Conferenza stampa di fine anno del governatore del Veneto Zaia

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ilnordestquotidiano-regione-veneto-conferenza- stampa-fine-anno-zaia-con- tutta-la-giunta«I Veneti sono angosciati per il futuro, la giunta di più: il 2015 deve segnare l’uscita dal tunnel»

Conferenza stampa di fine anno del governatore del Veneto, Luca Zaia, con la giunta regionale al completo nella sede di palazzo Balbi a Venezia. Zaia ha aperto con un riferimento alle elezioni del prossimo anno: «fissare la data delle elezioni il giorno dell’adunata degli alpini è un’immonda schifezza, perché vuol dire non riconoscere il diritto democratico di voto, decidere di non far votare i Veneti».

Zaia, ha attaccato la coincidenza dell’election day con il giorno dell’adunata a L’Aquila: «per qualcuno – ha aggiunto – è solo folclore. Ma basta andare a vedere di persona, per capire cos’è. Spero quindi che si riveda questa data, visto che si vota un solo giorno e tornare in Veneto dall’Abruzzo non è tanto agevole. E spero quasi che ci sia dolo, in questa fissazione di data, e non furbizia, perché ne vedo poca…». Zaia ha quindi parlato di «un obbligo istituzionale», quale la difesa dei referendum consultivi sui temi dell’autonomia e indipendenza. Tornando poi alle elezioni, Zaia ha annunciato che «non farò campagna elettorale» per le regionali. «Non – ha precisato – perché sia irrispettoso, ma perché credo che la gente sappia ed abbia elementi sufficienti per capire come lavoriamo: se avessimo bisogno di comizi, sarebbe un fallimento per la nostra squadra. E poi ci vuole massimo rispetto per i Veneti, che vogliono avere un presidente che lavora a tempo pieno fino all’ultimo giorno del suo mandato». Riguardo alla questione liste per la Lega, ha rimandato al segretario federale Matteo Salvini.

«I veneti sono angosciati per il loro futuro, noi di più: il 2015 deve segnare finalmente l’uscita dal tunnel. Vogliamo vedere un raggio di sole, non solo la luce in fondo al tunnel». Con questo augurio, Zaia, ha concluso il suo discorso natalizio nell’incontro con la stampa. Zaia ha iniziato la sua analisi, ricordando come «la cifra disponibile per le politiche regionali è scesa dai 550 milioni di euro del 2010 alla previsione di 79 milioni per il 2015», prima di inoltrarsi in alcune tematiche specifiche. Dopo il lavoro, il presidente ha ricordato che quello che sta finendo è stato l’anno dell’immigrazione («con il fenomeno degli sbarchi, dovuto ad un’operazione che ha creato qualche guaio a livello regionale, che prima non conoscevamo»), della criminalità («non ci possiamo assoggettare ogni mattina al report di un bollettino di guerra: non è uno scandalo vedere i militari nelle città»), delle calamità naturali («un anno impegnativo, ma abbiamo messo in cantiere casse di espansione e opere contro il dissesto idrogeologico»), ripercorrendo poi le attività dei singoli assessorati («da soli si fa prima, ma insieme si fa molta più strada»). Tra le questioni aperte, quella delle province: «questa mattina – ha detto al riguardo Zaia – abbiamo aperto il tavolo con i sindacati, che si riunirà nuovamente il 12 gennaio. Noi non abbiamo nessuna ostilità nei confronti di questi enti, rispettosi del lavoro di persone nei confronti delle quali spiace che sia passato il concetto di mobilità. Perché, mi chiedo, non si utilizza questo serbatoio di bravi dipendenti locali, ad esempio nei tribunali? Noi siamo a disposizione: il problema è il Governo e una legiferazione frenetica e distonica».

Ulteriore riflessione, Zaia l’ha riservata al tema delle fiere: «penso che sia giunto il momento di pensare ad una holding regionale: non posso farla io, perché non sono il proprietario, altrimenti l’avrei già fatta, come dimostra il tema delle autostrade, sul quale abbiamo dato mandato a Cav di dialogare al massimo con Friuli Venezia Giulia e Trentino per una società unica. Chi ha fatto scuola, su questo, è Marchi con gli aeroporti, che spero si allarghino verso il Friuli e Ronchi dei Legionari».

Zaia ha commentato anche la riflessione di fine anno del patriarca diVenezia: «non è stato il Patriarca Moraglia il primo a lanciare l’allarme sulla gestione futura del Mose, perché io l’ho fatto da tempo, ammonendo che rischia di diventare un “Mose 2”. Deve provvedere il Governo, perché deve essere chiaro che la Regione non scucirà un euro». Nel suo incontro di fine anno con la stampa, Zaia è tornato così, ragionando anche in prospettiva, su quella che ha definito «una pagina triste e brutta, sulla quale c’è poco da dire, della storia del Veneto». «Penso – ha aggiunto – che mi vada riconosciuto il merito di non aver voluto assolutamente strumentalizzare la vicenda, pur non essendoci stato il minimo coinvolgimento mio o del mio partito. L’ho fatto nel rispetto degli indagati e di chi sta svolgendo un’indagine che ora è chiusa al 95%, con i patteggiamenti che vi hanno messo sopra una pietra tombale. Io ho letto le 800 pagine delle carte, assolutamente inquietanti, da cui emerge uno spaccato di un sistema marcio, corrotto, a volte superficiale». «Dall’altro lato – ha proseguito Zaia – viene da chiedersi, trattandosi di una vicenda partita negli anni Novanta, se ci volevano questi magistrati perché venisse a galla. E’ certamente una vicenda intricata, sulla quale tengo sempre a precisare che si tratta di un cantiere non della Regione, come spesso credono i cittadini, ma dello Stato. In ogni caso, dobbiamo assolutamente recuperare, su questo fronte, perché è diritto del cittadino conoscere la verità. E, il tutto, senza il clima da ‘dagli all’untore’, perché sono molte le persone che si sono comportate legalmente in un contesto in cui non era facile farlo».

La Regione Veneto presenterà nelle prossime settimane un piano straordinario per l’occupazione e il lavoro. «Siamo la prima e unica regione d’Italia – ha spiegato, dando l’annuncio, Zaia – pronta a sfruttare i 760 milioni di fondi europei portati a casa per far fronte all’emergenza occupazionale e dare risposte ai duecentomila disoccupati del Veneto con una serie di misure, che adotteremo, che ne faranno un bel piano». Zaia ha quindi anticipato che «le principali linee di investimento saranno tre: gli over 50, il cui reinserimento lavorativo è un grossissimo problema; la fuga di cervelli, che riguarda i nostri ragazzi; le imprese, che hanno la necessità di avere un nuovo accesso al credito».

Il presidente ha dedicato ai temi lavorativi la parte principale del suo discorso ai giornalisti, nel tradizionale incontro di fine anno: «se il 2014 non è stato un anno facile per noi, ancor più difficile è stato per i cittadini, ai quali devono andare i nostri pensieri oggi, con la disoccupazione che, in Veneto, è una tragedia immane, una crisi che ci sta attanagliando e i suicidi che non vogliamo più vedere nel 2015. Con Veneto Sviluppo, siamo riusciti ad aiutare quest’anno diecimila imprese, ma c’è ancora molto da fare. E la manifattura è la vera sfida, visto che genera, con 170 miliardi, buona parte del Pil veneto. Gli indicatori internazionali ci dicono che i costi del lavoro in Cina e nei Balcani stanno diventando alti, per cui, da noi, c’è l’opportunità di ripensare il settore».