La vettura dell’eurodeputato leghista sfasciata a sassate, calci e pugni. Solidarietà da parte delle forze politiche, ma con distinguo dal PD impegnato in una difficile campagna elettorale per la riconquista della regione Emilia Romagna
Davvero un brutto episodio di cronaca politica che è sfociato in cronaca nera e giudiziaria quella occorsa a Bologna in occasione della visita al campo rom della città da parte del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, impegnato in un tour elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna.
La visita al campo Rom era annunciata e seguiva a distanza di qualche giorno quella di un’altra esponente della Lega Nord che era stata aggredita e schiaffeggiata da alcuni abitanti del campo. L’auto di Matteo Salvini, che stava per effettuare una contestata visita in un campo rom della città, è stata presa di mira da alcuni giovani dei centri sociali che l’hanno presa a sassate sfondandone vetri e parabrezza. Immediata la risposta sui social media del segretario della Lega Nord, che ha anche postato la foto del parabrezza sfondato: «così i balordi dei centri sociali hanno distrutto la nostra macchina, prima ancora che ci avvicinassimo al campo rom. Noi stiamo bene. Bastardi». E ancora: «questa non è democrazia». La Volvo del segretario è stata accolta dai cori dei giovani antagonisti: «assassino, vergogna, razzista schifoso, te ne devi andare da Bologna», che volevano impedire al segretario federale della Lega di visitare il campo rom. In un primo momento l’auto ha rallentato davanti ai giovani che tentavano di fermarla, appoggiandosi con le mani e anche salendo in piedi sul cofano. Poi l’auto ha accelerato con alcuni ragazzi ancora davanti, investendoli. Ed è allora che la Volvo è stata presa di mira da altri giovani con calci e sassi.
Il campo rom di via Erbosa, presidiato dalle forze dell’ordine, è stato già teatro di tensioni tra i ragazzi (o, meglio, delinquenti) dei centri sociali e i militanti della Lega. La visita di Salvini è forzatamente saltata, ma il segretario del Carroccio ha annunciato in una conferenza stampa convocata subito dopo l’aggressione che comunque entrerà in quel campo per contestare il fatto che «lo Stato paga ai rom le bollette, mentre ancora tanti cittadini della Regione stanno fuori di casa per via del terremoto», ribadenco come «oggi faccio lavorare l’avvocato, oltre a denunciare quelli che hanno devastato l’auto, denuncio anche tutti i cretini che su Facebook istigano alla violenza». Quindi ha letto alcune frasi “postate” sulla sua pagina Facebook (come “Il prossimo che finirà a testa in giù, sei tu” e altre farneticazioni similari). E sulla dinamica dell’aggressione ha osservato: «siamo stati circondati: se non fossimo andati via ci avrebbero ammazzato. Siamo stati aggrediti da questi balordi, già noti alle forze dell’ordine. Le immagini parlano chiaro: se fossimo rimasti ci avrebbero massacrato. Per loro ci vorrebbe un Daspo come per i tifosi violenti; devono essere rinchiusi». E ai giornalisti che gli chiedevano spiegazioni sulla decisione di accelerare davanti ai giovani ha risposto: «se vogliamo dire che noi brutti e cattivi abbiamo investito i ragazzi che erano venuti a fare del bene… Siete fuori strada». E ha concluso: «domani riprenderemo la campagna elettorale in giro col camper in Emilia-romagna. Saremo in giro con le idee e non con i sassi: l’importante comunque è che nessuno si sia fatto male».
L’aggressione è diventata un caso politico. Immediata la reazione del leghista Roberto Calderoli: «non è più tollerabile che i balordi dei centri sociali possano continuare ad esercitare violenza e a calpestare le regole della democrazia e del codice penale. Sono gentaglia e parassiti». E poi l’affondo: «d’ora in poi se non li fermeranno le forze dell’ordine, non porgeremo l’altra guancia, ma varrà la legge del taglione: occhio per occhio dente per dente». Roberto Maroni parla invece di «violenza fascista dei centri sociali». Per il vicepresidente dei senatori Sergio Divina «ci chiediamo come è stato possibile, dopo che la visita del segretario federale era stata ampiamente annunciata, che il Viminale e la Questura non abbiano approntato in maniera adeguata l’area dove Salvini è stato rincorso e preso a sassate. E’ stata un’imboscata in piena regola». Solidarietà piena da parte di tutte le forze politiche, di centro destra e di centro sinistra, anche se con qualche sfumatura pelosa da questo fronte, specie da parte di esponenti impegnati in prima persona nella campagna elettorale per le regionali.
Stefano Bonaccini, candidato PD per la presidenza della regione Emilia Romagna, afferma «per gli incidenti esprimo solidarietà a Matteo Salvini, ma gli consiglierei di fare compagna elettorale parlando dei programmi e non continuando a provocare. Chi usa violenza – ha detto – non può avere alcuna giustificazione, si condanna senza se e senza ma, in democrazia non si possono affermare le proprie posizioni con la violenza: inaccettabile. Poi evidente – ribadisce Bonaccini – che a Salvini della campagna elettorale che riguarda l’Emilia-Romagna gli interessa poco anche perché non la conosce: sta sostituendo Alan Fabbri perché poco conosciuto. Mi dispiace che cerchi continue provocazioni invece che concentrarsi in un confronto che sarebbe invece utile sul futuro e sulle prospettive di questa regione». Se il candidato del centro destra Fabbri potrà anche essere poco conosciuto dal grande pubblico, non così sono gli episodi di mal governo della cosa pubblica a livello regionale che hanno comportato la condanna penale e la decadenza del presidente della regione PD, Vasco Errani.
Anche un’altra candidata presidente, in questo caso della regione Veneto, l’eurodeputata PD Alessandra Moretti commenta i fatti di Bologna: «quello che successo al segretario della Lega Matteo Salvini è conseguenza della sua linea politica, anche se chiaramente non va giustificata la violenza. Le aggressioni vanno sempre condannate, come la violenza, da qualunque parte arrivi». Moretti lancia un avvertimento a Salvini: «non faccia la vittima: è andato cercando un palcoscenico ben sapendo che chi come lui usa parola dure come pietre provoca reazioni ancor più dure, come quelle che abbiamo visto oggi. Non certo accendendo uno scontro violento – ha aggiunto – che si risolvono i problemi del Paese, provocando le reazioni dei contestatori, che pure non vanno in alcun modo giustificate: non credo che un leader politico debba comportarsi in questo modo, cercando la visibilità sugli scontri». Moretti chiude la nota affermando che «è stata una giornata da dimenticare oggi per la Lega: Salvini, era meglio se stava a casa».