Padova, nel quartiere Arcella una scuola materna con 65 stranieri e un solo italiano: è polemica

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bambini scuola materna 1Zaia: «errore organizzativo da riparare subito. In caso contrario il discriminato è il bimbo veneto»

Nella scuola materna del quartiere Arcella a Padova su 66 bambini iscritti, solo una bimba è italiana. A denunciare la sproporzione proprio la mamma della piccola padovana secondo la quale la scelta educativa e didattica è sbagliata.

La donna ha scritto al sindaco Massimo Bitonci, anche se la scuola è statale e non comunale, e in attesa di una risposta precisa che la sua protesta non è legata a motivi razziali ma alla preoccupazione che la bambina non possa essere indirizzata verso un cultura cristiana. Una preoccupazione condivisa dalle sei insegnanti che lamentano l’assenza di mediatori linguistici e culturali.

«Mia figlia è serena e tranquilla e frequenta volentieri la scuola. Credo che purtroppo tutta questa faccenda sia stata strumentalizzata, così come il messaggio che ho lanciato, che non era una denuncia ma una semplice segnalazione basata sui dati numerici». Così parla la mamma dell’unica bambina italiana puntualizzando che «mia figlia ha tre anni, per lei le cose importanti sono giocare e divertirsi, non certo il colore della pelle nella nazionalità dei suoi compagni. Se ci sarà qualche difficoltà questa interesserà solo gli insegnanti nella relazione con dei genitori che potrebbero parlare poco l’italiano, ma si tratta di docenti preparati e amorevoli».

Sulla vicenda interviene il governatore del veneto, Luca Zaia: «se in una scuola materna statale su 66 bambini uno solo è italiano, vuol dire che la situazione è stata gestita male dal punto di vista organizzativo e l’errore adesso ricade sui ragazzi e le famiglie. Va corretto al più presto, con una diversa distribuzione dei bambini nelle strutture padovane». Per Zaia questa «non è assolutamente una questione di razzismo, che per fortuna i bambini non sanno cosa sia, ma di buon senso, per fare sì che una corretta integrazione, come quella delle famiglie straniere che mandano i loro bimbi a formarsi e crescere nelle nostre strutture, non venga tradita, diventando discriminazione nei confronti dei figli dei Veneti».