Donazzan: «puntiamo a percorsi formativi virtuosi che agevolino l’inserimento dei nostri giovani nel mercato del lavoro. Il “modello veneto” contamini il resto d’Italia».
È stato pubblicato su “ClicLavoro Veneto” – il portale dei servizi online sul mondo del lavoro, istruzione e formazione della Regione del Veneto – il terzo rapporto del progetto “Placement”. Frutto dell’attività svolta dal gruppo di coordinamento della Direzione formazione e dell’Osservatorio & Ricerca di Veneto Lavoro, il progetto verifica l’efficacia dei corsi di formazione finanziati con risorse europee ed erogati sul territorio con l’obiettivo di favorire l’occupazione, analizzando quante, tra le persone che hanno partecipato a tali iniziative, hanno trovato un lavoro stabile o hanno avuto almeno un’esperienza professionale al termine del corso.
«In Veneto vogliamo misurare i risultati – sottolinea l’assessore al lavoro Elena Donazzan – e non prescindiamo dall’efficacia dei percorsi, perché riteniamo che le chiacchiere e le buone idee non servano se non producono effetti. È il frutto del “modello Veneto” che vorrei contaminasse, in modo efficace, il resto d’Italia».
Entrando nei dati, nel terzo rapporto vengono presentati i dati relativi a quanti, tra i giovani che hanno ottenuto una qualifica nell’anno formativo 2010-2011, hanno trovato un lavoro nell’arco dei 24 mesi successivi alla conclusione del corso. Il monitoraggio è stato compiuto su un campione di 5.105 allievi (3.024 maschi e 2.081 femmine) che hanno frequentato il triennio di formazione iniziale conclusosi nel giugno 2011. A scegliere la formazione iniziale in Veneto sono stati per lo più i maschi (59%) con una rilevante percentuale di stranieri (21%). Dall’individuazione di 21 ambiti professionali, emerge come 1 ragazza su 2 abbia scelto prevalentemente corsi ad indirizzo benessere (estetica e acconciatura), mentre la maggior parte dei ragazzi, oltre il 58%, ha scelto i settori tipici dell’industria (elettrico, meccanico, riparazione veicoli).
A due anni dalla conclusione dei corsi, sul versante delle opportunità lavorative, il 41% dei ragazzi sta lavorando e il 66% ha sperimentato almeno un’occasione di lavoro mentre, per le ragazze, questi dati si attestano rispettivamente al 39% e al 62%. I settori nei quali i giovani hanno trovato maggiormente lavoro sono quello commerciale e del tempo libero; dei servizi alla persona e dell’industria metalmeccanica, che assorbono complessivamente il 65% delle assunzioni.
Il contratto di apprendistato è stato utilizzato nel 51% dei casi di inserimento lavorativo.
Dai dati del terzo rapporto emerge che i giovani che hanno usufruito di questa possibilità sono stati 533: 291 maschi (54,6%) e 242 femmine (45,4%). Il 93% dei giovani che ha partecipato all’iniziativa è di nazionalità italiana, e molti di loro sono giovanissimi: quasi il 30% ha tra i 15 e i 19 anni e il 50% tra i 20 e i 24 anni. L’offerta formativa ha riguardato 12 ambiti professionali. Il maggior numero di partecipanti ha scelto la gestione d’impresa e l’accoglienza nel settore dei servizi turistici, che insieme hanno concentrato il 45% degli allievi. Le competenze che si sono rivelate più efficaci per avere un’opportunità di lavoro al termine dell’attività svolta sono state quelle inerenti i settori dei sistemi telematici, reti e web (88%); dei processi produttivi e trasferimento tecnologico (72%) e quello meccanico (70%), che presentano un tasso di occupazione lordo ben superiore alla media (56%). Dopo un anno dalla conclusione dei corsi, 56% dei partecipanti ha lavorato almeno una volta con notevoli differenze tra maschi e femmine: 52% per gli uomini contro il 61% raggiunto dalle donne e, ad oggi, il 27% sta tuttora lavorando.
Il contratto d’inserimento lavorativo più usato in questi casi è stato il contratto di apprendistato per i maschi e quello a tempo determinato per le femmine.