Lanz: «ancora troppe incertezze nel meccanismo. Meglio sarebbe una compensazione secca e universale tra debiti e crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione»
Il 1 novembre è scaduto il termine concesso alle imprese per la presentazione dell’istanza di certificazione dei propri crediti nei confronti della pubblica amministrazione (Pa).
Pur garantendo un miglioramento rispetto al passato, la strada scelta dal Governo ha lasciato diverse incertezze in merito a quanto sia stato effettivamente rimborsato agli imprenditori: «una compensazione secca ed universale tra i debiti della Pa verso le imprese e quelli contributivi e fiscali delle aziende verso lo Stato continua a rappresentare l’opzione più semplice e priva di insicurezze» ha sottolineato il presidente di lvh.apa Confartigianato Imprese Alto Adige Gert Lanz.
Un universo ormai da tempo piuttosto complesso in particolar modo per le aziende di piccole dimensioni e che il Governo ha cercato di risolvere attraverso una procedura informatizzata atta a certificare i crediti delle ditte nei confronti della Pa. Il termine per la presentazione delle istanze di certificazione è scaduto il 1 novembre, lasciando in eredità dati almeno parzialmente confortanti: se al 23 settembre erano stati circa 31 (il 55% dei 56,8 complessivamente stanziati dallo Stato) i miliardi risarciti alle imprese, nell’ultimo mese e mezzo si è infatti come previsto registrato un incremento delle istanze, arrivate a superare quota 73.000 per un ammontare di 7,6 miliardi di euro. Dati certamente incoraggianti, ma al contempo non ancora utili per raggiungere i 60 miliardi di debito complessivo maturato dalla Pa: «la problematica principale è capire quanto sia stato effettivamente rimborsato alle imprese – ha fatto presente Lanz -. Gli ultimi dati del Tesoro risalgono infatti proprio al 23 settembre e non esistono dunque valori effettivi aggiornati».
I miglioramenti dunque ci sono stati, come testimoniato anche dal sensibile aumento nel ritmo dei pagamenti, ma la strada verso un azzeramento di quanto dovuto alle imprese è oggettivamente ancora lunga e difficile da percorrere: «come già sottolineato in diverse occasioni – ha ribadito sempre Lanz -, la strada più semplice e priva di incertezze resta quella della compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa verso le imprese ed i debiti fiscali e contributivi delle aziende verso lo Stato. Solo in questo modo sarebbe possibile restituire risorse e tranquillità agli imprenditori, allentando al contempo la letale morsa che caratterizza ormai da tempo la loro vita lavorativa quotidiana». Un recente studio di Confartigianato ha peraltro stimato che agendo con questo metodo ci sarebbero a disposizione ben 26 miliardi di euro in un anno utilizzabili per la compensazione.