Dorigatti: «la politica deve fare di più con meno. La regione Trentino Alto Adige va rafforzata con un nuovo statuto d’autonomia”
Bilancio di fine anno per il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti che ha esordito sottolineando l’operatività dell’assemblea legislativa provinciale, che nel 2014 ha prodotto 56 disegni di legge, 1.000 interrogazioni, 70 mozioni, 2 conferenze d’informazione, come emergerà dal bilancio sociale 2014 in corso di elaborazione.
«Il deposito di petizioni e proposte di legge popolare dimostrano poi – ha detto Dorigatti – la voglia di partecipazione e una importante vitalità del tessuto sociale trentino. Fenomeno da guardare con grande attenzione è invece quello delle numerose trasmigrazioni di soggetti politici da forza a forza, in contraddizione con la fotografia uscita dalle urne elettorali un anno fa».
Il presidente ha parlato di periodo difficile e complesso, non ha nascosto il rischio «che a fine legislatura si lasci un Trentino peggiore di quello trovato nel 2013». Per scongiurarlo, servono investimenti del pubblico e del privato, serve puntare su formazione, ricerca e cultura. Dorigatti ha invitato a coltivare la solidarietà («non tanto quella assistita dall’intervento pubblico, ma anche quella naturale e spontanea della comunità trentina»), la memoria storica, la collaborazione tra le parti sociali. Ancora: «ci devono essere meno egoismi di parte e più consapevolezza di come la crisi abbia già cambiato il Trentino. Più fiducia, inoltre, nella possibilità di rimettere in moto la crescita puntando sulla concertazione, che è stata lo strumento principe per integrare l’economia e la giustizia sociale. Proprio come si fece negli anni ’80, trovando soluzioni alle tante crisi aziendali e inaugurando una fase economica positiva».
Secondo Dorigatti, che più volte ha sfoderato la sua non sopita verve da sindacalista (è stato per anni il segretario della Cgil locale). «vedo più fibrillazioni che proposte. Al Trentino serve un progetto di rilancio, servono scelte. Non serve invece la politica roboante degli annunci, che va di moda da Roma in su e spesso porta avanti soluzioni nemmeno costruite sul confronto con le parti interessate». Una sorta di tirata d’orecchie per il presidente della giunta provinciale Ugo Rossi, il quale è partito baldanzoso con una serie di propositi di rinnovo e riforma, salvo farli cadere nel nulla o depotenziandoli considerevolmente l’uno dopo l’alto, con il risultato che il primo anno della nuova legislatura si conclude con pochi fatti concreti e con l’economia provinciale ancora in piena stagnazione.
Dorigatti ha osservato che «in generale si avverte una minore autorevolezza delle istituzioni e ci sono troppe intelligenze che abbandonano quindi il campo della politica. Il declino, peraltro, è a più ampio ventaglio: stentano a farsi strada leadership riconosciute, le parti sociali e le organizzazioni datoriali faticano ad innovare il loro ruolo». «Per rilanciarsi – ha sottlineato Dorigatti – la politica deve partire da un assunto: nella complessità del presente, la conoscenza necessaria a prendere decisioni pubbliche che corrispondano all’interesse generale non è concentrata nelle mani di pochi, ma diffusa tra molti soggetti, pubblici e privati, e tutti possiedono un piccolo o grande frammento di ciò che è utile. Per questo, serve costruire processi decisionali aperti, che coinvolgano tutti i portatori di conoscenza, li convincano a partecipare, ne promuovano il confronto».
Il presidente ha commentato anche lo stato di salute della coalizione di centro sinistra autonomista che governa la provincia di Trento: «la maggioranza politica provinciale ha retto gli urti con un apprezzabile grado di coesione, ma i problemi emersi hanno contribuito a definire ulteriormente il profilo di gravità dell’attuale situazione in Trentino. E’ opportuno che il nuovo anno si apra all’insegna di un rafforzamento delle ragioni della coalizione di governo, abbiamo bisogno di rilanciare in avanti l’originale progetto che ci ha fin qui distinti, senza voler marcare le differenze e senza immaginare scenari diversi da quelli fin qui ampiamente condivisi dall’elettorato». Dorigatti ha allargato la riflessione anche allo stato di salute dell’autonomia speciale: «non possiamo aspettare, né restare fermi perché a Roma la situazione non ci è propizia. Noi dobbiamo preparare un nostro progetto di revisione statutaria, aprendo una fase costituente in stretto raccordo fra Trento e Bolzano, sull’esempio della storica Commissione dei 19. A Bolzano dico basta con il “Los von Trient” e con nostalgie di una piccola “Heimat”. Se cade Trento, cade anche Bolzano, nonostante l’ancoraggio internazionale. Dimostriamo invece di essere uniti e propositivi, puntiamo all’autonomia integrale e in questo disegno complessivo rilanciamo anche l’ente Regione, senza il quale non ha nemmeno senso investire in direzione Euregio. La Regione può essere l’ente cui assegnare le competenze che hanno a che fare con i diritti civili e con l’Europa».
Dorigatti si è soffermato anche sulla questione dello scandalo dei vitalizi dei consiglieri regionali: «è stata approvata una legge regionale di riforma, vorrei che gli ex consiglieri la rispettassero e restituissero le somme richieste, per non arrecare altro danno all’immagine della nostra autonomia».