perso ancora un -2,9%. E’ per questo che bisogna pesare e contestualizzare un dato che sembrerebbe positivo, ma non lo è. E’ un dato che inquieta e siamo convinti che se il Governo non darà attenzione al nostro settore, alle nostre proposte, come ad esempio l’Iva agevolata per i privati, il 2015 bisserà il 2014 attestandosi attorno a 1.400.000. Torneremmo così al 2012 in un loop negativo che da soli non possiamo spezzare. Il Governo ci ascolti e metta in atto un piano grazie al quale tutti potremmo uscire vincitori».

Secondo il Centro studi Promotor (Csp), il 2014 è il primo anno positivo dopo sei anni di crisi, ma va sottolineato che il risultato conseguito è ancora inferiore rispetto al 2007 del 45,5% (il calo era del 47,7% nel 2013). Il terreno da recuperare per tornare a livelli di mercato normali è dunque ancora molto lungo. Secondo il Csp, l’andamento non negativo del mercato dell’auto nel 2014 è dovuto essenzialmente alla funzione insostituibile dell’automobile nel sistema dei trasporti del Paese. Dalle rilevazioni dell’Isfort emerge che in Italia l’82,7% degli spostamenti motorizzati avviene in automobile: gli italiani in questi anni di crisi hanno comprato meno automobili ma, indipendentemente dalla loro volontà, all’automobile non hanno potuto rinunciare per mancanza di alternative. Il parco circolante è rimasto dunque pressoché costante, con un forte invecchiamento delle auto che lo compongono. La conseguenza è che molti italiani con vetture non più in grado di assolvere alle loro funzioni sono stati alla fine costretti a sostituirle. Queste “sostituzioni forzose” sono cominciate nel 2014 e continueranno anche nel 2015 indipendentemente dalla ripresa dell’economia tanto che, secondo Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor, nell’anno che è appena iniziato le immatricolazioni dovrebbero toccare quota 1.430.000 unità, livello ancora lontano anni luce dalla normalità per un Paese come l’Italia, ma comunque superiore del 5,18% al risultato del 2014.

Dal Csp si auspica da parte del governo «una qualche sensibilità nei confronti del settore dell’auto e degli automobilisti. Un primo segnale in questo senso vi è stato proprio all’inizio del 2015 con la sterilizzazione dell’aumento delle accise sui carburanti che avrebbe dovuto entrare in vigore il primo gennaio». Un passo a cui, si spera, «ne seguano anche altri» anche se, concludono dal centro Promotor, «non lascia ben sperare il fatto che il governo abbia concesso ai gestori delle autostrade l’aumento dei pedaggi fino all’1,5%».