Definiti i profili dei ricercatori europei del futuro
Tra le parole chiave emerse da conferenza Trento per ricercatori competenza, rigore, fantasia, cioè trasgressività, a patto che resti l’etica, che significa innovazione e responsabilità insieme.
Ma anche una naturale leadership, che affronta la realtà e i suoi cambiamenti, capace anche di altruismo. E libertà: quella di scegliere la ricerca e il luogo dove condurla, poi indipendenza e passione. Sono le caratteristiche dei ricercatori europei del futuro, tratteggiate nella conferenza “Empowerment of the Next Generation of Researchers-Promoting talents, spreading excellence” svolta a Trento su iniziativa della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea e delle “Azioni Marie Sklodowska-Curie” della Commissione Europea e organizzata dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) in collaborazione con la provincia di Trento.
Tracciare questo profilo è toccato a Fulvio Esposito, che collabora come esperto con la Commissione europea-direzione generale per la ricerca e l’innovazione, all’ex ministro Luigi Berlinguer e a Andrea Bonaccorsi (Anvur), prima di lasciare le conclusioni a Alessandra Lucchetti, capo unità delle “Azioni Marie Curie” della direzione generale educazione e cultura della Commissione europea. In attesa del documento che verrà stilato a chiusura dei lavori, Lucchetti ha evidenziato come sia emerso un vivace dibattito su importanti questioni che riguardano le carriere dei ricercatori e ha sottolineato tra l’altro la volontà di lavorare per una sempre maggiore visibilità delle “Azioni Marie Curie”, che hanno visto tre premiati proprio nel corso della conferenza.
Le modalità di reclutamento aperto, a fronte delle rigidità normative di alcuni Paesi, sono stati tra i temi trattati, con al tavolo l’ex ministro Luigi Berlinguer e Andrea Bonaccorsi (Anvur), entrambi d’accordo sulla necessità di una forte iniziativa europea per sbloccare alcune resistenze nazionali alla mobilità, da favorire con incentivi. Iniziativa che potrà essere legislativa o attraverso l’adozione di indicatori e obiettivi che gli Stati membri potrebbero adottare. Una mobilità da intendersi anche tra pubblico e privato, tra ruoli accademici e industria, che ancora stenta. Sul tavolo anche l’argomento “fuga dei cervelli”, che i paesi membri meno forti mettono come resistenza alla mobilità. Con interventi anche dai partecipanti, tra cui una serie di ricercatori borsisti delle Marie Curie Actions, è emerso che il punto focale resta non perdere il contatto coi ricercatori che vanno all’estero, perché il loro patrimonio scientifico non potrà essere che arricchito al ritorno. Punti dolenti restano sempre burocrazia e di conseguenza tempi molto lunghi di rientro, oltre alle questioni economiche, che le borse di studio europee possono coprire, ma che vedono comunque ancora gli stipendi dei ricercatori a livelli molto diversi tra loro in Europa.