Venezia, verso il rilancio delle attività portuali

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Venezia porto navi crociera
Venezia porto navi crocieraConfcommercio: «indispensabile attrarre le grandi navi». Zaia: «opportuno andare verso un sistema integrato della portualità dell’alto Adriatico»

«La laguna di Venezia è sempre stata un porto e un centro commerciale e di transito e quindi chiuderla al traffico delle grandi navi vuol dire fare una mossa distruttiva ma anche antistorica».

A dirlo è Michele Pappalardo, presidente di Federagenti che, assieme a Confcommercio ed Assoporti, ha firmato un protocollo per conciliare l’interesse primario di tutelare Venezia, con il mantenimento in laguna di una importante base per il traffico crocieristico. «Venezia – spiega Francesco Rivolta, direttore generale Confcommercio – non può perdere il suo ruolo eminente nel traffico crocieristico internazionale perché provocherebbe danni irreparabili a tutta l’economia dell’intero Mediterraneo Orientale. Non solo della Laguna, né solo dell’Alto Adriatico, poiché Venezia è il polo di attrazione e di riferimento per il traffico crocieristico dell’intera area mediterranea orientale».

«I presidenti di Assoporti, Confcommercio e Federagenti – si legge nel documento che arriverà sui tavoli del premier Matteo Renzi, del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dell’Ambiente, Gianluca Galletti – sollecitano il Governo a individuare in tempi brevissimi una soluzione condivisa che, anche vietando in modo definitivo alle grandi navi da crociera il canale della Giudecca e quindi il transito davanti a San Marco, consenta di compenetrare le esigenze di tutela e di salvaguardia di Venezia, con quelle di sopravvivenza di un’attività economica e turistica in forte espansione nell’ottica comune della conferma del ruolo storico e dell’unico identikit e incontestabile di Venezia: che è quello di essere una città-porto».

A partire dal 1 gennaio 2015, diventerà attuativo il decreto che impedisce alle grandi navi da crociera, oltre le 96.000 tonnellate, di transitare per Venezia. «Il porto di Venezia, che con i suoi dieci terminal attrae ogni anno 2 milioni di passeggeri e che rappresenta una risorsa economica fondamentale per la città e per tutto il territorio, continui a mantenere il ruolo di primo home port nel Mediterraneo per le crociere». Lo auspica Federturismo-Confindustria secondo la quale «il progetto del canale Contorta Sant’Angelo, presentato dall’Autorità Portuale di Venezia e in corso di valutazione da parte della Commissione nazionale dell’impatto ambientale, è la soluzione migliore per continuare a garantire il transito delle grandi navi nel rispetto degli equilibri ecologici della laguna e salvaguardando gli onerosi investimenti compiuti nell’area marittima».

Dai passeggeri alle merci: il terminal ‘Rinfuse Italia’ (gruppo Euroports) di Venezia ha fatto segnare un record con l’ormeggio in banchina a Porto Marghera della nave “Shimanami Queen”, con oltre cinquantamila tonnellate di farina proteica proveniente dalla Louisiana (Usa) e destinata al mercato agroalimentare del Nord Italia. «L’arrivo di una nave di queste dimensioni a Marghera – commenta Marco Corbellini, presidente e amministratore delegato del gruppo Euroports in Italia – attesta ancora una volta le capacità del gruppo nella gestione e movimentazione di importanti quantitativi di merce».

Il porto di Venezia consolida e rafforza così la sua posizione di scalo strategico per i prodotti agroalimentari dell’Alto Adriatico: nei primi undici mesi 2014, il porto di Venezia e i suoi operatori hanno fatto segnare, rispetto allo stesso periodo del 2013, un +3,8% nel settore “agribulk” e un +50,8% nel settore dei cereali. Un andamento di crescita che tiene conto della crescente domanda proveniente dal retroterra veneto, servito da operatori specializzati e supportato anche da alternative per l’inoltro delle merci che possono sfruttare l’intermodalità sia ferroviaria che fluviale.

Il governatore del Veneto Luca Zaia si è soffermato sul tema del porto al largo di Venezia e delle reti portuali dell’alto Adriatico: «un accordo quadro tra i porti dell’Alto Adriatico, con l’apertura del corridoio Adriatico-Baltico, è fondamentale, perché ne possono nascere belle strategie e percorsi, individuando chi deve fare cosa. Non ci si deve invece coccolare l’idea che, se si è più veloci, si fanno chiudere gli altri, né ci dobbiamo fare la guerra tra poveri. Quanto al porto offshore al largo di Venezia, il progetto è stato presentato già nel 2010 e l’abbiamo accolto con assoluto favore, in senso lato e di principio, in quanto soluzione che guarda al futuro, organizzazione di un disordine. Ricordo che, allora, dissi a Costa che, facendo una foto aerea delle navi alla fonda, un porto virtuale già esisteva. Da qui, però, muovono considerazioni tecniche e ambientali che non mi competono: è per questo che ritengo non basti l’opinione di un presidente di Regione, quanto che ci voglia piuttosto quella della comunità degli “stakeholders”, sperando che non ci sia un dibattito devastante». Secondo il governatore del Veneto «è innegabile che, come porti del Nord Adriatico, abbiamo un appeal per la logistica portuale del futuro e, in questo ambito, ci sta il tema dell’offshore, sebbene sia da chiarire. Quanto ai finanziamenti, i cento milioni vanno e vengono da un istante dopo che sono stati stanziati: bisogna quindi capire se la volontà politica nazionale è quella di dar corso a questo progetto, anche se, qui, ci spingiamo oltre il tema “offshore sì o no”, per un più inquietante “Venezia sì o no”».