Gran parte degli aspiranti provenienti dal Sud. Zaia: «ora basta con 200.000 disoccupati in Regione il lavoro vada ai Veneti»
Un concorso a due posti di infermiere nell’Ulss 6 di Vicenza e nella 15 Alta Padovana ha attirato ben 7.000 iscritti, moltissimi dei quali provenienti dal Sud, anche con viaggi organizzati nei minimi particolari. Una situazione che ha scatenato in regione polemiche.
Per il governatore del Veneto, Luca Zaia «questo è un meccanismo da cambiare in fretta, perché così si mortificano le aspirazioni di tanti nostri giovani, entusiasti e ben preparati, e le eccellenze umane che il territorio sa esprimere e che su quel territorio hanno diritto di lavorare, soprattutto in sanità, dove preparazione e professionalità del personale sono peculiarità del sistema sanitario e formativo del Veneto. Prima di altri, negli ospedali veneti devono poter lavorare i giovani veneti, se poi c’è posto per altri, ben vengano».
Secondo il presidente, con più di 200.000 disoccupati in Regione «non vogliamo crearne degli altri che, come i neolaureati nelle professioni sanitarie, possono trovare lavoro con più facilità che in altri settori, stante che il Veneto, avendo i conti sanitari in ordine, può assumere per coprire il proprio fabbisogno».
Per il Governatore «questi concorsi vanno regionalizzati, dando comunque la preminenza ai residenti. Non si capisce come questo lo possa fare Bolzano e non noi. Pongo ufficialmente la questione anche sui tavoli dei parlamentari veneti e chiedo loro di adoperarsi in sede nazionale perché questo sacrosanto diritto a lavorare nella propria terra venga riconosciuto».
Sul tema interviene anche la senatrice vicentina della Lega Nord Erika Stefani, secondo cui «se ci sono due posti di lavoro da infermiere in Veneto quelli devono andare ai veneti». La senatrice sulla vicenda ha presentato un’interrogazione parlamentare firmata anche dagli altri senatori veneti leghisti, Munerato, Bellot, Bisinella e Tosato. «Le “migrazioni” per i concorsi sono vergognose – afferma Stefani – sia per l’ingiusto scippo di opportunità lavorativa ai veneti in un momento di profonda crisi economica sia per il business che si cela dietro ai tour della “speranza”. Da sempre sosteniamo la necessità di concorsi regionalizzati o di punteggi maggiori per chi risiede sul territorio del bando. Il governo ci dica se i candidati meridionali che sono già favoriti sistematicamente da voti più alti nelle università meridionali nonostante siano peggiori di quelle venete siano considerati dall’esecutivo Renzi di serie A mentre i Veneti di serie B».