Emilia Romagna, al voto per il rinnovo del Consiglio regionale vanno solo il 37,7% degli elettori

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ansa voti emilia romagna 1Fortissimo l’astensionismo. Il PD vince la partita nonostante gli scandali. Fortissima avanzata della Lega Nord che bissa Forza Italia

Un grandissimo astensionismo, probabilmente figlio del disamore verso la politica che cresce giorno dopo giorno e il rigetto verso un certo modo di fare politica che ha visto il PD, forza egemone a livello locale, protagonista degli ultimi scandali politico giudiziari che hanno travolto la giunta uscente, con il conseguente ritorno anticipato alle urne.

Questa la sintesi del risultato elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna che ha visto recarsi alle urne solo il 37,7% degli elettori.

Tutti i partiti pagano dazio in termini di voti raccolti, causa il fortissimo astensionismo. Se il partito pi ù grande, il Pd, vede una discesa di circa 322.000 preferenze, anche la Lega Nord, che ha raddoppiato il numero dei consiglieri, ha perso rispetto alle elezioni del 2010 (i votanti allora furono il 68%) più di 55.000 voti, anche se è l’unica forza a crescere decisamente rispetto alle europee quando i consensi assoluti furono, sostanzialmente, la metà. Per dare la misura della differenza con il voto di quattro anni fa, i quasi 845.000 voti raccolti dalla seconda classificata di allora, Anna Maria Bernini, avrebbero oggi portato la candidata del Popolo della libertà alla vittoria: Bonaccini ha infatti preso poco più di 615.000 voti (Errani vinse con un 1.197.000 voti). Peccato che, a livello di voto di lista, le tre anime in cui si diviso l’allora Pdl (Fi, Fdi e Ncd, questa volta in lista anche con l’Udc che nel 2010, da solo, arrivò quasi a quota 80.000) abbiano perso quasi 363.000 voti.

Il M5S, che passa da 2 a 5 seggi, vede – rispetto a quella che di fatto era ancora una fase di lancio per il movimento – un consenso sostanzialmente sugli stessi livelli: il candidato di allora, Giovanni Favia arrivò appena sopra quota 161.000; Giulia Gibertoni seimila voti sopra. I consensi alla lista sono invece passati da 126.000 a quasi 159.500. Comunque ben al di sotto della metà dei voti raccolti in Emilia-Romagna alle europee (furono quasi 444.000) e meno di un terzo dei voti alle politiche del boom quando i consensi arrivarono al record di 658.475. Infine, se forze come l’Idv, sono passate dall’essere secondi nel centrosinistra con 136.000 preferenze alla sostanziale scomparsa (la lista Emilia-Romagna Civica, che ne ha raccolto gli eredi, si fermata a meno di 18.000 voti), la sinistra-sinistra di fatto è stabile: Sel, nel 2010 (era anche apparentata con i Verdi) raccolse 37.698 voti e ora stata poco più di mille voti sopra; un po’ peggio andata per gli eredi della Federazione della Sinistra, confluita sostanzialmente nell’Altra Emilia, passata dai 58.943 voti di quattro anni fa a 44.676 voti di lista (ma la candidata presidente Quintavalla sopra i 50.000).

Il voto di domenica ha sostanzialmente ringiovanito il Consiglio regionale: l’età media della nuova assemblea è di 42,5 anni ed è comporta per un terzo da donne. La rappresentanza femminile (grazie anche alla doppia preferenza di genere) è significativamente cresciuta: dal 20% al 34%: erano dieci nel consiglio uscente, ora sono 17. A contribuire alle “quota rosa” sono, per i gruppi del M5S (60%, tre donne su cinque consiglieri) e il PD (47%, 14 su 30), mentre gli altri gruppi sono interamente composti da uomini.

Quello della Lega Nord il gruppo più giovane, con 32,3 anni di età seguito da Sel (34), M5S (40), Pd (45) e Forza Italia (46,5). Il consigliere più giovane è il piacentino Matteo Rancan della Lega Nord, che ha 23 anni. Quello più anziano Giovanni Alleva della lista Altra Emilia-Romagna con 68 anni.